Fallito lo scambio in extremis sull’asse Roma-Milano per Sanchez, la società e Paulo Fonseca hanno elaborato le richieste di Edin Dzeko raggiungendo un fragile equilibrio che, intrinsecamente, presuppone una convivenza fino a giugno.
Juve-Roma, il ruolo di Dzeko
La classifica si è complicata dopo la sconfitta contro la Juventus, ma l’obiettivo principale della stagione è ancora abbordabile: Fonseca è ancora quarto, i margini per coltivare l’ambizione Champions rimangono anche se non si potrà permettere molte distrazioni.
Resta il problema interno, che la tregua della scorsa settimana ha congelato ma inevitabilmente non risolto. Secondo quanto riporta il Corriere dello Sport, la mezz’ora che Dzeko ha giocato allo Stadium, professionale senza brio, nonostante la pace apparente e la necessità di entrambi di ritornare a livelli di rendimento elevati, seppure con obiettivi distanti se non antitetici.
Dzeko, il nodo ingaggio
A fine stagione, infatti, si tireranno le somme, con un orientamento bilaterale che sembra molto difficile da ribaltare. Comunque vada a finire, Champions o non Champions, la Roma e Dzeko sono destinati a dividersi con un anno di anticipo sulla scadenza del contratto (7,5 milioni). Come accaduto a gennaio con l’Inter, ci sarà da discutere questo ricco ingaggio, a cui l’attaccante difficilmente potrà rinunciare e che la società dovrebbe sobbarcarsi in una fase nuova, delicata con piena disponibilità da parte della proprietà e delle casse. Anche se Antonio Conte stima il giocatore, anche se ormai ha raggiunto i 35 anni, anche se quell’accordo è tra i più elevati della Serie A.
Roma: l’addio a Fonseca, l’alternativa
Questo è uno scenario, futuribile e più che plausibile considerata la volontà di Dzeko di non essere più guidato da Fonseca. E se il tecnico portoghese dovesse allontanarsi da Roma, che cosa accadrebbe? In considerazione del contratto di Dzeko, il quale gode ancora sulla carta di un ulteriore anno di contratto, ci sarebbero i presupposti per rimanere con un nome gradito o compatibile con le sue prerogative. Sì, perché nulla è scontato, nella gestione Friednik, neanche la permanenza a Trigoria dell’allenatore.
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