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Euro 1988, l'unica gioia azzurra di Roberto Mancini

Oggi ct che punta in alto, 33 anni fa l'allora fantasista della Sampdoria siglò il suo primo gol in Nazionale, festeggiato in maniera molto particolare...

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Euro 1988, l'unica gioia azzurra di Roberto Mancini Fonte: Getty Images

Trentasei presenze con ì quattro gol e appena quattro gettoni in partite di una fase finale di una grande competizione. E di queste, solo una giocata per intero. L’unica, peraltro, condita da una rete.È questo, in estrema sintesi, il percorso da calciatore di Roberto Mancini con la maglia della Nazionale italiana. Un vero e proprio rapporto conflittuale, quello avuto con con la ‘Squadra degli italiani’ da uno dei calciatori più talentuosi che l’Italia calcistica ha avuto negli ultimi 50 anni.

Ora che l’amore tra il Mancio e l’Azzurro della Nazionale è finalmente sbocciato, alla vigilia di Euro 2020 ripercorriamo proprio la breve, ma intensa, esperienza che l’allora fantasista jesino visse ad Euro 1988, la cui fase finale si svolse in Germania.

Meritata la convocazione sul campo, Bobby gol rischiò di stare fuori a causa di qualche dichiarazione improvvida sulla classe arbitrale resa pochi mesi prima e che fece arrabbiare l’allora commissario della Figc Franco Carraro, deciso a difendere il codice etico per chi indossa la maglia della Nazionale.

Il ct Azeglio Vicini, che lo aveva lanciato nell’Under 21, lo volle però con sé all’interno di un gruppo composto per buona parte da ragazzi promossi dal gruppo dell’Under che due anni prima sfiorarono il titolo europeo, perso ai rigori contro la Spagna.

Titolare, pur senza incantare, per buona parte delle qualificazioni e delle amichevoli pre-Europeo, Mancini fu tra gli 11 che scesero in campo dall’inizio anche nella gara inaugurale dell’edizione che oppose a Dusseldorf il 10 giugno l’Italia ai padroni di casa e grandi favoriti della Germania Ovest.

Gli Azzurri, qualificatisi alla fase finale dell’Europeo per la prima volta sul campo (dopo la partecipazione di diritto del 1968 in quanto paese ospitante), si presentarono a fari spenti, con l’obiettivo di fare esperienza in vista del Mondiale casalingo di due anni più tardi. Eppure apparve subito il marchio di fabbrica dell’era Vicini, ovvero il bel gioco.

L’1-1 finale, con i tedeschi salvati da una punizione di Brehme, sarà stretto per l’Italia, andata in vantaggio nel primo tempo grazie al primo gol, e che gol, in Azzurro proprio di Roberto Mancini, a segno al con un bel diagonale su assist di Donadoni. Solo che a quel punto il Mancio decise bene di evitare gli abbracci dei compagni per correre infuriato verso la tribuna stampa, puntando furioso l’indice verso i giornalisti rei di critiche eccessive per la differenza di rendimento tra club e Nazionale. “Questo gol è stata una liberazione – avrebbe detto nel postgara – ma io non me la sono presa con nessuno e non ho fatto gestacci”.

Tutto vero, ma l’insolito festeggiamenti per il primo gol in Nazionale non sarebbe stato che un’anticipazione della poca gloria di Mancini in azzurro. L’Europeo dell’Italia finì tra gli applausi dopo la sconfitta in semifinale contro l’Unione Sovietica, mentre per tornare a segnare in Nazionale Mancini, convocato per Italia ’90 dove però non mise piede in campo, dovette aspettare quasi cinque anni e le qualificazioni ad Usa ’94, contro Malta ed Estonia. Il feeling con Arrigo Sacchi però durò poco e negli States Roberto non andò.

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