Stavolta i conti li ha fatti tornare, e per fortuna che i giudici non c’hanno potuto mettere bocca. Perché l’estate della boxe italiana è stata già fin troppo vessata da verdetti discutibili, al punto che Guido Vianello stavolta non ha voluto rischiare nulla. Contro il russo naturalizzato canadese Arslanbek Makhmudov il peso massimo romano ha mandato un segnale forte a se stesso, oltre che al resto del mondo: ha dominato un incontro che si preannunciava piuttosto rischioso, pensando anche alla recente sconfitta contro il nigeriano Efe Ajagba (quella si, condizionata da un verdetto oggettivamente molto discutibile) che aveva finito per spedirlo un po’ indietro nelle graduatorie per poter accedere a una chance titolata.
- Vianello, la riscossa è servita: un match perfetto
- Voglia di una chance titolata: le prospettive future
- Il rinnovo con Top Rank, un segnale di grande fiducia
- D'Ambrosi, presidente orgoglioso: "Non è tutto da buttare..."
Vianello, la riscossa è servita: un match perfetto
A Quebec City la prestazione di Vianello è stata decisamente all’altezza del compito che la card gli aveva assegnato. Makhmudov non era il classico agnello sacrificale: 35 anni, 18 vittorie su 19 ottenute prima del limite e una sola sconfitta prima di affrontare l’italiano, a detta di molti rappresentava decisamente un ostacolo scomodo. Vianello l’ha anestetizzato come meglio non avrebbe potuto fare, dominando sin dalle prime riprese e poi venendo proclamato vincitore all’inizio dell’ottava, col russo costretto a fermarsi per via di una vistosa ferita all’occhio sinistro che gli impediva di vedere.
Una ferita inferta dai pugni pesanti del romano, che ha martellato sin dalle prime riprese per poi andare ulteriormente in crescendo, impedendo qualsiasi velleità di reazione dal parte del pugile di casa. A riprova della voglia che aveva di mettersi alle spalle un periodo difficile, rilanciando le proprie aspirazioni per diventare uno dei pugili più in vista del panorama dei pesi massimi.
Voglia di una chance titolata: le prospettive future
The Gladiator, 30 anni compiuti lo scorso 9 maggio, ha ottenuto la 13esima vittoria in carriera, di cui 11 prima del limite. Il suo ruolino racconta anche di un pari contro Ibeh nel 2020 e due sconfitte, una per ko. tecnico alla sesta ripresa (causa ferita) contro Rice all’inizio del 2023 e una lo scorso aprile per split decision contro Ajagba, per la verità particolarmente contestata dagli addetti ai lavori.
Il modo col quale è maturata la vittoria contro Makhmudov potrebbe aiutarlo nel riuscire a reperire una card titolata, che è il grande obiettivo verso il quale da anni il pugile romano continua a tendere le mani. Il mondo dei massimi è certamente in fermento, pensando alla rivincita attesa entro dicembre tra Fury e Usyk e al match che tra poche settimane vedrà Joshua e Dubois sfidarsi per la cintura IBF. Vianello ha motivo di sperare in una chance al pari dei vari Zhang, Bakole, Parker e Itauma, pugili che attendono solo l’occasione propizia per poter disputare un match con una cintura in palio.
Il rinnovo con Top Rank, un segnale di grande fiducia
Vianello in America ha trovato davvero la sua dimensione. E anche se è un po’ uscito dai radar italiani, quantomeno continua a cullare il proprio sogno di rinverdire i fasti del grande Carnera.
Ad oggi il pugilato italiano, uscito con le ossa rotte da Parigi 2024 e senza grande interpreti a livello professionistico, non può che affidarsi al gigante capitolino, che pare davvero l’unico capace di poter riportare la bandiera tricolore nei palazzi più rinomati e invitanti della boxe mondiale. Il rinnovo contrattuale con la Top Rank, la società che ne gestisce l’immagine e ne cura la preparazione fisica, è il segnale che c’è chi vuol continuare a credere in Vianello.
D’Ambrosi, presidente orgoglioso: “Non è tutto da buttare…”
E non a caso subito dopo la vittoria a Quebec City è arrivata la dichiarazione “bellicosa” del presidente della Federpugilato Flavio D’Ambrosi, che ha ribadito di voler puntare forte sul romano. “Guido ha dimostrato che ha le qualità per poter competere ad alti livelli. Fa attività intensa durante tutto l’anno, ha scelto di andare a vivere in America e ha avuto grande coraggio. Sta imparando molto e merita una grande opportunità”.
D’Ambrosi però è andato oltre, rivendicando i risultati ottenuti nell’ultimo triennio dal pugilato italiano: “Abbiamo 18 pugili nei primi 40 posti delle varie categorie generali delle più importanti sigle internazionali. Abbiamo conquistato 26 titoli europei, assoluti e silver e in 6 occasioni abbiamo avuti pugili ai vertici mondiali per le sigle IBO e silver WBC. Non è tutto da buttare: abbiamo vissuto un’estate complicata, non solo per colpa nostra, ma il futuro potrà regalarci grandi soddisfazioni”.