Poteva allenare l’Inter («Moratti mi ha chiesto due volte di allenare l’Inter. La prima quando diventò presidente ma io ero alla Lazio e stavo bene. La seconda ci incontrammo a Milano ma poi lui cedette la società»), ha allenato però solo al Centro-Sud, dalla Sicilia al Foggia, dalla Lazio alla Roma, dall’Avellino al Pescara ma ovunque è andato Zdenek Zeman ha lasciato il segno. E non solo come allenatore, ma come fustigatore di (mal) costumi.
- Zeman rivela di essere sempre stato tifoso della Juve
- Zeman rivela il potere delle banche sui club di A
- Zeman ritiene di essere stato danneggiato dagli arbitri
Zeman rivela di essere sempre stato tifoso della Juve
In vista dell’uscita della sua autobiografia “La bellezza non ha prezzo” Zeman ha parlato con Gazzetta dello sport e Corriere della Sera, aggiungendo tanti aneddoti e nuove accuse a quel sistema che lentamente l’ha fatto fuori dal calcio che conta.
La prima rivelazione non è una novità assoluta ma fa sempre rumore: “Sono sempre stato tifoso della Juventus, da piccolo andavo a dormire con la maglia bianconera”. Da grande però ne è diventato il principale accusatore. Zeman chiarisce: “Con la Juve di Moggi, Giraudo e Bettega. Ma la Juventus non comincia e non finisce con loro. Era la squadra di mio zio Cestmir Vycpálek: il più grande talento del calcio cecoslovacco prima di Pavel Nedved, che portai in Italia…Io ho puntato il dito contro il sistema, non solo contro la Juve, che aveva molti seguaci”.
Agricola, fu condannato, ma in appello fu assolto: «Non perché il fatto non sussistesse, ma perché “non era previsto dalla legge come reato”. Saltò il presidente del Coni, cominciarono controlli anti-doping seri. E i risultati si videro subito…Scoppiò lo scandalo del nandrolone. Giocatori trovati positivi inventarono scuse puerili. Couto del Parma, che era un capellone, diede la colpa a uno shampoo. Un altro, che era stempiato, a una lozione contro la caduta. Bucchi e Monaco del Perugia alla carne di cinghiale. Ci finirono dentro pure Davids e Guardiola. E io pagai un prezzo altissimo».
Zeman rivela il potere delle banche sui club di A
Ma non era – e non è – solo il doping il neo del calcio italiano: “E il problema non erano solo i farmaci. Erano anche i passaporti falsi. Era anche il condizionamento degli arbitraggi. Era anche lo strapotere della finanza”.
E qui il boemo spiega: “Al Nord c’era l’alleanza tra Juve e Milan; l’Inter ne era esclusa, e cercava di entrare nel sistema pure lei. Altre squadre, dal Parma alla Lazio al Perugia, erano in mano alla Banca di Roma: Tanzi e Cragnotti ne uscirono rovinati, come pure Gaucci. Che fece in tempo a caricare il suo Perugia a pallettoni, per far perdere lo scudetto del 2000 alla Juve, sotto il nubifragio”.
Zeman ritiene di essere stato danneggiato dagli arbitri
Sensi fu costretto ad esonerare Zeman per non avere più torti arbitrali, secondo Zeman: “Il campionato 1998-1999 fu un calvario di torti arbitrali, che costarono alla mia Roma almeno 21 punti”. Infine il boemo parla anche dello sfogo di Mourinho contro Karsdorp: “Io non l’avrei fatto ma Mourinho può fare questo e altro, visto che gli viene permesso. Lo scorso anno disse di avere calciatori di serie C… Può essere che non fossero i più bravi al mondo, ma qualcuno li avrà pur chiamati a giocare in serie A. O no? Se ho stima per lui? Diciamo che lo ascolto volentieri, anche se non sono sempre d’accordo con quello che dice. Mi piace sentirlo”.
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