Ai microfoni di Moto.it, Giacomo Agostini è tornato a parlare del suo record di 15 titoli mondiali che alla fine Rossi non ha battuto: “Se sono felice che Vale non ce l’ha fatta? Sarei bugiardo se dicessi il contrario. Come hai piacere di conquistare un primato come fai ad avere il piacere di perderlo? Ma non ne faccio una malattia. A quelli che erano lì vicino a superare i mei numeri ho sempre detto ‘facciamo una bella festa quando li battete’. E comunque non piango: i primati, lo ripeto, fanno piacere”.
Per Agostini Rossi avrebbe potuto farcela: “Vale ne aveva la possibilità… poi ha cambiato casacca e ha perso il ritmo. Fosse rimasto con la Honda in MotoGP, dici? Sì con la Honda per lui sarebbe stato più facile e lì mi è andata di cu**… Marc Marquez, anche lui era destinato a questo, poi per la grande sfortuna ed altro già detto… Marc però è ancora giovane e potrebbe ancora attaccare i miei primati…”.
Record difficile da battere anche perché forse adesso in MotoGp c’è più pressione, ma Agostini la pensa così: “Questo non lo so, anche ai nostri tempi la tensione non era bassa. Potevi morire facilmente, io partivo per la gara al TT e magari il giorno prima erano morti tre piloti. Dovevo avere la forza e la capacità di chiudere la mente. Lo stress c’era anche allora: pensa che facevo fatica a deglutire quando dovevo vincere una gara. Noi purtroppo potevamo morire, Marquez è caduto 144 volte e pensava ‘non mi faccio mai niente’… Oggi non hanno quel pensiero che avevamo noi, che il sabato magari era morto Bill Ivy e la domenica partivo con la sua corona di fiori al mio fianco. Oggi i piloti li vedi poco, stanno chiusi nei loro motorhome, ma lo stress è quello di sempre, vuoi e devi vincere”.
Infine, Agostini ha analizzato alcune differenze caratteriali con Rossi: “Vale sorrideva di più rispetto a me? E’ solo questione di tempi e di carattere. Allora eravamo tutti più chiusi e più formali, noi ci vergognavano a fare le cose che invece Valentino ha fatto e il pubblico ha gradito. Più chiusi. Io mi ricordo che venivo a Milano magari a cena al ristorante e nascondevo la macchina, avevo la Giulietta Sprint che all’epoca era bellissima. Eravamo più riservati, e i ragazzi di oggi non sono più così. Rossi ha corso fino a 42 anni mentre io no? Io ero forse più innamorato di lui, della moto. Questione di carattere: quando ho visto che non vincevo più come prima, e aggiungo che ancora qualcosa vincevo, mi sentivo triste. Forse anche per orgoglio. E poi hanno cominciato ad andar male tante cose, rotture del motore, gomme. Prima girava tutto bene… forse, mi dicevo, è un segno: ho avuto tanto, l’ho scampata, forse è un avvertimento. Se Dio mi ha dato tanto, forse adesso mi dice: accontentati”.