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Boxe, sabato a Riyadh l'attesa rivincita tra Usyk e Fury, che "minaccia" il rivale: "Porrò fine alla sua carriera"

Sale l'attesa a Riyadh per la rivincita tra Tyson Fury e Oleksandr Usyk. Il britannico si sente forte come non mai: "Stavolta ci arrivo preparato"

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

In Arabia Saudita hanno capito che Natale quest’anno arriverà in anticipo: più o meno la sveglia è puntata nella tarda serata di sabato 21 dicembre, quando a Riyadh andrà in scena il secondo capitolo della saga tra Oleksandr Usyk e Tyson Fury, che per qualcuno potrebbe essere anche l’ultimo se il pugile ucraino dovesse confermarsi nuovamente campione dei pesi massimi (non più undisputed perché in estate ha dovuto rendere vacante la cintura IBF, detenuta oggi da Daniel Dubois). Altrimenti, preparatevi al terzo atto: Fury ha promesso battaglia e (soprattutto) vendetta, sportivamente parlando, ripensando alla sconfitta ai punti subita il 18 maggio scorso. Di sicuro il britannico sa di essere a un bivio: se vuol riprendersi il trono dei massimi, questa ha tutta l’aria di essere l’ultima occasione utile.

Fury e i tre mesi di ritiro (isolato anche dalla famiglia)

Pur di battere Fury, il Gipsy King ha detto di essersi isolato dal resto del mondo per tre lunghi e interminabili mesi. Non ho visto e tantomeno parlato neppure con i miei familiari, mi sono concentrato solo su questa dannata rivincita”, ha affermato in un’intervista esclusiva concessa a TNT Sport.

“Paris, mia moglie, ha capito: nessuna distrazione, solo un’attenzione maniacale verso questa sfida. È stato un lunghissimo ritiro, ma quando finirà il match so che ne sarà valsa la pena al 100%. Chiaro che non vedo l’ora che arrivi Natale per poter tornare a casa e riassaporare il calore dei miei cari, soprattutto per riabbracciare uno ad uno i miei 7 figli. Ma prima so di avere una missione da compiere”.

Ovvero, battere l’imbattuto Usyk ed estendere il suo dominio sul trono della categoria per eccellenza del pugilato. “Quando parlo di missione, so quello che dico: dovrò fargli saltare la faccia sabato prossimo. Usyk stavolta non ha nessuna possibilità di battermi. Non sono mai stato tanto sicuro di me come in questa lunga vigilia, che a differenza della precedenza è filata via liscia senza intoppi”.

La “promessa”: “Usyk da domenica sarà un ricordo”

Fury non è nuovo a certe uscite sopra le righe, a differenza di Usyk che fa della calma serafica uno dei suoi punti di forza. Quando però il Gipsy King arriva ad affermare che “sabato porrò fine alla carriera di Usyk” non sembra voler scherzare.

“Ho fatto tante sessioni di sparring in questi mesi, credo come mai ne avevo fatte in tutta la mia vita. Mi sento veramente al massimo della condizione, non ho nulla a che vedere con quello che ero a maggio. Il mio rivale deve cominciare a convivere con la consapevolezza che tra poche ore la sua carriera volgerà al termine, perché ho intenzione di vincere e di fare in modo che da domenica prossima non sentirete più parlare di un pugile ucraino campione del mondo”. I bookmakers danno Usyk leggermente avanti come preferenza, ma la distanza si è ridotta. Perché Fury è apparso davvero in gran forma, seppur (per ora) soltanto a parole.

Un match che dovrà ridare lustro al pugilato

Dal canto suo, il “gatto di Sinferopoli” ha vissuto la lunga marcia d’avvicinamento alla rivincita con grande serenità, al solito totalmente isolato dal mondo dei media. Usyk ha un carattere schivo, di poche parole: professionista impagabile e di tutto punto, 38 anni da compiere tra un mese, in carriera ha vinto tutti e 22 gli incontri disputati, di cui 14 prima del limite.

Fury era imbattuto prima della sfida dello scorso 18 maggio, persa per split decision: 34 vittorie, un pari (contro Deontay Wilder, nel 2018) e appunto la prima e unica sconfitta contro Usyk, dopo che nell’ottobre del 2023 era arrivata una vittoria piuttosto discutibile in un match più esibizione che “reale” contro Francis Ngannou. Quello però, a detta dello stesso Tyson, era un altro Fury: svogliato, poco allenato, quasi demotivato all’idea di combattere ancora per qualcosa per cui valesse davvero la pena.

Stavolta il “re gitano” giura di voler fare le cose come si deve: a Riyadh sanno di avere tra le mani un evento planetario che potrebbe ridare lustro al mondo della boxe, uscito a pezzi dalla farsa andata in scena tra l’altro Tyson (Mike) e Jake Paul. E poco importa se all’orizzonte non si vedono altri sfidanti degni di nota per il titolo dei massimi (Dubois non convince e anche Andy Ruiz jr. pare ormai essere uscito dal radar, un po’ come il decadente Joshua). Comunque vada, in Arabia sanno di aver fatto centro.

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