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Basket NBA, Jokic è tornato in ufficio. Booker è il vero all star di Phoenix

La nuova stagione della NBA parte col botto: il serbo trascina Denver contro i Lakers di LeBron, vola anche Phoenix che batte i Warriors. Stanotte tocca a Gallinari e Fontecchio.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Dove eravamo rimasti? A Jokic che infila l’ennesima tripla doppia (la numero 106 in carriera) sbarazzandosi senza troppa fatica dei Lakers, che ancora una volta sbattono il muso in Colorado, lasciando intendere che detronizzare i Nuggets sarà impresa complessa per chiunque. Ma l’opening night ha detto anche un’altra verità, è cioè che pure Phoenix ha il pedigree della squadra che sa dove vuole andare a parare.

Altrimenti non sarebbe passata come ha fatto in casa dei Golden State Warriors, che orfani di Draymond Green hanno pagato dazio alla serata no dall’arco (appena 23,3% su 43 tentativi: rarità assoluta), in generale mostrando di avere poco da offrire a supporto di Steph Curry, unico in grado di tenere il ritmo dell’indiavolato attacco dei Suns. La cosa peggiore da fare, in casi del genere, è lasciarsi andare a facili conclusioni dopo soli 48’ di stagione.

Ma quel che più o meno si sapeva è stato confermato, e cioè che Denver a Ovest rimane la squadra da battere, se non altro perché Jokic può tranquillamente giocare in ciabatte e sfornare punti, assist e rimbalzi come se piovesse. E che Phoenix, al netto del sacrificio di Paul e dell’addio di Ayton, ha saputo lavorare per allungare le rotazioni e prendere le sembianze di una vera squadra da titolo. Aspettando che Beal (assente all’esordio) diventi l’ulteriore upgrade di un attacco che promette scintille.

Jokic, tutto normale

La consegna degli anelli ha mostrato al mondo uno Jokic insolitamente commosso, tanto da trattenere a stento le lacrime mentre ammirava la bellezza dei carati indossati all’anulare sinistro. Una prova d’amore che il serbo ha provveduto a rafforzare mandando in loop la solita giornata in ufficio, fatta di 29 punti, 13 rimbalzi, 11 assist, una palla recuperata e una stoppata. Tutto questo, va detto, senza dannarsi troppo l’anima: le prime gare della stagione mostrano sempre difese piuttosto allegre, agevolando chi deve provare ad attaccare il canestro o anche chi tenta la fortuna dalla media e lunga distanza.

Pane quotidiano per Jokic, che seppur a marce basse non ha avuto problema a spedire Denver subito in acque tranquille (+14 a fine primo quarto), riuscendo poi a rimettere le cose a posto quando i Lakers si sono mostrati un po’ minacciosi a inizio quarto quarto. In generale però la sensazione di onnipotenza del Joker è parsa evidente sin dalla palla a due. E tutto questo ha alimentato malumori sulla sponda più calda del tifo losangelino, che dopo aver sbattuto il muso contro i Nuggets a maggio nelle Western Conference Finals hanno fatto altrettanto anche nella prima rivincita stagionale, al netto del buon debutto di Taurean Prince (18 punti e un confortante 4/6 dall’arco), partito titolare e dimostratosi subito affidabile.

A Denver dei Lakers non sanno cosa farsene, tanto che coach Malone ha ribadito di non sentire affatto questa presunta rivalità che i media vorrebbe attribuire alle due franchigie. “Non era facile partire così bene, perché dopo aver vissuto così tante emozioni prima della gara era difficile ritrovare la concentrazione. I ragazzi sono stati grandiosi, soprattutto i titolari non hanno davvero perso un colpo”. Una sottolineatura di cui fare tesoro: la panchina dei Nuggets non ha brillato affatto, con Watson, Nnaji e Braun che hanno seminato più dubbi che certezze.

Non che in casa Lakers le cose siano andate meglio: Davis ha segnato 17 punti nel primo tempo, poi ha spadellato con 0/6 nella ripresa, facendo capire di essere ancora un po’ a corto di fiato e di idee. E LeBron, in campo 29’ (“Diventerà una costante”, ha spiegato coach Ham), ha segnato 21 punti con 8 rimbalzi e 5 assist, primo atleta della storia entrato nella 21esima stagione nella lega a mandare a referto tali numeri. Ma ancora una volta ha compreso che rimettere l’anello al dito sarà una affare assai complicato.

Booker meglio di Durant

A Phoenix, dove è sbarcato in panchina Frank Vogel, ultimo coach in grado di portare un anello a Los Angeles, la copertina se l’è presa Devin Booker. Che forse è la star meno chiacchierata del gruppo, ma di sicuro quella che sa fatturare meglio quando la posta si fa cospicua: con 32 punti, 6 rimbalzi e 8 assist ha messo a ferro e fuoco la difesa dei Warriors, segnando 15 punti nel primi quarto e soprattutto firmando gli ultimi 15 nel finale di partita (cioè trovando il canestro o smazzando assist per i compagni). Prova da all star che ha permesso ai Suns di evitare però una rimonta cocente, perché Golden State al solito ha mandato a referto un terzo quarto da urlo, chiuso sul 40-19 con 23 punti combinati di Curry e Paul.

Che ha esordito tutto sommato in maniera positiva, più di quanto non dicano i soli 14 punti realizzati tirando col 26% dal campo (pesa lo 0/6 da tre), con 9 assist e due palle recuperate che ne testimoniano il suo ruolo già centrale all’interno degli schemi dei Dubs. Che devono fare i conti però con la serataccia di Wiggins (33% dal campo, 0/3 da tre e -22 di plus/minus) e con un Klay Thompson ancora ingolfato, oltre ai soliti problemi di falli di Steph Curry, costretto a uscire a inizio quarto quarto perché a un solo fallo dall’espulsione.

Per essere ancora in rodaggio, Warriors e Suns hanno fatto capire che c’è molto di buono, ma anche tanto su cui lavorare. Anche se forse in Arizona, al netto delle rivoluzioni estive, possono ritenere di essere già un po’ più avanti rispetto a quanto preventivato.

Doncic fa le carte a Wemba

Stanotte non ci sarà modo di annoiarsi per chi vorrà restare sveglio a godersi un piatto fatto di ben 12 incontri (solo Bucks e Sixers aspetteranno ulteriori 24 ore prima di fare il loro esordio, con Phila sempre alle prese col dilemma Harden). Fari puntati sull’AT&T Center di San Antonio, dove alle 3.30 italiane (diretta Sky Sport) Victor Wembanyama farà il suo ingresso ufficiale in NBA ospitando nientemeno che i Dallas Mavericks di Luka Doncic (non in perfette condizioni) e Kyrie Irving.

Hanno fatto il giro del mondo le immagini degli allenamenti dei Mavs, dove un assistente contrastava sotto canestro i giocatori disponendo di autentiche prolunghe di gomma piuma, volte a simulare la lunghezza delle braccia della prima scelta dell’ultimo draft. L’altro match di cartello è di scena al MSG tra i New York Knicks di Randle e Barrett i Boston Celtics di Tatum, Brown e del neo acquisto Porzingis, alla prima gara ufficiale senza Marcus Smart dopo 10 stagioni nelle quali ha sempre fatto parte del roster.

Smart che in contemporanea sarà di scena con la nuova maglia dei Memphis Grizzlies contro i New Orleans Pelicans, che confidano di poter fare affidamento durante tutta la stagione su Zion Wiliamson, l’uomo al quale nel 2019 hanno affidato tutte le chance di grandeur (finora disilluse da continui infortuni e problemi). Serata di debutto anche per i due italiani… e mezzo rimasti nella lega: Danilo Gallinari vestirà per la prima volta la maglia dei Washington Wizards andando a fare visita a Indiana, in quella che è anche la prima gara ufficiale del Gallo in NBA 18 mesi dopo l’ultima disputata quando ancora giocava ad Atlanta (era gara 5 della serie di primo turno dei play-off 2022, persa contro Miami).

Simone Fontecchio proverà a trovare spazio negli Utah Jazz che ospitano i Sacramento Kings, altra squadra che a Ovest vuol fare bene. Il… mezzo italiano è Paolo Banchero, che pure alla maglia azzurra ha preferito quella di Team USA, e pertanto non ha più quel fascino che aveva fino alla stagione scorsa agli occhi degli appassionati italiani: i Magic debuttano in casa contro i Rockets, in una sfida tra formazioni che guardano più al futuro che non al presente. E a proposito di italiani, ci sono importanti novità che riguardano coach Pozzecco.

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