Da reietti a protagonisti, il tutto nel breve volgere di una manciata di settimane. Quelle che Iffe Lundberg e Awadu Abass hanno vissuto a rotta di collo, arrivando a prendersi il palcoscenico in una di quelle serate dove la posta in gioco vale doppio. Luca Banchi ha già fatto meraviglie da quando si è seduto sulla panchina della Virtus Bologna, ma non perde occasione per dimostrare di averci visto lungo ripescando letteralmente dalla cantina due giocatori finiti ai margini delle rotazioni. E che con la loro energia dimostrano quanto questa Virtus abbia un che di unico e speciale.
- Iffe è rimasto a Bologna e s'è ripreso il palco
- Lo show di Lundberg: 17 punti nel quarto periodo
- Abass, l'altro gregario: quando il silenzio paga
- Olimpia, crisi senza fine. E la difesa fa acqua
Iffe è rimasto a Bologna e s’è ripreso il palco
La vittoria nel derby di Eurolega contro Milano è anche e soprattutto farina del loro sacco. Soprattutto di Lundberg, che se fosse rimasto Scariolo adesso sarebbe a giocare da qualche altra parte in giro per il mondo. Perché con l’ex coach il feeling non era mai sbocciato, tanto che per un’estate intera s’è parlato del danese come di un sicuro partente.
Quando è arrivato Banchi, però, le cose sono cambiate: prima di prendere una decisione, il coach della Lettonia ha voluto vederlo da vicino, testarne le motivazioni, convincersi se davvero fosse il caso o meno di rinunciare a uno del suo talento. L’ha aspettato, l’ha coinvolto, l’ha rimesso in campo e a distanza di un paio di mesi ne ha constatato i progressi.
E la serata della Segafredo Arena ha soltanto confermato quello che già da settimane ormai si sapeva: Iffe è di nuovo un fattore per questa Virtus, un giocatore ritrovato che sa farsi carico delle responsabilità e che col suo talento può spaccare e risolvere partite. Come l’Olimpia ha scoperto sulla propria pelle.
Lo show di Lundberg: 17 punti nel quarto periodo
L’ultimo quarto è stato una manifesto di superiorità cestistica portata all’eccesso: con 17 punti ha spinto Bologna verso una vittoria in volata tutta’altro che scontata, firmando una prestazione che gli è valsa la meritata palma di MVP di serata. In totale ha messo assieme 19 punti, 5 rimbalzi, un assist e una palla recuperata (valutazione 28), tirando col 66,7% dal campo (5/5 dalla lunetta) e mostrando una capacità innata di saper risolvere anche situazioni apparente complicate, prendendosi tiri mica facili e alternando alla perfezione penetrazioni e conclusioni dall’arco.
Non aveva mai giocato una partita così in tutta la sua storia in Eurolega, ma ha scelto la serata giusta per farlo. Ora dovrà cercare di ripetersi anche nelle prossime serate, a cominciare da quella di venerdì quando la Virtus sarà di scena ad Atene, ospite del Panathinaikos, in un’altra sfida che profuma di storia e dove l’obiettivo sarà continuare a stupire.
Abass, l’altro gregario: quando il silenzio paga
In una serata in cui Belinelli si è accesso soltanto nel primo quarto (tutti gli 8 punti segnati sono arrivati nei primi minuti) e Shengelia ha dovuto ricoprire più ruoli (anche da centro) per sopperire alle assenze di Polonara e Mickey, l’altro uomo copertina di casa Virtus ha il volto di Awadu Abass. Un altro che giocava poco con Scariolo, ma che adesso ha dimostrato perché certi allenatori vorrebbero sempre averlo dalla propria parte, e non da avversario.
La sua prova è stata di una utilità pazzesca, specialmente nella fase centrale del match, quando Milano è tornata a contatto e ha persino provato a scappare. Con 14 punti segnati (4/5 da tre), 3 rimbalzi e un plus/minus di +22 (nessuno come lui in casa Virtus), Abass ha saputo incidere come pochi tra le pieghe della partita, con Banchi che l’ha cavalcato fino alla metà del quarto periodo, in una sorta di “staffetta” con Lundberg. Tanto da far esclamare a più d’uno che la vittoria (la sesta in 8 gare) della Virtus nel derby sia stata anche e soprattutto la vittoria dei “gregari”.
Olimpia, crisi senza fine. E la difesa fa acqua
E Milano? Le falle difensive, una rarità pensando al fatto che in panchina siede una santone della difesa come Messina, stanno diventando più di una semplice zavorra. L’Olimpia è una squadra sfiduciata, dove in attacco se non segna Mirotic sono dolori e dove Shields, che finalmente ha ritrovato canestri con continuità, continua a fare una fatica bestiale a tenere nella metà campo difensiva.
Chiaro che manchi un play in grado di far girare la squadra (entro fine mese dal mercato si attendono novità), ma non è quello il solo problema. Le crepe vere sono dietro, e toccherà a Messina trovare le soluzioni per arginare le voragini che di tanto in tanto si aprono nella propria metà campo.
Bologna, cavalcando quintetti piccoli, ha fatto malissimo alla difesa di Milano. Che pure fa fatica anche a guardarsi allo specchio, consapevole che questo non è il suo reale valore. La corsa a un posto play-off in Eurolega non è ancora compromessa, ma se non si torna a vincere in fretta (magari già domani sera contro l’Efes) la parte sinistra della classifica potrebbe diventare un miraggio.