Nella notte che ha preceduto la nascita della sua terza figlia, Nicolò Barella ha arricchito la sua fenomenologia con l’elogio – non privo di critiche, comunque – di Arrigo Sacchi il quale ne ha evidenziato le qualità note. Quei valori che avevano spinto l’Inter a rilevarlo dal Cagliari e a renderlo uno degli uomini attorno a cui costruire un progetto inedito. Un presente da titolare che piace a tante, tante squadre di livello in Europa, e che dovrebbe indurre la dirigenza nerazzurra a blindarlo e a preservare un patrimonio della società.
Fenomeno Barella: il presente di un predestinato
D’altronde di centrocampisti come Barella capaci di difendere, randellare, impostare e centrare la porta avversaria non se ne contano con queste attitudini simultaneamente e con la medesima efficacia. Non in Serie A, non in Europa. In una fase storica, tra l’altro, in cui la linea mediana risulta ad alto tasso tecnico, la nostra Nazionale vanta una presenza così, solida e al tempo stesso creativa. Una figura insostituibile per Antonio Conte e l’Inter e che mette in imbarazzo anche il ct azzurro, Roberto Mancini, autore di un autentica rinascita della giovine Italia con Locatelli, Verratti o Tonali ad esempio.
Contro la Juventus, il gol emozionante di Barella ha segnato l’esplosione di un talento su cui chiunque avrebbe puntato, ma che necessitava della fiducia e degli spazi indispensabili ad esprimersi, compreso un palcoscenico adatto. E così ha dato e continua a donare prestazioni in crescendo, da centrocampista totale quale si sta dimostrando di essere. Una serata perfetta, la sua, anche sul versante dell’assist a Lukaku e della rete che fa già statistica. E che ha attirato, come anticipato, già le big europee, anche se per ora Beppe Marotta e Piero Ausilio non sembrano tentati ma sono in attesa.
Barella: l’aneddoto raccontato da Sacchi
Proprio Sacchi, ospite de La Domenica Sportiva, ha rivelato indirettamente, a modo suo, una delle qualità umane che mai dovrebbero mancare in un giocatore di questo lignaggio: la tenacia.
“Io ho avuto la fortuna – ha puntualizzato l’ex tecnico di Milan e della Nazionale – di conoscere Barella quando era ragazzino. Aveva questa grande determinazione, questa attenzione, questa grinta. Ma tecnicamente era un disastro. Ma la tecnica si migliora: basta avere questa perseveranza, questa volontà di migliorarsi, questo amore per il lavoro che si fa”.
Un insegnamento sulla personalità di Nicolò, neo papà di Matilde (nata lunedì mattina), e sullo stare in campo prezioso. E che rivela il ruolo che l’ambizione abbia ricoperto nel suo percorso, tra i campi di calcio e gli spogliatoi.
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