All’età di 82 anni è morto Oliviero Toscani, tanto celebre quanto irriverente fotografo, famoso per le sue campagne pubblicitarie fuori dagli schemi, che ha rivoluzionato il mondo della moda e della comunicazione in oltre mezzo secolo di carriera. Era malato da tempo e negli ultimi giorni le sue condizioni erano peggiorate. Ricoverato d’urgenza all’ospedale di Cecina, in provincia di Livorno, soffriva da due anni di una malattia rara, l’amiloidosi, che era stata resa pubblica dallo stesso fotografo nella scorsa estate e che gli aveva fatto perdere 40 kg. Col termine amiloidosi si indica un gruppo di malattie rare causate dall’accumulo di proteine, prodotte dal nostro organismo, che si depositano negli organi vitali sotto forma di piccole fibre e li danneggiano.
- L'annuncio della famiglia
- Una carriera iniziata a 14 anni
- La scelta di Briatore
- La querela della Ferrari a Toscani per la frase su Schumacher
- L'amore per l'Inter
- L'odio per la Juventus
- Il rapporto con Sinner
L’annuncio della famiglia
L’annuncio della scomparsa è stato dato dalla famiglia con un comunicato. “Con immenso dolore diamo la notizia che oggi, 13 gennaio 2025, il nostro amatissimo Oliviero ha intrapreso il suo prossimo viaggio. Chiediamo cortesemente riservatezza e comprensione per questo momento che vorremmo affrontare nell’intimità della famiglia. Kirsti Toscani con Rocco, Lola e Ali”, si legge nel comunicato firmata dalla moglie Kirsti Moseng, ex modella norvegese e sua agente, che era legata a lui da 50 anni, e dai tre figli nati dal loro matrimonio.
Una carriera iniziata a 14 anni
Nato a Milano il 28 febbraio 1942, figlio di Dolores Cantoni e Fedele Toscani, uno dei fotoreporter storici del “Corriere della Sera”, dopo gli studi al liceo Vittorio Veneto di Milano, nel 1965 Oliviero Toscani si diploma in fotografia all’Università delle Arti di Zurigo ma aveva già pubblicato la sua prima foto: a soli 14 anni accompagnando suo padre a Predappio per la tumulazione di Benito Mussolini, mentre Fedele Toscani fotografa interamente la cerimonia, il giovane Oliviero si sofferma sul volto dolente di Rachele Mussolini ed il ritratto finisce sul “Corriere“.
Un segno del destino per quello che diventerà poi uno dei fotografi più amati, apprezzati, contestati, odiati e amati nel mondo della cultura.
La scelta di Briatore
Viscerale la sua passione per lo sport. All’interno del mondo Benetton, contribuì alla scelta di Flavio Briatore come manager che portò il team dell’azienda veneta a vincere due volte il titolo mondiale di Formula 1 con Michael Schumacher, adorava Valentino Rossi ma il suo grande amore era l’Inter. Sua la foto del centenario dei nerazzurri. A chi gli chiedeva del perché di questa scelta rispondeva cos: “Perchè è fuorilegge come me”.
La querela della Ferrari a Toscani per la frase su Schumacher
Forse non tutti sanno che Oliviero Toscani ha avuto uno scontro con la Ferrari. Sempre schietto, irriverente mai banale, nel 1997 fece una sparata subito dopo il fatidico incidente di Michael Schumacher a Jerez in quel testa a testa con la Williams di Jacques Villeneuve che costò il titolo alla rossa e al tedesco. Un incidente che fece molto scalpore e che vide Schumi poi condannato dalla stessa FIA che lo ritenne colpevole di averlo provocato con una manovra pericolosa e voluta.
Toscani, come riportato dal sito formulapassion.it, in un’intervista al Corriere della Sera dichiarò di essere certo che l’ordine di impattare contro Villeneuve fosse arrivato direttamente dalla Ferrari e che Schumacher da buon soldato, aveva eseguito. Per di più consigliò a Schumi di prestarsi a una campagna pubblicitaria come testimonial per armi o gas lacrimogeni. La Ferrari querelò Toscani e vinse, il fotografo dovette risarcire la scuderia di Maranello.
L’amore per l’Inter
L’amore per i colori nerazzurri l’aveva ereditato dal papà: “”Sono interista perché una domenica mio padre mi disse andiamo con pullman dell’Inter a Torino che c’è Juventus-Inter. I nerazzurri vincono 2-0 e tornando mi dice che ho portato fortuna, tutta la squadra mi scrive una dedica nel mio diario e da allora sono interista”. Con gli anni sarebbe diventato un manifesto d’identità: “Cosa vuol dire essere interisti? Non è una scelta sportiva, ma filosofica. La squadra di calcio serve a vincere o perdere, ma con l’Inter non è così: è una follia, una sorpresa, deve essere il destino. Ricordo l’autorete di Lukaku col Siviglia, è una roba artistica perché il nostro capocannoniere fa autogol. Solo l’Inter può fare cose così. Ma questo fatto è più importante della vita. L’Inter è una fidanzata che ti fa impazzare ma le vuoi bene e le sei fedele”.
Da Moratti a Mourinho, Toscani ha amato tutti: “Il più divertente da fotografare è stato sicuramente Massimo Moratti, il vero interista. Supergeneroso, sorprendente, la persona meno adatta per fare il presidente di una squadra. Era un presidente diverso da tutti, con un plusvalore umano unico. Ho lavorato per l’Inter soprattutto per lui, perché la persona è fuori misura. Mourinho? Mi ha molto impressionato. Racconto una storia: lavoravo all’ufficio di Via Durini con mio figlio Rocco, e Moratti arrivò con José Mourinho per presentarlo a noi dell’ufficio comunicazione. Dopo due settimane, mio figlio camminava nel corridoio e Mourinho arrivò salutandolo per nome; si era ricordato dei nomi di tutti. Ha una testa molto particolare: a parte la litigiosità, che è una sovrastruttura di difesa, è un uomo di estrema generosità”.
Quando c’era il derby non si perdeva una gara (“Di solito vado con un mio amico milanista, e ogni volta che mi invitavano loro vincevamo. Ricordo un’Inter-Milan di dieci anni fa coi nerazzurri in nove e un rigore tirato da Ronaldinho. Dissi al mio amico Giorgio Galli: ‘L’ho visto con Sgarbi al ristorante, si è scolato due bottiglie di vino. Questo sbaglia’. E infatti sbagliò, o gli fu parato che è peggio di sbagliarlo”) ma ha saputo perdonare anche il tradimento di Ibra: “Ibrahimovic l’ho fotografato, è simpatico. Ibra, lo dico positivamente, è un pezzo di me.. ma mi interessa che sia così perché è incredibile”.
L’odio per la Juventus
Da interista doc detestava la Juve. Celebre un suo intervento a La Zanzara: “Fossi un giocatore della Juve mi vergognerei, non mi vanterei tanto di vincere così. Infatti nel passato dei grandi campioni se ne sono andati da questa squadra. Mi fanno anche un po’ pena. Devono vincere aiutati, come è successo per la Fiat. La solita storia all’italiana: fuori dal nostro Paese la Juventus vale meno, che cosa strana… Vogliono vincere comunque, senza fare gli sportivi. Alla fine è un furto, non si vogliono confrontare ad armi pari. Questa è una mentalità mafiosa, arrivare al risultato attraverso delle combinazioni, delle scorciatoie. Vogliono vincere comunque. Rubano. Questo è, basta guardare l’ultima partita. Sono famosi, lo sanno tutti. Giochi con la Juve e parti con due gol sotto”.
“Avete presente nei paesi del sud, quando c’è la processione e portano la Madonna in spalle? Arrivano davanti alla casa del capomafia e fanno fare l’inchino alla Madonna. Gli arbitri fanno la stessa cosa con la Juve. La maglia mi piace, la squadra, i giocatori, mi stanno anche simpatici. Ma la società è così, la mentalità è quella. Però mi fanno pena perché devono vincere così, fossi uno di loro mi incazzerei, mi vergognerei. Vorrei vincere regolarmente, invece vincono con aiuti esterni”.
Il rapporto con Sinner
Negli ultimi tempi, quando già la malattia era diventata aggressiva, aveva avuto belle parole per Sinner: “Mi dà sollievo nella vita. Ora sono tutti gelosi e invidiosi di lui: tipico degli italiani. Imparerà presto chi sono i veri amici e chi no”. Jannik rispose al fotografo attraverso un videomessaggio dicendosi “onorato di far parte delle tue giornate“.
Oliviero Toscani raccontò anche che non lo fotograferebbe mentre gioca a tennis, perché “si vede dallo sguardo che è un ragazzo profondo. Sinner non è italiano. L’italianità è Fabrizio Corona, è imbrogliona, mafiosa”.