Ogni occasione è buona per parlare del futuro. Quello della nazionale femminile di volley ha una scadenza ben precisa, destinazione Parigi. Dove ad agosto Julio Velasco tenterà di portare a casa quella medaglia che il volley al femminile non s’è mai messo al collo. Proposito che in qualche modo passerà anche dalle mani di Paola Egonu, la giocatrice più attesa, quella più dibattuta, di certo quella che più di ogni altro evoca suggestioni e stuzzica la fantasia degli appassionati. Al punto da scomodare paragoni illustri, non necessariamente con la medesima disciplina di appartenenza.
- Egonu differente, ma se gioca male...
- Basta col dualismo Egonu-Antropova
- Obiettivo Parigi 2024: "Il quarto di finale la gara spartiacque"
- Gli esempi del calcio: "Felice per l'Inter, ma che bel Bologna"
Egonu differente, ma se gioca male…
A chi ritiene che tutto il mondo ruota attorno a Paola, il commissario tecnico ha fatto capire di essere sulla cattiva strada. “Nessuno è uguale all’altro. Non ci sono privilegi per questo, ma sì, ci sono differenze. Come può essere successo con Totti, Platini o Maradona, non si può pretendere che Egonu faccia la stessa vita delle compagne, perché avrà sempre maggiori attenzioni, a cominciare dagli sponsor, dai procuratori e tutto quello che ci gira intorno.
Ma Paola non avrà alcuna corsia preferenziale: quando è l’ora dell’allenamento e di giocare, è lì che tutti devono dare il loro massimo. Fuori dal campo invece la libertà va concessa: gli sportivi importanti sono personaggi come non sono mai stati in passato”.
Eppure Velasco i paragoni l’ha scomodati: “Egonu è una giocatrice fortissima, e soprattutto è un’icona. Questo è un aspetto che deve essere tenuto in considerazione. Anche dalle compagne. Però non può e non deve essere utilizzato oltre a quello che è già. Se Egonu gioca peggio di una compagna, non gioca. E chi prenderà questa decisione non dovrà avere paura”.
Basta col dualismo Egonu-Antropova
Il dualismo che Ekaterina Antropova rischia di rivelarsi anche quest’anno alla stregua di un tormentone. Ma potrebbe tramutarsi anche in un boomerang, un po’ come lo è stato per Davide Mazzanti lo scorso anno, che ha finito per pagare la gestione complicata delle due giocatrici di posto 2 con l’esonero.
Velasco al riguardo ha le idee chiare, anzi chiarissime. “Stiamo prendendo una brutta strada. Io mi rifiuto di ridurre tutto al dualismo Egonu-Antropova. Non girerò attorno ai nomi. Voi della stampa farete così, rispetto il vostro lavoro, ma io voglio essere chiaro sin d’ora: non risponderò mai sul tema. Siamo l’Italia femminile. Punto. Siamo una squadra, bisogna parlare di un gruppo che deve ottenere grandi risultati. Tutto il nostro pensiero deve essere sul vincere senza pensare ad altro”.
E farlo con uno spogliatoio unito, come ribadito dal commissario tecnico: “Non mi risulta che ci siano spaccature. Forse era finito un ciclo, e in situazioni simili certi conflitti si fanno più evidenti. Ma non è un aspetto che mi spaventa: mi fanno più paura il Brasile, la Serbia e la Turchia”.
Obiettivo Parigi 2024: “Il quarto di finale la gara spartiacque”
Velasco tra i tanti temi toccati nel corso de “Il Foglio Sportivo”, evento tenuto a San Siro, ha spiegato anche cosa si aspetta dalla trasferta olimpica. “Il quarto di finale sarà la partita spartiacque della spedizione. Per chi punta a una medaglia, è il match che comporta il maggior tasso di stress. È il bivio tra gloria e fallimento. Il movimento femminile è cambiato molto da quando arrivai a metà anni ’90, restando poco più di un anno. So quanta pressione ci sia su queste ragazze, ma resto convinto che i mezzi per far bene ci siano tutti”.
Gli esempi del calcio: “Felice per l’Inter, ma che bel Bologna”
L’ultimo pensiero Velasco l’ha rivolto all’Inter, fresco di tricolore nel calcio. “Fa sempre piacere quando vincono formazioni o società nelle quali ho lavorato. Non sono tifoso di una squadra in particolare, ma mi piace ad esempio ciò che sta facendo il Bologna. Così come il processo di crescita fatto dall’Atalanta, o anche la cavalcata a Euro 2020 della nazionale di Mancini, sulla quale nessuno scommetteva un euro prima del torneo. Al Mancio ho detto che con quella vittoria ha dato un grandissimo apporto a tutto lo sport italiano”.