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Parigi 2024, la ricetta di Velasco: "Fare gruppo è troppo importante. Egonu? Come Sinner e Jacobs"

Il CT della nazionale femminile a ruota libera a pochi giorni dalle olimpiadi. Su Egonu: "Volevo lavorare con lei su alcuni aspetti tecnici, ora sa gestire la fama"

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Parigi è dietro l’angolo, e Julio Velasco ha pronto il piano da medaglia. Perché tornare a casa senza un metallo, qualsiasi sia il valore, non sarebbe soddisfacente: l’Italia del volley femminile non è mai salita sul podio olimpico, anzi non ha mai disputato neppure una semifinale nei torneo a cinque cerchi, ma stavolta tutto lascia presagire che il finale possa rivelarsi differente. E sfatare un tabù che non rende giustizia soprattutto a una nazionale che da 25 anni a questa parte è entrata stabilmente nel gotha del volley mondiale.

Una medaglia è sempre una medaglia

A dirla tutta, anche Velasco ha un conto aperto con le olimpiadi. Barcellona ’92 e (soprattutto) Atlanta ’96 gridano vendetta: in entrambi i casi a buttare fuori l’Italia (maschile) fu l’Olanda, che ironia del destino ritroverà lungo la strada anche nel percorso parigino, se è vero che il 1° agosto il secondo match della fase a gironi vedrà le azzurre opposte proprio alle arancioni. “Ma io non ho conti da saldare con nessuno”, taglia corto Julio.

“Il passato è passato. Adesso penso solo a questa avventura, alle persone che avrò al mio fianco e a ciò che saremo in grado di raggiungere. Un’olimpiade è qualcosa che esce dal contesto: si punta a tornare a casa con una medaglia, anche se fosse di bronzo ne sarà valsa la pena e ce la prenderemo ben volentieri, perché vorrà dire che per arrivare a metterla al collo avremo fatto tanta fatica”.

L’ultimo “taglio” e i cambi di abbinamenti in camera

Velasco s’è aperto a Il Resto del Carlino cercando di offrire un quasi esaustivo sulla nazionale che porterà ai giochi. Anche se nell’arco di 72 ore andrà fatta una prima, “dolorosissima” scelta: “Sarebbe stato facile “tagliare” una giocatrice che in allenamento non si fosse dimostrata all’altezza. Invece ho visto grande impegno da parte di tutte, e sinceramente sono davvero in grossa difficoltà, perché chiunque resterà fuori avrebbe meritato di far parte del gruppo”.

Alla fine la scelta dovrebbe ricadere su una tra Sara Bonifacio e Gaia Giovannini, centrale la prima, schiacciatrice la seconda. Con Ilaria Spirito destinata a fungere da “riserva viaggiante”, cioè un’atleta che pur non alloggiando nel villaggio olimpico dovrà stare nelle vicinanze per essere pronta a unirsi al gruppo in caso di infortunio serio di qualche altra compagna precedentemente convocata.

“A Cervia abbia trascorso giornate proficue. Ho voluto lasciare le ragazze molto libere: non dormivamo neppure nello stesso albergo, e al di fuori degli orari di allenamento potevano anche andare a cena fuori senza problemi. Durante la VNL ho fatto un esperimento: abbiamo cambiato spesso gli abbinamenti delle camere, così da consentire alle ragazze di far emergere eventuali problemi. In un paio di situazioni mi hanno riferito che la cosa ha funzionato, e questo è un bel modo di crescere insieme”.

La scelta dello staff con i big: “Alzare il livello è importante”

Velasco a Parigi sa di avere tra le mani un’Italia da medaglia. Una nazionale che poggerà soprattutto le spalle sulla qualità e la potenza di Paola Egonu. “Lei è una ragazza semplice, ma che deve saper convivere con una popolarità notevole. È come Sinner, Jacobs o Messi: tutti ne parlano e tutti sono pronti a criticare quando le cose vanno male. Pensate a Messi prima che vincesse il mondiale in Qatar… in Argentina su di lui ne dicevano di tutti i colori. A me però Paola in queste settimane è servita per lavorare su alcuni dettagli tecnici che sono convinto torneranno utili in vista dei giochi”.

Dove Julio avrà uno staff di fuoriclasse: Barbolini e Bernardi curano rispettivamente la fase a muro e quella in attacco. Avrei voluto anche Gaspari, ma non è stato possibile portarlo con noi. Perché ho fatto questa scelta? L’avevo vista fare in passato da altre nazionali, tipo Stati Uniti e Argentina, e in più di un caso aveva funzionato. Avere tecnici preparati è un bene, anche se poi non è che ci sia bisogno di dare troppe informazioni alle giocatrici: serve dare quelle giuste al momento giusto, e loro sanno cosa fare”.

Interpretare l’errore: “Non voglio vedere mai alzate…”

Il passaggio dal volley maschile a quello femminile non sembra aver modificato più di tanto l’approccio di Velasco con metodologie e sintesi. Eppure differenze ve ne sono, soprattutto nell’atteggiamento delle giocatrici rispetto ai colleghi maschi. “Vedo tante volte le mie atlete alzare le mani e ammettere vistosamente di aver sbagliato. Ecco, questa cosa secondo me è sbagliata: se uno recita il “mea culpa” e si fa carico dell’errore, allora se lo porta anche nell’azione successiva. Tra i maschi questa cosa si nota meno: loro non sono così abituati ad auto accusarsi e voltano subito pagina. Per questo ho detto alle ragazze che quando faranno un errore grossolano dovranno pensare che si sia trattato di una fake news”.

Parigi 2024, la ricetta di Velasco: "Fare gruppo è troppo importante. Egonu? Come Sinner e Jacobs" Fonte: Getty

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