Flavio Briatore non è tornato per guardare gli altri spartirsi vittorie, pole position e tutto ciò che ne consegue: il ritorno dell’ex team principal Benetton, pronto a prendere possesso del box Alpine, passa anche attraverso segnali come la fornitura della power unit Mercedes a partire dal 2026, un’accoppiata che ha già fatto dire a più d’uno che nel futuro della Formula Uno il binomio è destinato a diventare tra i principali attori del circus.
Mentre chi quel mondo l’ha abbandonato da poco, leggi Sebastian Vettel, è pronto ad abbassare nuovamente la visiera: non in Formula Uno, ma nella suggestiva 24 Ore di Le Mans, con Porsche che gli avrebbe offerto un volante a completamento del terzo equipaggio del Porsche Penske Motorsport.
- Vettel alla 24 Ore di Le Mans non è solo una suggestione
- Alpine-Mercedes, l'ennesimo colpo di Briatore
- Perché Renault ha deciso di collaborare (di nuovo) con Mercedes
Vettel alla 24 Ore di Le Mans non è solo una suggestione
A lanciare l’ipotesi che l’ex quattro volte campione del mondo Reb Bull possa correre con il team tedesco è stato Urs Kuratle, il direttore del programma LMDh di Porsche. “Stiamo valutando diverse opzioni per rafforzare il nostro team e chiaramente avere Vettel con noi rappresenterebbe un punto di forza, perché con la sua esperienza si rivelerebbe alla stregua di un valore aggiunto. Ad oggi non escludiamo nulla”, ha concluso Kuratle.
Vettel in tempi non sospetti aveva già strizzato l’occhio alle gare endurance: “Potrebbero rappresentare una sfida affascinante, nonché entusiasmante”, si era fatto scappare Seb, interpellato sull’argomento. La scorsa estate invero la voce che s’era sparsa lo voleva di nuovo a un passo dal ritorno in Formula Uno, con Audi che stava avviando dei colloqui per capire se il tutto potesse essere o meno fattibile.
Adesso però si comincia a delineare l’orizzonte: Vettel a Le Mans sarebbe un colpo a effetto per la gara stessa, che annovera tra i suoi vincitori anche Fernando Alonso (nel 2018 e nel 2019 al volante di una Toyota), storico rivale di Seb in Formula Uno. Le ultime due edizioni peraltro le ha portate a casa entrambe la Ferrari, con ben tre piloti italiani differenti (Alessandro Pier Guidi e Antonio Giovinazzi nel 2023, Antonio Fuoco nel 2024).
Alpine-Mercedes, l’ennesimo colpo di Briatore
Tornando all’accordo Alpine-Mercedes, è chiaro che questo rappresenta un altro colpo da novanta di Flavio Briatore, tornato ufficialmente nelle vesti di consulente del marchio francese. Renault ha capito che è affidandosi alle eccellenze che può trarre vantaggio dalla competizione nel campionato per eccellenza delle corse su quattro ruote. E Mercedes, al netto delle difficoltà lamentate nelle ultime due annate, rappresenta un caposaldo nell’innovazione e nell’affidabilità.
Un tandem atipico (comunque significa mettere Renault, proprietaria del marchio Alpine, e Mercedes sotto lo stesso tetto), ma che in realtà non è nuovo a collaborazioni anche per ciò che riguarda vetture da strada (le Mercedes classe A, CLA e B per diverso tempo sono state equipaggiate con un 1.5 turbodiesel Renault in versione rivisitata, denominato OM607), pensando poi al fatto che fino al 2021 il gruppo Daimler (al quale fa capo anche Mercedes) deteneva una partecipazione nel gruppo Renault.
Perché Renault ha deciso di collaborare (di nuovo) con Mercedes
Questo nuovo accordo avrà effetto soltanto per il lato sportivo, con Mercedes che proseguirà la fornitura anche per McLaren e Williams, mentre Aston Martin dal 2025 passerà sotto l’egida Honda. Ma il nuovo motore Mercedes, al netto del cambio di regolamento previsto a partire dal 2026, promette di fare la rivoluzione: addetti ai lavori sono pronti a scommettere che potrà tornare dominante come nel decennio passato ai tempi delle ibride.
Un vantaggio innegabile per Alpine, che lo scorso anno è stata valutata 900 milioni di dollari, con una quota del 20% che è stata ceduta ad imprenditori americani. I quali, viste le difficoltà a entrare nel circus con una scuderia tutta propria (Andretti ne sa qualcosa), potrebbero anche valutare di tentare la scalata e concordare con Renault il prezzo per acquisirne la maggioranza.
Renault che è stata attenta a fare i conti in tasca: realizzare una power unit costava non meno di 140 milioni, così con 20 all’anno ne riceverà una competitiva e peraltro condivisa da altri team, così da poterne ricavare maggiori informazioni. Una mossa strategica sia sul piano sportivo, sia su quello remunerativo: farà strano vedere l’Alpine motorizzata Mercedes, ma forse l’affare lo faranno in due.