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Atletica, Jacobs racconta la "sua" Florida: "Ho ritrovato gli stimoli, Reider è il tecnico giusto"

Lo sprinter di Desenzano felice della sua nuova avventura a Jacksonville, dove condivide la pista con tanti avversrari di grido: le aspettative per un 2024 da urlo.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

La voglia di reagire è tanta, la sete di rivincita pure. E Marcell Jacobs ha scelto il caldo della Florida per provare a preservare i suoi muscoli in vista di un 2024 che si preannuncia denso di appuntamenti (e di significati). Jacobs che ormai ha familiarizzato con il quartier generale di Rana Reider, il tecnico che ha scelto per rilanciarsi dopo una stagione che definire complicata è poco. Un tempo sufficiente per provare a tirare una prima riga, con annesso bilancio di questo primissimo scorcio di nuova avventura.

Fatica, sudore e stimoli, ma anche felicità: la Florida di Marcell

In Florida il velocista di Desenzano ha trovato davvero il gotha degli sprinter mondiali. E la concorrenza, si sa, può stimolare ulteriormente la competizione. A Jacksonville ci sono i vari De Grasse, Blake, Bromell, Brown e molti altri ancora, giusto per citare i più noti al grande pubblico. Tutta gente che Jacobs ritroverà sulla sua strada nei grandi appuntamenti dell’anno venturo.

Essere qui e vederli lavorare è sicuramente uno stimolo per chi, come me, ha cambiato totalmente modo il modo di affrontare questa disciplina. Ho apportato modifiche un po’ su tutta la linea e ammetto che la fatica dopo le prime sedute l’ho accusata veramente. Diciamo che l’inizio è stato piuttosto sfiancante, ma so che potrà produrre risultati importanti in futuro, dunque ho preso questo grosso sacrificio come un grande punto di partenza.

E poi non ho mai avuto paura di affrontare nuove sfide: Reider mi ha fatto capire dov’è che sbagliavo e mi ha convinto a seguirlo nella direzione che lui ha ritenuto essere la più appropriata. Il prossimo anno c’è Parigi, e io a Parigi voglio confermarmi re dei 100 metri, e vincere anche con la staffetta. E adesso sento di aver ritrovato una parte di me che avevo smarrito lungo il percorso.

“Nessuno ha corso più veloce di me dopo Tokyo”

Il 2023 di Marcell è stato più simile a un calvario che non a un percorso a ostacoli. Ma di spunti per pensare positivo il campione olimpico in carica ne ha comunque trovati tanti.

Ho sfiorato la finale mondiale, fermandomi a 4 centesimi dall’ingresso tra i primi 8 al mondo, pur avendo nelle gambe soltanto 10 giorni di allenamenti. Quando ho compreso questa cosa ho capito che in realtà ero andato molto più forte dei miei avversari, che avevano potuto allenarsi per settimane, se non per mesi, senza accusare alcun problema. Quanti sarebbero stati capaci di fare altrettanto? E poi ho un altro dato ben fisso nella mente: a Tokyo due anni fa vinsi in 9”80 e da allora nessuno ha ripetuto più quel tempo. Ecco perché dico che a Parigi avrò le mi belle carte da giocare, anche se sarà fondamentale arrivare all’appuntamento nelle migliori condizioni possibili.

“Il confronto ti spinge a fare sempre meglio”

Il clima della Florida ha aiutato Jacobs a ritrovare gli stimoli, ma anche il buonumore. E con alcuni dei grandi rivali in pista il rapporto anche fuori dal campo di allenamento è decisamente migliorato.

C’è un bel clima, di sana competizione ma anche di rispetto e aiuto reciproco. Abbiamo fatto squadra, e sebbene sappiamo che ci ritroveremo l’uno contro l’altro a Parigi, adesso ci motiviamo a vicenda, come si conviene tra atleti che vogliono misurarsi con il meglio che la loro disciplina può offrire. E poi il confronto è sempre ben accetto: ti aiuta a crescere e a progredire, ed è ciò di cui avevo più bisogno.

Oltre ai 100 metri, ai giochi lo sprinter proverà a confermarsi anche con la staffetta, consapevole che già ai mondiali di Budapest è arrivata una conferma circa le indiscusse qualità del quartetto azzurro.

Possiamo limare ancora qualcosa sui cambi, ma sappiamo di essere forti e cercheremo di confermarlo anche a Parigi. Personalmente non vedo l’ora di correre alle prossime olimpiadi: qualcuno dice che potrei essere scelto per fare il portabandiera e sarebbe un grande onore, ma anche se così non fosse non sarà un problema. A quel punto però potrei riprovarci a Los Angeles 2028, dunque avrei ulteriori stimoli per andare forte.

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