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Basket, le stelle del mondiale FIBA: Doncic, Shai e tutti gli altri

Prepariamoci al meglio al Mondiale asiatico di basket imparando a conoscere le stelle che si apprestano a brillare sui parquet dall'altra parte del mondo. Doncic e Shai sono in buonissima compagnia

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Non si può dire che tutto il mondo della pallacanestro si è dato appuntamento in Asia, perché qualche assenza di lusso nell’edizione 2023 del mondiale FIBA effettivamente era da mettere in conto. Ma la rassegna che tra poche ore aprirà i battenti è comunque pregna di tanto talento, con uomini da copertina in grado di fare la fortuna di ognuna delle 32 nazionali presenti.

Una festa della palla a spicchi alla quale confida di poter prendere parte anche l’Italia di Gianmarco Pozzecco, che in un mondiale insegue una medaglia da sempre (nelle 10 edizioni disputate non è mai andata al di là del quarto posto, ma è storia vecchia cinquant’anni) e che proverà a spingersi oltre i propri limiti dopo aver chiuso imbattuta nei 7 test di preparazione. Ma le partite che contano cominceranno da questo fine settimana. E per arrivare a dama bisognerà superare la concorrenza di questi fuoriclasse.

Luka Doncic

Con tanti big americani assenti, giusto partire da chi in America è arrivato a sparigliare le carte, mostrando tutto il talento di cui dispone. Luka Doncic è il faro di una Slovenia che ha svecchiato e che penderà ancora dalle sue giocate. A 24 anni viaggia verso l’età della piena maturità cestistica: nel 2017 agli Europei stupì il mondo trascinando i compagni all’oro, stavolta dovrà fare ancora meglio. A Dallas non è ancora riuscito a esprimere tutto il suo potenziale quando sono arrivate le gare da dentro o fuori, ma in un mondiale il sacro fuoco che brucia dentro di lui potrebbe spingerlo a fare di nuovo cose magic.

Shai Gilgeous-Alexander

Segnatevi questo nome: Shai Gilgeous-Alexander. Ancora troppo poco noto al grande pubblico, forse perché confinato nella piccola OKC che non scalda troppo i cuori degli appassionati NBA. Ma Shai è davvero un prospetto con i fiocchi, pronto a 25 anni a guidare la nazionale canadese (che ha perso per infortunio Jamal Murray) verso un clamoroso upset. Ha talento in abbondanza, penetra in area con una facilità disarmante, si diverte a bucare le difese con tiri dal mid range che trovano sempre la retina. Una vetrina come il mondiale può fargli spiccare definitivamente il volo, e se si accende per gli avversari saranno dolori.

Anthony Edwards

Il “cattivo” che cercava di impedire a Bo Cruz di diventare un giocatore NBA nel film Hustel (quello realizzato da Netflix, in cui recita anche Adam Sandler) è il giocatore che presumibilmente avrà in mano i palloni più importanti di Team USA. Anthony Edwards gioca a Minnesota, è uno dei grandi prospetti del futuro del basket a stelle e strisce, ma mai aveva dovuto convivere con un’incombenza tanto importante nella sua giovane carriera. Però ha la faccia tosta di chi non teme rivali e la voglia di dimostrare a tutti che questa versione di Team USA merita fiducia e considerazione. Se lui farà il suo, le probabilità che ciò accada aumenteranno. Non dovesse riuscirci, Tyrese Haliburton e Jalen Brunson (altre stelle di casa USA) provvederanno a coprirgli le spalle.

Lauri Markkanen

Un altro europeo che ha fatto già fortuna in America, sebbene i margini per fare ancora meglio sembrerebbero esserci tutti. Lauri Markkanen è un “soldato” al servizio della sua Finlandia: nelle settimane scorse ha adempiuto ai doveri di cittadino finlandese, svolgendo il servizio di leva, e tra una pausa e l’altra ha inserito allenamento specifici per spingere la nazionale verso lidi inesplorati. Talento indiscusso, veloci di gambe nonostante un’altezza importante (213 centimetri) e spesso cecchino infallibile da dentro l’area, a volte anche da fuori. Sarà per lui il mondiale della consacrazione. E andrà tenuto d’occhio.

Karl Anthony Towns

Ha scelto di giocare con la Repubblica Dominicana e già ha avvertito l’Italia (che sfiderà il prossimo 27 agosto) che sotto canestro vorrà fare razzia di palloni, forte di una stazza davvero notevole (211 centimetri). A Minnesota, Karl Anthony Towns non è mai esploso del tutto, pur mostrando lampi di classe assoluta. Adesso KAT avrà una squadra tutta per sé e tutto sommato non avrà grossa pressione, perché se dovesse passare il turno (se la giocherà con le Filippine, si spera…) avrebbe già fatto abbondantemente il suo. Doppia doppia assicurata: questa è la certezza.

Bogdan Bogdanovic

Ok, i serbi avrebbero preferito che la loro stella fosse Nikola Jokic, che pure ha preferito concedersi un’estate di relax dopo aver portato Denver a conquistare l’anello (ma non era un giocatore solo da regular season?), dedicandosi alle corse degli amati cavalli. Bogdan Bogdanovic, allora, prenderà sulle sue spalle tutto il peso delle aspettative che il popolo serbo riverserà sui propri beniamini. Tiratore seriale, bravissimo a uscire dai blocchi e altrettanto a leggere il gioco, Bogdan è il faro di una nazionale che sembra incompleta, ma che vorrà dire la sua.

Rudy Gobert

La Francia, sulla carta, è tra le rivali più accreditate di Team USA nella corsa all’oro. Argento olimpico ed europeo in carica, la nazionale transalpina dipenderà molto da quel che vorrà fare Rudy Gobert, terza stella di Minnesota al mondiale (dopo Edwards e Towns), gigante che quando allarga le braccia in difesa oscura le vallate e che sfoggia alla bisogna mani delicate con le quali scodellare palloni dentro al canestro nella metà campo offensiva. Per Rudy è un mondiale che vale: se vuole dimostrare di essere una star, questo è il momento.

Santi Aldama

La Spagna ha un concentrato di talento assoluto, ma non è la squadra monstre di qualche anno fa. Eppure ha continuato a vincere (vedi EuroBasket 2022) anche quando Sergio Scariolo ha messo nel motore gente giovane e fresca. Santi Aldama allora è il volto del futuro: in patria lo hanno paragonato a Pau Gasol, giusto per non dargli troppa pressione, e lui ha cominciato a lavorarci sopra. Ai Grizzlies in stagione s’è fatto vedere, divenendo una pedina chiave nello scacchiere di Memphis. Al mondiale può diventare l’asso nella manica.

Dennis Schroder

Giocare accanto a LeBron e Davis deve essere un privilegio mica da poco, e Dennis Schroder ne è pienamente consapevole. Di più: quando decide di vestire la maglia della nazionale tedesca, qualcosa di buono riesce sempre a combinarlo. Nel mondo dei teutonici tutti si sono rallegrati quando la guardia dei Lakers ha accettato l’invito a unirsi nuovamente al gruppo, e di sicuro la risorsa è di quelle che non passano inosservate, vuoi anche per l’inconfondibile ciuffo chiaro sui capelli neri. Schroder ama la competizione e quando il gioco si fa duro non è il tipo da tirarsi indietro.

Patty Mills

L’Australia spesso e volentieri s’è dimostrata solida e sorprendente, riuscendo persino a guadagnarsi la possibilità di andare a centrare una medaglia (il bronzo di Tokyo 2020 è già storia, il quarto posto ai mondiali 2019 però era già parso un segnale al riguardo). Patty MIlls non è più giovanissimo, ma è la sua guida spirituale: origini aborigene, genio cestistico all’ennesima potenza, esperienza da vendere e tanti, tanti punti nelle mani. Parigi 2024 sarà il suo ultimo ballo, ma questo mondiale potrebbe ancora una volta regalare gioie ai Boomers.

Simone Fontecchio

Chiusura con un talento un po’ troppo sottovalutato, ma dal quale dipenderanno molti dei destini azzurri. È vero, Pozzecco punta tanto sulla forza del gruppo, e ha elevato Nick Melli al rango di miglior giocatore italiano di tutti i tempi (e tra gli europei più forti in circolazione). Simone Fontecchio però è il presente e soprattutto il futuro della nazionale: in NBA è entrato in punta di piedi, ma ai Jazz hanno imparato ad apprezzarlo strada facendo. Ha la maturità giusta per prendere in mano la squadra e trascinarla verso nuovi orizzonti. E poi ha qualcosa da farsi perdonare: nelle due sconfitte ai quarti contro la Francia (olimpiadi ed europei) quei liberi sbagliati nel finale gli hanno tolto il sonno. E l’ora del riscatto bussa alla porta.

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