Neppure il tempo di riaccogliere Angel Di Maria e Leandro Paredes, giocatori numero 26 e 27 della storia a laurearsi campioni del mondo da juventini e ancora intenti a festeggiare in Argentina l’impresa compiuta in Qatar prima di riunirsi al gruppo di Allegri, e mentre la ripresa del campionato è sempre più vicina in casa Juventus aumentano le preoccupazioni per le conseguenze sul fronte sportivo legate all’’Inchiesta Prisma’, che a fine novembre ha portato all’azzeramento del Consiglio di Amministrazione, i cui membri si sono dimessi in blocco a iniziare dall’ormai ex presidente Andrea Agnelli.
- Juventus tra campo e inchiesta: il difficile lavoro che attende Allegri e Cherubini
- La Juve e la "manovra stipendi": giocatori e agenti a rischio squalifica
- La Juventus e l'indagine aperta dall'Uefa: le possibili sanzioni, incubo esclusione dalle Coppe
Juventus tra campo e inchiesta: il difficile lavoro che attende Allegri e Cherubini
Le certezze al momento sono ancora poche, assai inferiori rispetto a rischi teorici e paure assortite da parte della tifoseria. La prima è che Max Allegri sarà chiamato a fare un gran lavoro fuori e dentro il campo sia per fare scudo dal punto di vista mediatico quando, alla ripresa dell’attività, fioccheranno inevitabilmente le domande sulla bufera scoppiata nelle ultime settimane, sia, sul piano tecnico, per far stare concentrata la squadra sul raggiungimento dell’obiettivo minimo della stagione, la qualificazione alla prossima Champions League, da centrare assolutamente anche per motivi economici.
A supportare il tecnico livornese sarà il direttore sportivo Federico Cherubini dal momento che i due rappresentano gli unici “avamposti” sportivi rimasti in sella dopo l’addio di Pavel Nedved. Non ancora certo, invece, ma molto probabile, che il fronte dell’inchiesta riguardante le presunte plusvalenze fittizie non dovrebbe portare ad alcun tipo di punizione, né penale, né sportiva, dal momento che a riguardo il club, al pari di altri del calcio italiano, è già stato assolto.
La Juve e la “manovra stipendi”: giocatori e agenti a rischio squalifica
Molto meno nitida e di conseguenza più preoccupante la situazione per quanto riguarda la famosa “manovra stipendi”, relativa alle stagioni 2019-’20 e ’20-21, quelle segnate dalle conseguenze della pandemia di Coronavirus, legata, insieme all’ormai altrettanto nota e presunta “carta Ronaldo”, alle accuse più pesanti, che potrebbero portare a conseguenze medio-gravi, ovvero una penalizzazione da scontare nell’attuale campionato, e che quindi potrebbe ostacolare la risalita in classifica, ma anche a squalifiche nei confronti dei giocatori responsabili dei presunti accordi privati, ovvero la rinuncia pubblica a quattro mensilità che si sarebbe invece limitata a un solo mese di stipendio non versato, con il resto della somma dirottato nella stagione successiva per non appesantire i bilanci, anche ai giocatori poi ceduti sotto forma di incentivi all’esodo. Presunte “manovre” aggravate dal fatto che la Juventus è una società quotata in Borsa, da qui l’accusa di manipolazione del mercato, sebbene la Cassazione si sia espressa negativamente in merito alla richiesta del club di spostare l’inchiesta da Torino a Milano proprio perché sede del mercato azionario.
La presunta violazione delle norme sportive, ravvisata dai pm, non può lasciare tranquilla la Juve, rispetto agli articoli 93 e 94 delle Noif, le Norme Organizzative Interne Federali. Il pool di procuratori attivato dal procuratore federale Giuseppe Chiné sta lavorando su questo, ma avrebbe aperto un altro fascicolo per fare luce sul ruolo avuto nella vicenda da alcuni procuratori, protagonisti delle trattative tra società e giocatori.
La Juventus e l’indagine aperta dall’Uefa: le possibili sanzioni, incubo esclusione dalle Coppe
Altrettanto preoccupante, anzi di più per la possibile gravità delle sanzioni, l’inchiesta parallela che è stata aperta dall’Uefa. Se infatti, da una parte, l’uscita di scena di Andrea Agnelli, nemico “giurato” del numero uno Uefa Ceferin dopo la minacciata scissione per la Superlega, può portare ad una riappacificazione con i vertici di Nyon, simboleggiata dall’invito dell’ECA alla Juve per rientrare nell’associazione dei top club continentali, gli sviluppi dell’inchiesta penale e sportiva a carico della Juventus sul suolo italiano vengono seguiti con molta attenzione dall’Uefa, che lo scorso 1° dicembre ha aperto ufficialmente un’indagine sul club bianconero “in stretta cooperazione con le autorità italiane”, come scritto nel comunicato diramato dalla prima camera del Cfcb (Organo di controllo finanziario dei club). Il settlement agreement firmato tra le parti lo scorso 23 agosto rischia infatti di venire stracciato se “la situazione finanziaria del club fosse significativamente differente da quanto valutato dalla Cfcb” in passato o “ci siano nuovi fatti sostanziali”.
Ai piani alti del massimo ente calcistico continentale hanno fretta, la volontà è chiudere l’inchiesta entro giugno e proprio questa scadenza non lascia tranquilla la Juve perché scoperchia lo spettro della possibile esclusione dalle Coppe per una o più stagioni. Le possibili sanzioni sono quelle contenute nell’Articolo 29 del “Procedural rules governing the UEFA Club Financial Control Body”, ma da Nyon trapela che per arrivare a un’esclusione dovrebbero venire verificate infrazioni molto gravi.
Più probabile una multa, una trattenuta dei guadagni derivanti da competizioni Uefa o restrizioni nell’iscrizione della lista A dei giocatori per una competizione europea. Sanzioni comunque gravi e spiacevoli: il pool di legali che accompagna la Juve, guidati dal nuovo “governo tecnico” del club, il presidente Gianluca Ferrero e l’ad Maurizio Scanavino, sono al lavoro per scongiurarle.