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Atletica, Grant Holloway è il signore degli ostacoli. Forse all time

Con il successo ai Mondiali di atletica di Budapest, Grant Holloway entra nell'olimpo degli ostacolisti americani e si candida a una medaglia d'oro a Parigi 2024

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Le luci dei riflettori sono puntate altrove, al nuovo re dei 100 metri Noah Lyles o alla nuova regina dei 100, vale a dire Sha’Carri Richardons. Eppure in America c’è un fenomeno che anno dopo anno continua a scrivere pagine di storia, semplicemente perché uno come Grant Holloway nel firmamento dell’atletica a stelle e strisce passa una volta ogni 10, forse 20 anni.

Degno erede della grande tradizione degli ostacolisti americani, che su 19 edizioni dei mondiali si sono messi al collo ben 12 medaglie d’oro nei 110 ostacoli, e che da tre edizioni a questa parte applaudono senza fine il talento svezzato da Florida Gators, che tanto per non farsi mancare niente detiene anche il primato mondiale dei 60 ostacoli indoor, strappato un paio d’anni fa al leggendario Colin Jackson. Insomma, numeri che bastano e avanzano per riservare a Holloway una piccola nicchia nel pantheon della storia di Team USA, ma che a 26 anni da compiere il prossimo 19 novembre promette di rimpinguare ancora il proprio personalissimo bottino.

Rotta su Parigi

A Budapest il velocista di Chesapeake ha stupito ancora una volta il mondo per la facilità con la quale è andato a prendersi una medaglia d’oro annunciata, ma mai scontata. E questa cosa Holloway l’ha conosciuta a proprie spese proprio un paio d’estati fa a Tokyo, quando era considerato il grande favorito per la vittoria nella finale dei 110 ostacoli, che pure lo vide arrivare un po’ a sorpresa secondo alle spalle del giamaicano Hansle Parchment, bravissimo a rimontare negli ultimi 20 metri di gara (riuscì a saltare meglio l’ultimo ostacolo, uscendo a cannone per lo sprint conclusivo: Holloway si scompose quel tanto che bastò per perdere centesimi preziosi).

Una delusione enorme per chi due anni prima, a Doha, aveva conquistato senza problemi il primo titolo mondiale, ma che da quella sconfitta ha saputo ricavare la forza per ripartire con ancora maggiore convinzione e dedizione. Tanto che nel biennio successivo le medaglie d’oro iridate sono raddoppiate, con il trionfo nella rassegna casalinga di Eugene (l’emozione più grande della sua vita) e il successo di Budapest davanti proprio a Parchment. Vittorie che lo proiettano ora verso Parigi 2024 sotto una luce differente, ben consapevole che sarà ancora una volta l’uomo da battere.

Le sconfitte sconociute

La storia di Grant è quella di tanti ragazzi che sanno di avere un dono particolare. In famiglia l’amore per lo sport era cosa già nota quando, a soli 14 anni, divideva le giornate tra gli allenamenti di atletica con il papà Stan e il fratello maggiore Trey e quelli con la squadra di Football della scuola che frequentava. Poi però, quando c’è stato da scegliere a quel college iscriversi, la scelta è ricaduta su University of Florida, optando per il programma di atletica ad ostacoli e abbandonano la sua liason con il football (con l’Università della Georgia che lo avrebbe accolto a mani aperte nel suo programma).

Dal 2014 è cominciata così una storia d’amore che ha portato Holloway a macinare vittorie senza conoscere sconfitte, soprattutto nelle competizioni indoor: nei 60 ostacoli l’ultima battuta d’arresto risale a quasi 10 anni fa, col record del mondo ottenuto nel febbraio 2021 a suggellare una favolosa crescita con la quale ha stupito tutti gli addetti ai lavori.

Nel periodo del college ha conquistato titoli NCAA a profusione, poi però quando a Doha s’è presentato per la prima volta in una competizione internazionale (era la sua quarta gara professionistica in assoluto) ha dimostrato che quelle vittorie gli erano servite per imparare a mietere vittime illustri anche al di fuori dei confini nazionali.

E se indoor è ancora adesso inavvicinabile (detiene 5 delle migliori 8 prestazioni di sempre sui 60 ostacoli), outdoor è difficilissimo riuscire a stargli davanti. Tanto che se il record di Ariete Merrit può essere considerato a rischio è perché l’unico che potrebbe ritoccarlo risponde proprio al nome di Holloway, che due anni fa è andato a un solo centesimo dal 12”80 stampato da Merrit nel 2012, seppur da allora non è più stato in grado di ripetere tale exploit (in Ungheria ha vinto con 12”96).

Più che al record, però, Grant pensa a conquistare l’oro a Parigi, e magari a centrare il quarto titolo mondiale tra due anni a Tokyo, eguagliando così Allen Johnson nella storia degli atleti più vincenti della disciplina. Per ora tre è il numero magico, ma a casa Holloway ce n’è di spazio per altre medaglie d’oro…

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