La riflessione dopo la recente scomparsa in rapida successione di tanti grandi campioni, da Mihajlovic a Vialli allo stesso Pelé, tutti colpiti da mali incurabili, ha riacceso inevitabilmente il dibattito. Esiste un legame tra il doping, o quanto meno i farmaci – anche consentiti per i regolamenti dell’epoca – assunti dai calciatori in carriera e i diversi casi di morte, più o meno precoce, nel mondo del calcio? Per gli ex calciatori, come Marco Tardelli, non è solo un dibattito fine a se stesso. C’è anche un pizzico di preoccupazione di fondo, perché le “medicine” prese negli anni sono state davvero tante.
- Ex calciatori come il #MeToo: ora parlano in tanti
- Calcio e farmaci, le scottanti rivelazioni di Tardelli
- Il possibile legame tra doping e morti premature
Ex calciatori come il #MeToo: ora parlano in tanti
Non si tratta solo dell’ex mediano della Juventus, grande protagonista del trionfo della nazionale azzurra a Spagna ’82. La lista di chi, solo negli ultimi giorni, ha espresso timori e preoccupazioni sull’argomento è piuttosto nutrita e comprende Dino Baggio, Massimo Brambati, Florin Raducioiu e il commentatore delle partite dell’Italia sulla Rai, Antonio Di Gennaro. Tanto che c’è chi ha paragonato tutta queste serie di denunce tardive al movimento #MeToo: perché vuotare il sacco ora, magari dopo trenta o quarant’anni, e non denunciare tutto al momento?
Calcio e farmaci, le scottanti rivelazioni di Tardelli
Forse, semplicemente per paura. Nell’intervista al Corriere della Sera, insieme all’ammissione sul Micoren, uno dei farmaci dapprima consentiti e poi messi al bando per i loro effetti nocivi – “e chi non l’ha preso? – Tardelli ha parlato di maggior consapevolezza e organizzazione oggi rispetto a ieri e ha fatto rivelazioni scottanti: “È successo anche che abbia finto di prendere un farmaco. La verità è che ci fidavamo del medico della società. Non avevamo la conoscenza e la consapevolezza attuale. Col passare del tempo alcuni farmaci sono stati vietati, non si possono più usare”.
Il possibile legame tra doping e morti premature
Per Tardelli, comunque, non c’è correlazione tra morti sospette e abuso di farmaci. Forse, è solo una questione di usura, di un corpo “spremuto” per venti o più anni per trarne fuori il massimo dell’efficienza: “Spero di essere fortunato, tutto qui. Non credo che ci sia un legame diretto tra le medicine prese e la morte prematura di certi sportivi. Nessuno ha mai spiegato questa relazione. Come si fa a sostenerlo? Certo che centenari nello sport non si vedono. La normalità è 80-82-83 anni, forse perché il nostro corpo è maggiormente usurato”.