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Bielsa choc in conferenza: bugiardi e collusi, giornalista si alza e se ne va, tutto l’Uruguay a rischio squalifica

Il ct della Celeste spara a zero contro Usa e organizzatori e attacca la stampa collusa, proteste dei cronisti mentre rischiano in 11 una squalifica

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Contro gli Stati Uniti, contro la Conmebol, contro i giornalisti. Nella conferenza di vigilia della finale per il terzo posto della Coppa America tra Uruguay e Canada il ct della Celeste, Marcelo Bielsa, ha fatto uno show in sala stampa dando scandalo e provocando una serie di reazioni, tra cui l’abbandono di un cronista che si è sentito offeso.

Bielsa difende i giocatori implicati nella rissa

Energico, arrabbiato, avvelenato: Bielsa ce l’ha con tutti, battezza i dirigenti sudamericani come “un covo di bugiardi e difende la sua squadra dopo la reazione avuta dopo l’eliminazione contro la Colombia con la maxirissa sugli spalti. “I giocatori hanno reagito come avrebbe fatto qualsiasi essere umano. Se attaccano tua madre, tua moglie, un bambino, cosa mi chiedi? Se verranno sanzionati in seguito? La sanzione dovrebbe spettare a chi ha costretto i calciatori a reagire così”.

Quando gli è stato effettivamente chiesto della possibile sanzione ai calciatori il loco Bielsa ha dato davvero di matto, accusando i giornalisti di difendere interessi fittizi. “I media non dovrebbero interrogare nessuno quando hanno prove evidenti per trarre conclusioni da soli. Il motivo che provoca una reazione fa parte dell’interpretazione che si fa della reazione che si sta valutando. Come puoi chiedermi questo quando l’unica logica che prevale è che c’erano madri di famiglia, con bambini in braccio, donne, sorelle, madri, attaccate dagli spettatori. La tutela dello spettacolo non c’entra niente con la squadra. Sai di chi è la responsabilità? Quello che dovresti chiedermi è se i giocatori hanno ricevuto le scuse da chi ha la responsabilità di salvaguardare l’integrità degli spettatori. C’è una percentuale di giornalismo che non attacca certi settori perché non conviene loro economicamente”.

Tensione in sala stampa per la parole di Bielsa

Questo è stato il momento più teso della conferenza perché il giornalista Rodrigo Romano – che lavora a Teledoce, DirecTV e anche all’AUF – è rimasto visibilmente turbato dalle dichiarazioni di Bielsa. “Quello che dici è ingiusto. La maggior parte di noi ha difeso i giocatori. Quindi, se volete scusarmi, me ne vado“, ha avvertito il giornalista, già in piedi e sul punto di lasciare il posto. “Ho parlato di una percentuale di giornalisti, non di tutto. Grazie a Dio non so chi siete voi giornalisti”, ha risposto Bielsa, che ha ripreso poi a inveire contro la stampa.

Bielsa ha guardato negli occhi i giornalisti dicendo. “Quest’uomo lascia la stanza per non avallare quello che dico. Accuso la percentuale di giornalisti che restano in silenzio, che non affrontano il potere per preservare i propri privilegi. La cosa è semplice: o si presta attenzione alle possibili sanzioni oppure si presta attenzione alla mancanza di scuse. Qui la prevenzione e la via di fuga sono fallite ed è per questo che i calciatori hanno reagito così”, ha aggiunto. “Il giornalismo risponde agli interessi, al potere. C’è una parte di giornalismo giusto e un’altra parte comprata che risponde agli interessi di ciò che il potere provoca, al denaro. Siccome non sono stupido, la prima cosa che ho detto è che non so in che proporzione, ma c’è una percentuale che non dice quello che dovrebbe dire e un’altra che dice quello che non deve dire.”

Verso la fine della conferenza Bielsa è andato poi a ruota libera. “Si agisce con paura perché si è costantemente minacciati. Tutto questo mio sfogo ha a che fare con le tante cose ingiuste successe. Tutte le bugie che sono state raccontate. Hanno fatto conferenze stampa per dire che i campi erano perfetti, così come i campi di allenamento. Questo è un covo di bugiardi. Ho già detto tutto quello che mi ero ripromesso di non dire. Non puoi continuare a illuderti che i campi siano buoni. Il responsabile del campo da gioco, che so chi è e quanto male faccia il suo lavoro, ha fatto una conferenza per mentire. Hanno minacciato Scaloni perché non parlasse più. I giocatori sono stati costretti a comportarsi così. Manca solo che ci siano delle sanzioni, è una caccia alle streghe. In un paese come gli Usa che è stato capace del Fifa Gate possibile che la colpa sia dei giocatori?».

Cosa rischiano i giocatori dell’Uruguay

Intanto è stato aperto un fascicolo dalla Conmebol per indagare su quanto accaduto sugli spalti dopo Uruguay-Colombia per chiarire la sequenza degli eventi e le responsabilità delle persone coinvolte: “Vogliamo avvisare che non sarà tollerata alcuna azione che offuschi la festa mondiale del calcio, nella quale i protagonisti e i tifosi che saranno presenti allo stadio in una finale seguita da centinaia di milioni di spettatori da tutto il mondo sono coinvolti – dice la nota – è inaccettabile che un evento come quello accaduto in questa occasione trasformi la passione in violenza. Pertanto non sarà tollerato alcun atteggiamento che violi la competizione sportiva e lo spettacolo più bello del mondo che appartiene a tutta la famiglia”.

Alla luce di questi fatti, sono 11 i calciatori che corrono il rischio di essere sanzionati, tra cui Darwin Núñez, José María Giménez, Mathías Olivera e Ronald Araújo sono i più complicati in questa vicenda ma anche Rodrigo Bentancur, Santiago Mele, Sebastián Cáceres, Emiliano Martínez, Matías Viña, Brian Rodríguez e Facundo Pellistri più un dirigente della squadra che ha lanciato un bicchiere ai tifosi. L’Uruguay ha tempo fino al 17 luglio per presentare le proprie difese e le prove necessarie per evitare o ridurre le possibili sanzioni che verranno applicate nelle prossime date delle Qualificazioni, consentendo agli indagati di prendere parte alla sfida per il terzo posto contro il Canada.

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