“Lascio perché ho semplicemente dato il meglio di me stesso e perché c’è stata troppa identificazione che è un male sia per me, sia per il collettivo. Troppa pressione, e poi l’identificazione della squadra con la mia persona. Basti pensare che durante le Olimpiadi qualche giornale ha titolato “Velasco affronta la Jugoslavia”. Il cuore mi avrebbe anche portato a restare malgrado i media e le mitificazioni. Molti amici mi consigliavano di non mollare, di provarci ancora. Ma sarebbe stato un errore clamoroso. Vivere altri quattro anni di attesa per cercare di vincere le Olimpiadi sarebbe stata una presunzione imperdonabile”. Questo disse Julio Velasco dopo l’addio alla nazionale maschile di pallavolo con cui ha fatto la storia (tre campionati d’Europa e due campionati del mondo solo per citare qualche impresa) con un sol neo: nessuna medaglia d’oro olimpica. Il ko ai quarti nel ’92 a Barcellona con l’Olanda e l’argento di Atlanta nel ’96 – sempre dopo il ko con gli orange in finale – restano ancora nella memoria di tutti ma il tecnico argentino sogna ora di riuscire nell’impresa alla guida delle donne.
Il record dell’Italvolley donne
La sua nazionale a Parigi è entrata già nella storia del volley italiano: la semifinale (ottenuta col successo sulla Serbia) non era mai stata raggiunta alle Olimpiadi ma Velasco sogna in grande e si confessa a La Repubblica: “Ma a me non me ne frega niente. Io voglio arrivare prima in finale, poi ne parliamo. Vredo che questa sia una squadra da medaglia. Avremo due opportunità, ma spero di averne una sola… Però ogni partita ha la sua storia, e io ne ho già avute di esperienze di vittorie nette seguite da sconfitte. Non mi aspettavo il 3-0 alla Turchia e quello alla Serbia. La Turchia ha giocato male, l’ho detto alle ragazze, la semifinale sarà una partita completamente diversa, che magari finisce 3-2, come Italia-Giappone. Quindi dobbiamo cercare di capire se siamo inconsciamente capaci di vincere un confronto del genere”.
Non si è ispirato alla vittoria dell’Italia di De Giorgi col Giappone (“No. È stata una sofferenza infinita”) ma ha pensato solo a migliorare le sue ragazze, specie dopo i problemi di ricezioni superati rapidamente all’inizio: “Secondo me erano dovuti alla tensione nervosa, quella è una tecnica che richiede molta tranquillità, rilassamento muscolare, altrimenti la palla rimbalza male. Myriam Sylla ha iniziato con la tensione addosso, poi durante la partita si è tranquillizzata e ha fatto addirittura meglio delle sue solite medie”.
Velasco difende Egonu
Con la Serbia Paola Egonu ha realizzato ben 19 punti col 47 % in attacco ma qui entra il Velasco del ’97, quello che non voleva leggere: “Velasco contro la Jugoslavia”. Dice il ct: “Mi fa sempre molta impressione, ogni volta che fanno una foto della nazionale c’è lei. Dà molti like, so com’è il meccanismo, l’ho vissuto anch’io in prima persona. Non ci posso fare niente, non voglio fare il solito discorso dell’allenatore, ma Boskovic è una giocatrice straordinaria eppure la Serbia ha perso 3-0. Ci vuole la squadra. Con Paola si rischia l’errore sia di considerarla sempre la migliore, che la colpevole quando sbaglia una palla. Se sbaglia, lo fa come le altre, non bisogna colpevolizzarla, eppure è successo. Come con Baggio per un rigore”.
Come battere la Turchia in semifinale
Domani la semifinale contro la Turchia di Melissa Vargas, 38 punti nel quarto con la Cina: “Dico sempre che queste grandi giocatrici i loro punti li faranno. Non si batte la Serbia murando dieci volte Boskovic, lo stesso vale per Egonu e Vargas. Il problema è tutto il resto: quando noi abbiamo la palla, cosa facciamo? Se facciamo un punto abbiamo la palla noi, anche se gli altri ne hanno fatti tanti prima, a noi basterà farne uno in più”.