È una mattinata agrodolce per gli italiani impegnati a Melbourne, aspettando che Sinner faccia il suo (e non riservi sgradite sorprese): la felicità ha il volto di Lorenzo Sonego, che dopo una battaglia di testa, di nervi e di gambe piega al quinto set la resistenza dell’enfant prodige Joao Fonseca. La delusione, quella di Matteo Berrettini: che Holger Rune fosse un cagnaccio non era certo un mistero, ma la sconfitta in quattro set in cui è incappato il tennista romano è intrisa di rimpianti, tra occasioni sprecate e la sensazione di aver sciupato più di un’opportunità per portare almeno il match al quinto set (ma sarebbe bastato poco per chiuderlo a proprio favore anche in quattro, se non in tre).
- Matteo scappa, si fa riprendere e spreca tanto
- La grande risalita e il battibecco con la giudice di sedia
- La grande illusione: il set point sciupato, il tiebreak buttato
- Sonego riporta sulla terra il baby prodigio Fonseca
- La reazione dopo il primo set buttato alle ortiche
- La grande paura e il gran finale: Sonny è on fire
Matteo scappa, si fa riprendere e spreca tanto
La sconfitta di Berrettini (7-6 2-6 6-3 7-6) è un colpo che fa male al cuore, soprattutto ripensando a quante opportunità l’ex numero 6 del mondo ha avuto per piegare la resistenza di un coriaceo Rune. Al quale va dato sostanzialmente il merito di aver saputo tenere la barra più dritta negli scambi che hanno deciso la contesa, soprattutto nei momenti in cui l’inerzia sembrava tutta dalla parte di Matteo.
Che rimuginerà parecchio su quel vantaggio di 5-2 nel primo set, vanificato da un rovescio incrociato in rete sul set point avuto a disposizione nel nono gioco (40-30) da cui Rune trae linfa vitale, riuscendo a volgere il gioco a proprio favore semplicemente allungando gli scambi.
La fretta si dimostra essere cattiva consigliera dell’italiano, che al tiebreak c’arriva ma senza la testa giusta per restarci dentro, sotto 5-1 e costretto a cedere 7-3 dopo un’ora di gioco. Per sua fortuna, Rune però riparte accusando subito un calo nel secondo parziale, tanto che il break arriva nel gioco d’apertura e viene bissato nel quinto, consegnando a Berrettini un comodo 6-2 per rimettersi totalmente in carreggiata.
La grande risalita e il battibecco con la giudice di sedia
Quando il danese decide di giocare, però, sono dolori. Perché è solido e paziente, attendista ma anche aggressivo (non ha paura di mettere i piedi in campo), e così facendo toglie punti di riferimento essenziali al gioco di Matteo. Che paga dazio a un passaggio a vuoto pesante nel quarto gioco del terzo set, perso malamente al servizio a zero.
A livello fisico la partita sembra girare dalla parte di Rune, mentre Berrettini se la prende anche con la giudice di sedia, lamentando di essere costantemente infastidito da alcuni spettatori che urlano mentre va a servire (la giudice guarda Matteo stizzita e lascia correre). Il set scivola via senza altri sussulti (6-3) ma il quarto parziale si apre ancora una volta malamente, perché dopo un game chilometrico è il danese a trovare subito il break e a spingersi verso il traguardo.
Con Berrettini, però, meglio non fare troppi calcoli: il romano risale la corrente, ritrova centralità nei colpi e nel sesto game aggredisce letteralmente l’avversario, che ottiene un solo punto sul suo servizio. Sul tre pari è di nuovo tutto in bilico e anzi Rune comincia ad avvertire un po’ di stanchezza (ci si mette anche una scivolata con relativo fastidio al polso sinistro).
La grande illusione: il set point sciupato, il tiebreak buttato
L’occasione della vita capita sul 6-5 Berrettini e servizio Rune, sotto 30-40: Matteo è però troppo timido nello scambio e spara il passante appena fuori dalle righe, sciupando la palla che avrebbe spedito il match al quinto. Si va al tiebreak, e stavolta tutto sembra volgere per il meglio, con l’italiano che scappa sul 5-2 con due servizi a disposizione per chiudere il set.
Poi però la fretta di voler chiudere i colpi lo tradisce: un dritto in rete e una volèe di diritto lunga dopo un gran passante in difesa di Rune annullando i due minibreak, poi una bella prima del danese lo obbliga a giocare una risposta impossibile (out). Un altro dritto fuori misura consegna la prima palla match a Holger, annullata con una smorzata mica semplice.
Ma è l’ultimo guizzo: un altro lungolinea fuori misura regala a Rune il match point sul proprio servizio, e stavolta lo scambio il danese lo conduce bene, con Berrettini che chiude con un altro passante in rete dopo quasi tre ore e mezza. Un break in più non è servito a molto: 51 gratuiti a 34 hanno fatto tutta la differenza del mondo. Peccato, perché il romano ha dimostrato di essere ancora più che competitivo, semmai soltanto di avere bisogno di ritrovare il ritmo giusto.
Sonego riporta sulla terra il baby prodigio Fonseca
L’impresa di giornata (e che impresa) la manda invece a referto Lorenzo Sonego. Che contro il brasiliano Joao Fonseca, per il quale un po’ tutto il mondo s’era sperticato negli elogi e nelle “avvisaglie” a Sinner e Alcaraz (di sicuro in futuro farà parlare di sé, ma calma con i paragoni facili…), riesce a far sua una partita che a un certo punto stava per sfuggirgli di man.
Il 6-7 6-3 6-1 3-6 6-3, dopo più di tre ore e 40’ di gioco, testimonia la grande resilienza del torinese, che dopo aver perso malamente al tiebreak il primo set è risalito con caparbietà, riuscendo soprattutto a contenere il ritorno finale del sudamericano e guadagnandosi il terzo turno, dove sfiderà l’ungherese Fabian Marozsan (mai affrontato prima in carriera), che sempre al quinto set ha eliminato Tiafoe.
La reazione dopo il primo set buttato alle ortiche
Sonego al solito ha giocato una partita solida e di grande attenzione, poco cinico magari in certi frangenti (vedi le tre palle break non sfruttate nel primo set) e un po’ sprecone nel tiebreak del primo parziale, quando Fonseca è salito sul 6-3 e s’è visto annullare tutte e tre le palle set, salvo poi riuscire comunque a chiudere sull’8-6.
Sonny però capisce che la giornate potrebbe riservare buone notizie: nel secondo impiega poco per ritrovare la giusta concentrazione, trovando due break nel terzo e nel nono gioco per chiudere abbastanza agevolmente sul 6-3. Fonseca forse paga dazio anche a un po’ di naturale stanchezza dopo le fatiche con Rublev, e nonostante non sfrutti una palla break in avvio di terzo set non riesce a incidere sui turni di battuta del torinese. Che invece si mostra molto più aggressivo in risposta, trovando altri due break che gli consegnano su un piatto d’argento anche il terzo parziale, chiuso sul 6-1.
La grande paura e il gran finale: Sonny è on fire
Tutto lascerebbe presagire una rapida e felice conclusione, ma il brasiliano ha un moto d’orgoglio piuttosto pronunciato nel quarto parziale, dove le percentuali al servizio tornano a salire e dove i colpi in avanzamento creano non pochi problemi a Sonego. Che subisce il primo break dell’incontro e non riesce più a trovare le contromisure per contrapporsi alla ritrovata verve del giovane rivale.
L’epilogo al quinto è necessario e inevitabile: stavolta l’equilibrio è più marcato, Sonny risale tenacemente ed è bravissimo nell’annullare una palla break (quasi un match point) nel settimo gioco. Ma è ancor più bravo a sfruttare la sola che Fonseca gli concede, proprio nell’ottavo gioco, consentendogli di andare a servire per il 6-3 finale. Alla fine, anche i numeri danno ragione al piemontese, che con merito passa un turno complicato e può seriamente pensare si rimettere stabilmente piede nella top 50 mondiale.