Lo scorso 13 maggio avevano festeggiato la salvezza, giunta in extremis grazie al 2-1 alla Reggiana. Pochi giorni dopo, però, i tifosi del Brescia sono sprofondati in un incubo: la retrocessione in C a tavolino per una questione di contributi non versati. O meglio, che il club presieduto da Massimo Cellino credeva di aver regolato con una manovra contabile che però dall’Agenzia delle Entrate hanno bocciato. Ha del surreale quanto sta accadendo nella città “Leonessa d’Italia” e, di riflesso, nell’intera Serie B. Perché dall’esito della vicenda dipendono i destini di altre tre squadre: Frosinone, Salernitana e Sampdoria.
- Brescia in Serie C, la protesta in piazza dei tifosi
- Accuse alla Sampdoria: "Perchè allenarsi ancora?"
- La clamorosa trattativa (saltata) tra Cellino e Radrizzani
- Brescia, patteggiamento come Juventus, Sinner e Inzaghi?
Brescia in Serie C, la protesta in piazza dei tifosi
Nel pomeriggio di lunedì 19 maggio 700 tifosi del Brescia, in prima fila gli ultras della Curva Nord, sono scesi in piazza contro la decisione di Lega e Figc di bloccare a tempo di record i playout. Cori contro il presidente Cellino, ma anche contro le istituzioni sportive, accusate di brigare “per salvare la Sampdoria”. In tanti si chiedono: perché bloccare gli spareggi salvezza tra Salernitana e Frosinone, riammettendo i blucerchiati retrocessi sul campo ai playout? Dovesse essere confermata la retrocessione del Brescia, la perdente del doppio confronto tra ciociari e granata sarebbe stata riammessa in B. Semplice, no? Non, evidentemente, per chi ha deciso in altro senso. Forse, maligna qualcuno, solo per rimettere in gioco la Samp.
Accuse alla Sampdoria: “Perchè allenarsi ancora?”
Altra accusa lanciata nel corso della protesta: “Come mai la Samp ha continuato ad allenarsi dopo la retrocessione?”. Già, come mai e soprattutto a quale scopo una squadra che ha chiuso la sua stagione ha continuato a prepararsi (ma per cosa?), addirittura a costo di andare incontro a umiliazioni come le maglie sfilate dagli ultras a Bogliasco? Interrogativi a cui da Genova non hanno dato (ancora) risposta, trincerandosi nel silenzio. Ma c’è un altro intreccio che lega la dolorosa vicenda del Brescia a quella della Sampdoria: la clamorosa trattativa per la cessione dello stesso Brescia da Cellino a…Radrizzani, proprio uno dei due imprenditori che hanno rilevato il club genovese da Ferrero.
La clamorosa trattativa (saltata) tra Cellino e Radrizzani
Come riportato su Bresciaoggi, Cellino – che con Radrizzani ha fatto affari e avuto scontri legati al comune impegno nel Leeds – aveva raggiunto pochi giorni fa un accordo con l’imprenditore per la cessione del Brescia. “Era fatta, ma quello che è successo ha bloccato tutto”, la rivelazione dell’ex numero uno del Cagliari. Spunta un appuntamento fissato per lunedì con Radrizzani e annullato in fretta e furia. Al momento, però, Cellino non sembra intenzionato a spendere più energie nel Brescia: “Qui non rimango un minuto di più. Adesso trovi una soluzione l sindaca, io ho passato il limite. Cosa succederà non dipenderà più da me”. E via verso Londra, lontano da polemiche, carte bollate e ricorsi.
Brescia, patteggiamento come Juventus, Sinner e Inzaghi?
L’ultimo aspetto paradossale dell’ingarbugliata situazione è che il Brescia, attraverso un patteggiamento, potrebbe garantirsi almeno i playout, evitando la retrocessione diretta. Le Rondinelle potrebbero scegliere il male minore, un po’ come hanno fatto la Juventus nel 2023 per il caso plusvalenze o Jannik Sinner a febbraio per il caso Clostebol. O come Inzaghi e Calhanoglu, più di recente, per i rapporti con gli ultras dell’Inter. Col -2, dimezzando il -4 che è la sanzione prevista per il mancato versamento dei contributi, il Brescia giocherebbe i playout da quartultima contro la Salernitana, quintultima. Cellino si è mostrato contrario a questa ipotesi. Poi però è volato via. E in società ci stanno riflettendo.