Non ci saranno altre nottate passate davanti alla tv: la Nuova Zelanda ha deciso di non ospitare l’edizione 2027 dell’America’s Cup, riprendendo quanto già fatto nel 2024 quando “cedette” la sede ospitante a Barcellona, nonostante i detentori della vecchia brocca fossero appunto i neozelandesi. Che nel golfo catalano si sono confermati vincenti lo scorso ottobre, e che con ogni probabilità resteranno in Spagna a giocarsi l’ennesima difesa della “old mug”. Probabilmente però lo faranno a Valencia, che al netto dei problemi riscontrati nello scorso autunno con i danni causati dalla tempesta Dana è la maggiore indiziata ad accogliere il plotone delle pretendenti alla coppa più antica del mondo.
- La nota del governo: "Quei soldi servono per gli ospedali..."
- Barcellona rinuncia, l'Arabia non piace: Valencia favorita su Atene
- La corsa alla "vecchia brocca": c'è anche l'incognita Athena Racing
La nota del governo: “Quei soldi servono per gli ospedali…”
Dopo mesi di trattative, il governo neozelandese ha deciso di mollare definitivamente la presa. Invero dai piani alti delle istituzioni locali era sempre andata per la maggiore l’ipotesi di non riportare la competizione in Nuova Zelanda, linea motivata dagli alti costi che sarebbero ricaduti sulle tasche dei cittadini.
“Sarebbe stato bello poter ospitare nuovamente una competizione tanto suggestiva e di grande impatto come l’America’s Cup, ma come l’opinione pubblica sa da tempo abbiamo ereditato una situazione economica molto complicata e credo che la maggior parte dei neozelandesi preferisca vedere quei fondi investiti nell’ammodernamento degli ospedali provinciali, piuttosto che in una competizione velica”, ha spiegato il primo ministro Christopher Luxon in una nota.
La somma che sarebbe servita per organizzare la 38esima edizione dell’America’s Cup sarebbe stata intorno ai 75 milioni di dollari neozelandesi (circa 40 milioni di euro al cambio attuale), cifra che il leader dell’opposizione Chris Hipkins considerava “ampiamente alla portata delle finanze di questo governo. Tutto il paese avrebbe tratto grande beneficio dall’organizzazione dell’America’s Cup, con ricadute in termini di tecnologia, innovazione e opportunità di lavoro. È un’occasione persa e che potrebbe non ricapitare tanto presto”.
Barcellona rinuncia, l’Arabia non piace: Valencia favorita su Atene
Barcellona, la sede dell’ultima competizione, ha declinato l’invito del Royal New Zealand Yatch Squadron di ospitare anche l’edizione 2027.
Jeddah, che ha ospitato alcune delle tappe di avvicinamento alla Louis Vuitton Cup, non viene considerata una meta “appetibile” agli occhi del defender neozelandese: prevalgono in questa visione soprattutto questioni politiche e di diritti umani (la Nuova Zelanda è molto attenta a certe tematiche, e l’Arabia Saudita non è certamente in cima alla lista dei paesi che rispettano i diritti dei lavoratori e in modo particolare delle donne), e allora ecco che la Spagna è tornata d’attualità.
Un vantaggio derivante sia dalla favorevole posizione geografica (piace molto anche alle televisioni, visto che la maggior parte delle imbarcazioni sono appunto del vecchio continente), sia perché è già stata in passato teatro dell’evento, con Valencia che ha ospitato le edizioni del 2007 e del 2010, entrambe organizzate da Alinghi di Ernesto Bertarelli (che sarà ancora protagonista tra due anni). In ballo pure l’ipotesi Atene, che trova conferme su diverse testate del settore.
La corsa alla “vecchia brocca”: c’è anche l’incognita Athena Racing
Grant Dalton, CEO di Emirates Team New Zealand, nel commentare la decisione presa dal governo di rinunciare a candidare Auckland, ha rimarcato il dato che indicherebbe una ricaduta complessiva per la zona di Barcellona nel corso della campagna 2024 di oltre un miliardo di euro, cifra in realtà fortemente contestata dal governo neozelandese, che avrebbe voluto ulteriori indagini per capire la reale provenienza di quel dato.
A Barcellona evidentemente debbono averla pensata alla stessa maniera, e per questa Valencia è diventata la principale città indiziata per ospitare l’evento. Nei mesi scorsi si era parlato anche di un possibile sbarco in Brasile, con Rio de Janeiro pronta a ospitare l’edizione 2027, ma Valencia (visti anche i tempi ristretti) appare la soluzione più ovvia.
New Zealand dovrà difendersi dall’assalto di Ineos Britannia, Luna Rossa Prada Pirelli, American Magic, Orient Express, Alinghi e Artemis, ma col grosso punto interrogativo riferito al consorzio Athena Racing che fa capo a sir Ben Ainslie, che è stato scaricato da Ineos ma che starebbe progettando una campagna con una seconda imbarcazione britannica (si correrà sempre con gli AC75 come nelle ultime due edizioni), essendo peraltro lo sfidante ufficiale di NZL.