Brutta bestia, questa Germania. Ce n’eravamo accorti già all’Europeo, vincendo col fiatone l’ultima gara della prima fase al tiebreak. E il fatto che nella notte italiana avesse battuto il Brasile, padrone di casa, non lasciava presagire nulla di buono. Solo che da qui a pensare a una sconfitta con zero punti a referto un po’ ce ne passava.
E invece stavolta L’Italia l’ha fatta… la Germania. Che grazie al secondo 3-1 consecutivo dopo quello rifilato ai sudamericani meno di 24 ore prima sono già andati al check in dell’aeroporto per prendere il volo che (salvo clamorosi ribaltoni) li porterà dritti a Parigi. Sorpresona, ma neanche troppo: Winiarski ha costruito un gruppo che pende dalle mani di Georg Grozer, ma che sa il fatto suo, perché il contributo di tutti i pretoriani è concreto e si fa apprezzare.
Così i tedeschi finiscono per sparigliare le carte e costringere una tra Brasile e Italia a dover sperare in una wild card in arrivo dalla FIVB (leggi ranking), sempre che Cuba non si metta di traverso. Difficile pronosticarlo alla vigilia del torneo di qualificazione, ma in fondo le avvisaglie che qualcosa in questo senso potesse accadere c’erano tutte.
A CORRENTE ALTERNATA
Solito sestetto per De Giorgi, ma il muro che Sanguinetti stampa in faccia a Grozer alla prima azione di giornata è un po’ illusorio. Anzi, quasi dà la sveglia al martello tedesco (in realtà ungherese d’origine): alla fine saranno 7 i punti dell’opposto di stanza a Milano nel solo primo set, inclusi gli ultimi due con i quali confeziona il 26-24 finale che condanna un’Italia un po’ troppo superficiale e talvolta svagata.
Un’Italia che va sotto di 4 punti sull’11-7, brava però a riportarsi a contatto grazie alla verve di Galassi (muro e servizio: Gianluca in questo preolimpico a tratti è dominante), e che deve rincorrere anche sul 24-21 per i tedeschi, con tre set point annullati sul servizio di Simone Giannelli (un attacco vincente di Romanò e soprattutto un muro di Sanguinetti, che si fa perdonare un erroraccio di un paio di azioni prima).
Come detto ci pensa Grozer però a rispedire i teutonici in acque sicure: prima trova un bel vincente, poi sfrutta un malinteso tra Giannelli e Sanguinetti per sfruttare una comoda free ball e punire gli azzurri. Che nel secondo set provano a scuotersi più e meglio rispetto a quanto fatto nel primo parziale, riuscendoci dopo una prima parte di sostanziale equilibrio grazie a un paio di battute al fulmicotone di Yuri Romanò, sin lì in serata abbastanza abulica.
I due ace dell’opposto di Piacenza spaccano in due il set e regalano a De Giorgi quella tranquillità che sin lì era mancata. Perfetta in fase cambio palla, la nazionale azzurra torna padrona delle operazioni, con Lavia che alza i giri del motore (4 punti e tre pipe da far girare la testa). Insomma, tutto lascia presagire un match ormai in discesa. Ma illusione sarà più effimera.
SUPER GROZER
E invece la Germania è resiliente: Grozer ha ancora molte cose da dire e tanti bracci da lasciar andare, e quando l’intensità della partita aumenta, puntuale la ricezione italiana va in difficoltà. Fino a metà del terzo set tutto sembra sotto controllo, con Galassi che stampa l’ennesimo muro sul 12-10 che obbliga Winiarski a fermare la partita.
E mai time out fu più felice: la partita nuovamente cambia padrone, con l’Italia che comincia a commettere errori in serie e Grozer che quando può non perdona, che sia in prima linea o al servizio. Un paio di muri di Krick, poi, tolgono certezze all’attacco azzurro, che perde inesorabilmente quota: alla fine saranno 7 i monster block dei tedeschi, che scappano via prendendosi con merito il parziale.
Il quarto comincia ancora all’insegna dell’equilibrio: l’Italia non è perfetta, fatica a tenere in difesa e anche a trovare continuità in attacco, con Sanguinetti che sottorete a sua volta non sempre riesce ad essere efficace nelle scelte. È una sfida di nervi, ma contro questa versione di Grozer ci vorrebbe qualche scelta più ardita e convinta. L’opposto fa sfracelli: non sbaglia un attacco nemmeno sotto tortura (chiuderà con 31 punti), esaltando col suo esempio anche i compagni che a loro volta non commettono errori.
De Giorgi le prova tutte: toglie Lavia per Rinaldi, toglie Romanò per Bovolenta, toglie anche Giannelli per Sbertoli, a un certo punto inserisce persino Bottolo per provare a cambiare il corso degli eventi. La Germania vede la linea del traguardo sul 22-17, ma gli azzurri con un moto d’orgoglio le fanno vedere i sorci verdi: un muro a testa di Bovolenta, Galassi e Lavia e un ace di Sbertoli (il suo turno di battuta è l’ancora di salvataggio) riportano l’Italia a contatto, ma sul più bello due errori al servizio (Lavia che pesta la linea dei 9 metri e Galassi che manda fuori) la condannano a un ko imprevisto, doloroso e (per certi versi) preoccupante.
CALENDARIO
L’Italia tornerà in campo venerdì alle 13,30 locali (le 18,30 in Europa) affrontando l’Iran. Tre ore prima scenderanno in campo Cuba e Brasile, e in qualche modo l’esito della sfida potrebbe determinare buona parte degli scenari futuri, pensando al fatto che poi sabato sempre alle 18,30 toccherà agli azzurri sfidare i cubani, mentre domenica alle 15 (quindi le 10 di Rio) andrà in scena l’ultima sfida contro il Brasile.
Per non arrivare all’ultima gara con i brasiliani e doversi giocare tutto servirà che Cuba batta i verdeoro e che poi l’Italia faccia altrettanto con i caraibici, rendendo a quel punto ininfluente il programma della settima e ultima giornata. Facile a dirsi, tremendamente complicato (come la gara con la Germania ha dimostrato) da mettere in pratica.