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America's Cup, Auckland pensa a una tassa per riportare la competizione a casa. Ma Emirates Team New Zealand ha altri piani

Il sindaco di Auckland ha chiesto al Governo centrale di istituire una tassa di soggiorno per far si che Emirates scelga di tornare in patria a difendere l'America's Cup. Ma ha ricevuto solo critiche

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

È tutta una questione di soldi: quelli degli arabi fanno gola a tutti, quelli dei neozelandesi… un po’ meno. Soprattutto a chi li deve cacciare di tasca propria, come ad esempio il governo locale che già dopo la 36esima edizione dell’America’s Cup fece sapere a chiare lettere che “organizzare un evento di simile portata comporta una perdita secca decisamente importante”. Tanto che al netto della volontà degli appassionati di riportare la competizione nel Golfo di Hauraki c’è da tener conto quel fardello di spese per l’organizzazione che in pochi nella terra dei Kiwi si vogliono accollare.

Via al casting: Jeddaha favorita per la coppa del 2027

Nella testa di Emirates Team New Zealand probabilmente il problema non si pone: Grant Dalton ha fatto affari d’oro decidendo di portare la 37esima edizione a Barcellona, e probabilmente sta già pensando di farne altrettanti (se non di più) quando la vecchia brocca verrà rimessa in palio (salvo sorprese nel 2027).

Dove? Jeddah, che ha già ospitato alcune regate del percorso di avvicinamento all’ultima edizione, ha già risposto presente: in Arabia Saudita scorrono fiumi di denaro per favorire l’organizzazione di eventi sportivi (Riyadh Season vi dice qualcosa?) e la vela rientra tra gli obiettivi sensibili che gli arabi non vorrebbero lasciarsi sfuggire. Con buona pace di Barcellona, che ha ospitato egregiamente tutte le regate di Louis Vuitton Cup e pure quelle che hanno confermato New Zealand detentrice dell’America’s Cup, ma che al confronto con Jeddah rischia di non poter reggere sul piano dell’offerta.

Il sindaco di Auckland e la tassa per finanziare la coppa

Ad Auckland, però, i più “tradizionalisti” hanno fatto sapere di non voler più tirare fino a tardi la sera per gustarsi le regate di Emirates. E pertanto hanno escogitato un piano, proposto dal sindaco della città Wayne Brown: “obbligare” letteralmente il governo della città (e indirettamente quello nazionale) a istituire una tassa di soggiorno che dovrà andare a coprire quante più spese possibili per l’organizzazione di tutte le attività legate alla 38esima America’s Cup.

Una richiesta che pure, almeno tra i politici locali, non sembra aver attecchito più di tanto. “Nel 2021, benché ancora sotto l’influsso del Covid, l’organizzazione della coppa ci è costata 292 milioni di dollari di perdite, al netto peraltro di 249 milioni di dollari stanziati dal Governo centrale e da altri enti”, ha spiegato John Watson, consigliere dell’amministrazione municipale di Auckland. “Non è possibile spendere tutti quei soldi dei contribuenti per un evento soltanto, e non sarà certo un’altra tassa a risolvere il problema”.

Il premier Christopher Luxon a sua volta s’è detto perplesso: “Non mi pare una gran cosa istituire una tassa per la sicurezza a carico di chi verrà a visitare il nostro Paese. E poi è Team New Zealand che deve decidere dove andare a regatare: davanti a una proposta come Governo saremo pronti a vagliarla, ma l’analisi dei costi e dei benefici sarà fondamentale per prendere una decisione al riguardo”.

Team NZL non sembra intenzionata a tornare a casa

Difficile, per non dire impossibile, che Dalton e tutto il team neozelandese possano realmente pensare di fare ritorno in patria per la terza difesa consecutiva della coppa. Questo perché già tre anni fa, scegliendo di traslocare in Europa, Emirates ha fatto capire che la miniera d’oro è ben lontana dai confini nazionali, al netto del fascino che il Golfo di Hauraki ha sempre esercitato sui Kiwi.

Jeddah ad oggi appare la soluzione più logica, proprio perché “viziata” da un’iniezione di capitali che nemmeno Barcellona potrebbe garantire. E farebbe gola a tutte le 6 partecipanti dell’ultima edizione, ai quali dovrebbero aggiungersi gli svedesi di Artemis.

Intanto Ineos Britannia ha ufficialmente presentato la lettera rilanciando la sfida ai detentori: saranno ancora una volta i britannici il Challenge of Record, pronti a concordare novità regolamentari e programma in vista della prossima edizione, alla quale naturalmente sarà presente anche Luna Rossa.

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