La pallavolista azzurra Paola Egonu è stata scelta (insieme ad altri sei atleti) come portabandiera olimpica nella cerimonia di apertura dei Giochi di Tokyo. Un onore per lei, ma anche per l’Italia.
“Sono molto onorata per l’incarico che mi è stato dato a far parte del Cio per portare la bandiera olimpica – le parole riportate sul sito ufficiale del Coni -. Mi ha fatto emozionare appena il presidente Malagò me l’ha detto, perché mi ritrovo a rappresentare gli atleti di tutto il mondo ed è una grossa responsabilità: attraverso me esprimerò e sfilerò per ogni atleta di questo pianeta”.
IL CASO – Purtroppo, la notizia ha dato subito voce sui social ai soliti leoni da tastiera che hanno colto anche questa occasione per vomitare odio, razzismo, ignoranza, cercando soprattutto di dare a questa scelta una chiave politica. Riportiamo giusto un commento per far capire il livello della discussione: “Bravissima Paola, nominata Alfiere senza alcun merito o riconoscimento sportivo probabilmente la prima volta nella storia. Però dai è il capitano della nazionale di pallavolo… ah no. Però ehi, è nera”.
LA DIFESA -In questo caso, però, altrettanto immediato e forte è stato il movimento che si è sollevato in difesa della Egonu e della scelta del Cio.
Questo uno dei tweet che riassume alla perfezione la questione: “Per voi che ‘la ragazza è stata scelta per motivi che non c’entrano con lo sport’ lasciate che vi chiarisca una cosa: Paola Egonu è attualmente la miglior giocatrice di pallavolo AL MONDO e a soli 22 anni ha vinto di tutto e di più da assoluta protagonista. Sciacquatevi la bocca!“.
Un altro tweet è ancora più diretto: “Non è stata scelta per il colore della pelle ed orientamento sessuale, ma in quanto atleta straordinaria. Detto ciò vedere una ragazza italiana nera e lesbica portare i nostri colori mi inorgoglisce considerando la cultura retrograda del nostro paese“.