Le fiabe nel calcio esistono, ma guai ad abusarne. Perché si rischia di scadere nel banale. E poi di giocatori africani arrivati in Europa come catapultati in una nuova dimensione ne è piena la narrativa applicata al futbol. Questa, però, vale un racconto. Tra Reims e Bergamo, destinazione Atalanta. La storia di El Bilal Tourè merita di essere raccontata.
Di più: è l’emblema di quanto forza, dedizione e abnegazione possano contribuire a far realizzare i propri sogni.
- Adjamè, vicino Abidjan: la Costa d’Avorio
- Gli inizi di El Bilal
- Sotto l'ala dello zio
- CR7 e l'eredità di Zapata
Adjamè, vicino Abidjan: la Costa d’Avorio
Anche se non è dato sapere se nei piani del giovane attaccante maliano ci fosse un futuro a Bergamo, città ben diversa da quella Adjamè che l’aveva visto nascere, a un tiro di schioppo da Abidjan. Che invero sarebbe in Costa d’Avorio, ma il problema semmai è un altro: papà nella vita del giovane El Bilal non si farà mai vedere, tanto che toccherà alla mamma tirar su il giovane Tourè.
Anzi, di più: saranno i nonni a crescerlo giorno dopo giorno, lasciando così spazio alla mamma di lavorare e portare a casa qualche buon soldino.
Gli inizi di El Bilal
Di soldi adesso El Bilal ne avrà – e ne farà – tanti, ma di sicuro saprà come spenderli. Anche perché fino al 2020 praticamente non ne ha mai visti in vita sua: infanzia povera, lavoretti saltuari per aiutare i nonni, prospettive di crescita praticamente inesistenti.
Se non fosse che il calcio accorre in suo aiuto: accetta di entrare nella Lourè Academy proprio in virtù del programma del settore calcio, ma è piuttosto un’amichevole contro i rivali della Ivoire Academy, guidati dal tecnico francese Alain Tiemelè detto “Charlton”, a consentirgli di fare il primo passo.
A 13 anni El Bilal mostra già doti importanti e grazie alla firma dello zio, suo tutore legale (il padre è sparito da anni e la madre deve pensare al sostentamento di tutta la famiglia), cambia scuola e squadra.
Sotto l’ala dello zio
Due anni dopo Tiemelè passa ad allenare in Mali, all’Africa Football Elite (AFE), e Tourè lo segue (con mamma al seguito).
Le sue prestazioni diventano di pubblico dominio: attaccante versatile e poliedrico, viene convocato dall’Under 17 del Mali, dove però giocherà poco. È nell’Under 20 che trova la sua consacrazione: la Coppa d’Africa di categoria del 2019 è la vetrina perfetta per esplodere, e pur segnando un solo gol in tutto il torneo (in semifinale nei supplementari contro la Nigeria) El Bilal vince il torneo e finisce nel top 11 della rassegna.
Dal freddo alla gioia
In Europa si accorgono del diamante grezzo che si è rivelato nel torneo. Ci mettono gli occhi in tanti, anche squadre con con i giovani ci sanno fare (vedi Ajax), e allora il Reims deve accelerare le operazioni per portarlo nella regione dello Champagne.
Dove sbarca nei primi giorni di 2020, due mesi dopo aver compito 18 anni, prima dirottato nella squadra B, poi dopo sole due gare (in una è decisivo per la rimonta da 1-4 a 4-4 con gol e assiste, nell’altra segna il gol partita) passa direttamente in prima squadra.
Epico il racconto del primo allenamento: il tecnico Franck Chalençon lo vede seduto immobile nello spogliatoio al termine della seduta, letteralmente congelato dal freddo. Ma El Bilal non si arrende: dice che va tutto bene, e lentamente comincia ad assimilare le temperature europee.
CR7 e l’eredità di Zapata
Tourè ammira tanto Cristiano Ronaldo, e almeno nell’approccio che mostra sin dalle prime sedute (tanta palestra cura del corpo) ricorda molto da vicino il portoghese.
Alla fine al Reims si ambienta in fretta: 7 gare e 3 reti in poco più di un mese, prima che l’ondata Covid ne rallenti giocoforza il percorso di crescita. L’anno dopo la magia si diffonde: 33 presenze, 4 gol e un assist.
Arriva l’esordio nella nazionale del Mali, dopo che il mondiale Under 20 del 2019 l’aveva saltato per stare accanto alla madre malata. Da Reims, Tourè vorrebbe andarsene: non viene accontentato nel 2021/22, ma nell’estate del 2022 ecco che si concretizza il trasferimento all’Almeria in Spagna, dove l’attaccante ritrova la vena dei giorni migliori.
Ormai i grandi club europei se lo contendono: l’Atalanta arriva prima di tutti e investendo 33 milioni (la cifra più alta della sua storia) anticipa la concorrenza è si porta a casa l’erede designato di Duvan Zapata. Un mix di tecnica, potenza e qualità, un altro di quei ragazzi che ha saputo farcela trovando dentro di se la forza per andare avanti. Ma il meglio, si spera, deve ancora venire.