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Basket NBA, la prima volta di LeBron e Bronny in campo assieme. "Sembrava di essere dentro "Matrix"

Una prima volta storica nel mondo NBA, seppur solo per un test di preseason: padre e figlio in campo assieme. Ma per Bronny "papà è un normale compagno di squadra".

Pubblicato:

Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

La storia, quella con la S maiuscola, la scriveranno con ogni probabilità tra qualche settimana, quando arriveranno le partite che contano, quelle di regular season. Ma a loro modo LeBron e Bronny James si sono portati avanti: per la prima volta da quando esiste il basket professionistico americano (cioè dalla fine degli anni ’40), un padre e un figlio hanno disputato un pezzo di partita assieme, vestendo la canotta della medesima squadra. Un fatto che ha reso il test di preseason tra Los Angeles Lakers e Phoenix Suns unico e (forse) irripetibile allo stesso tempo. Come in fondo unica e irripetibile è la storia che accomuna la famiglia James.

L’emozione di papà LeBron. “Il massimo desiderabile”

Gli occhi di tutti il mondo stanotte erano rivolti su quello che sarebbe accaduto all’Acrisure Arena di Palm Desert, dove in qualche modo l’appuntamento era già stato dato: padre e figlio in campo contemporaneamente, anche per soli 4’. Quelli che JJ Redick ha concesso a Bronny all’inizio del secondo quarto, lasciando però sul parquet anche LeBron. Ovazione del pubblico presente sugli spalti, occhi sgranati tra coloro che seguivano la partita in tv: la storia chiedeva solo un segnale, e puntualmente quel segnale i Lakers l’hanno mandato.

“In quel momento mi sono chiesto se ciò che stessi vivendo fosse reale o se eravamo dentro Matrix, ha ammesso LeBron a fine partita. “Un’emozione unica, penso sia una delle cose che più di ogni altra un padre può desiderare. Fino a quel momento stavo vivendo la partita in modo normale, poi appena usciti dal timeout, quando mi sono visto Bronny accanto, ho avuto un attimo di smarrimento, perché vedendolo con la palla in mano ho capito che stava succedendo qualcosa al quale comunque non potevo arrivare preparato. Ma è successo e sono felicissimo”.

Per Bronny papà è “un normale compagno”

Il successo dei Suns per 118-114 è una notizia passata decisamente sottotraccia nella notte in cui l’NBA ha ricordato una volta di più al mondo perché è davvero una lega fuori dall’ordinario. Bronny, che proprio ieri ha compiuto 20 anni, nei mesi scorsi è stato spesso attaccato dalla stampa e dai soli “leoni da tastiera” (che lo hanno definito alla stregua di un “raccomandato”, selezionato dai Lakers solo per consentire al papà di soddisfare uno dei tanti capricci), s’è goduto il momento e ha fatto spallucce di fronte alle solite malelingue.

“Quando sono entrato non ho pensato al fatto che stessi giocando con mio padre, perché in quel momento lui era semplicemente un mio compagno di squadra. E sarà così ogni volta che giocherò assieme a lui, perché è quello che devo fare”.

James jr. ha chiuso i suoi 13’ di utilizzo senza punti segnati, con un tiro da tre tentato ma sbagliato, due rimbalzi difensivi e quattro palle perse (più tre falli commessi). LeBron ha firmato 16 punti (8/12 dal campo, 2/3 dall’arco), 5 rimbalzi, 4 assist e due stoppate.

Redick li farà giocare in regular season?

Una coppia padre e figlio in campo nella stessa partita rappresenta un unicum assoluto nel mondo NBA. Ce ne sono state tante altre che, in epoche diverse, hanno lasciato un segno, ma senza mai avere l’opportunità di condividere il parquet. Tra le più note si ricordano i Bryant (Joe e Kobe), i Thompson (Mychal e Klay) e i Curry (Dell e Steph), me i James sono destinati a entrare in un’altra dimensione.

Adesso la vera domanda che tutti si fanno è quella riferita a quando JJ Redick deciderà (se deciderà) di farli giocare assieme in una partita di regular season, o addirittura di play-off. Bronny è stato inserito nel roster dei Lakers, ma potrebbe cominciare la stagione nella squadra affiliata di G-League dei South Bay Lakers (come peraltro suggerito da Magic Johnson nei giorni scorsi, che ha consigliato questa opzione per consentirgli di giocare di più e crescere più rapidamente, anziché fare tanta panchina in NBA), magari prolungando l’attesa per la prima assoluta in gare ufficiali.

Dopotutto James jr. è stato scelto alla numero 55 del Draft, e di solito chi viene selezionato così alto finisce giocoforza per transitare per una stagione (a volte anche più) nella lega di sviluppo o addirittura nei campionati europei.

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