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Caressa: nuova replica ad Adani poi rivela prossimo programma assieme alla moglie

Il giornalista di Sky si confessa a La Repubblica, ricorda gli inizi della sua carriera, la prima radiocronaca e i motivi dell'intesa con la Parodi

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Ha cominciato a 19 anni a Teleroma 56 ed oggi è uno dei telecronisti più famosi d’Italia. Fabio Caressa ha scalato tutte le tappe del successo arrivando anche a diventare direttore di Sky sport («Un’esperienza bellissima ma non lo rifarei, non c’erano orari. Poi un giorno mio figlio ha scritto in un tema che io non giocavo mai con lui. Lì ho deciso di mollare») e a La Repubblica si confessa tra ricordi e programmi futuri.

La lite con Adani

Nel corso della chiacchierata non poteva mancare un passaggio su Adani: con Lele (ex Sky con cui si lasciò malissimo) da mesi dura un botta e risposta a suon di reciproche accuse. Bordate al veleno, soprattutto da parte di Adani che di recente ha definito Caressa “un fariseo”. Secca la replica del giornalista: «Non mi scuce un baffo».

Il rapporto con Benedetta Parodi

Meglio parlare del solido legame con la moglie Benedetta Parodi: quasi 26 anni di matrimonio senza intoppi: «Non ci deve essere gelosia, sennò sei morto. Poi rispetto dei modi e dei tempi dell’altro. Però alla base ci dev’essere una quasi totale comunanza di valori, i fondamentali devono essere gli stessi. Quando l’ho conosciuta aveva una sorta di aura di luce bianca che la circonda, una cosa che andava al di là del fatto che fosse bella, intelligente. In autunno lavoreremo finalmente insieme. Un format su Netflix, Love is blind, su coppie che s’incontrano alla cieca».

La prima partita

La sua prima volta a raccontare una partita fu una radiocronaca, Lazio-Cesena, aprile 1987 («All’epoca le private erano abusive, mi davano 50mila lire da consegnare al tecnico della Sip che di nascosto ci apriva una linea telefonica. Era totalmente illegale. Al massimo avremmo potuto fare tre minuti di cronaca») poi la crescita continua. La sua paura era ed è sempre la stessa: «Arrivare in ritardo. Io arrivo allo stadio sempre due ore prima. Solo una volta sono arrivato a ridosso».

La telecronaca con Ancelotti

Caressa ricorda: «Per un Milan-Barcellona. Dovevo commentarla con Carlo Ancelotti, che mi disse: “Ti vengo a prendere alle 18,30”. “È tardi”, risposi. “No, no, dai che ce la facciamo”, ha ribattuto Carlo con la sua solita flemma. Poi sono le 18,35 e di Carlo non c’è traccia. Io friggo di ansia. Poi arriva, sereno come sempre, e naturalmente sulla tangenziale c’è un traffico spaventoso, io sono fuori di me dall’agitazione, e quando siamo a 700 metri da San Siro salto dalla macchina e corro come un pazzo verso lo stadio. Arrivo tutto sudato, mi cambio la camicia, e mi metto in postazione giusto cinque minuti prima dell’inizio…Due minuti dopo mi sento battere sulle spalle: “Sei un pirla, se rimanevi con me ti prendevi pure il caffè col presidente del Barcellona…».

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