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Giro d'Italia, 11a tappa: Ayuso marca Roglic e Carapaz ne approfitta. Del Toro intanto manda segnali

Carapaz tenta l'azzardo gli riesce, anche perché dietro Ayuso pensa a marcare Roglic e così facendo dà libertà agli altri. Tiberi sempre convincente

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

In un Giro senza un vero padrone, se si eccettua l’egemonia UAE Team Emirates XRG, ogni occasione è buona per preparare il terreno a qualche stoccata da vero intenditore. E Richard Carapaz non può non essere menzionato nel novero delle “vecchie volpi”: l’ecuadoriano piazza il quarto acuto in carriera al Giro, rinverdendo i fasti del 2019 quando mise nel sacco sia Nibali che Quintana, e facendo capire che quando la strada comincerà a salire per davvero lui non si tirerà indietro. Intanto a Castelnuovo ne’ Monti ha dato un saggio delle sue abilità, mostrando anche una discreta condizione: i big hanno indugiato e lui ne ha approfittato, risalendo fino al sesto posto in classifica. Podio possibile? Certo che si.

Del Toro va su che è un piacere: la “strana” tattica UAE

Ma ogni giorno che passa ci si rende conto che in questo Giro può davvero succedere di tutto. Anche la UAE dimostra di non avere sempre le idee troppo chiare: con Ayuso in marcatura su Roglic, va a finire che Del Toro prova a lanciare la volata (ma per chi?) guadagnando 4 secondi di abbuono sul resto della compagnia, voltandosi poi per vedere chi ci fosse alla sue spalle (domanda lecita: chi avrebbe dovuto esserci? Ayuso?…).

La sensazione, a metà Giro, è che il messicano in salita riesca ad essere performante su ogni terreno, tanto che è stato lui il primo e unico a provare ad andare a riprendere Carapaz, facendo saltare gli automatismi nel gruppo dei migliori per qualche secondo. Azione verso la quale ha dovuto desistere, perché nel frattempo Ayuso s’è ritrovato un po’ distante, deciso unicamente a guardare cosa stesse facendo Roglic, che naturalmente è andato su del suo passo.

Quanto visto nella prima tappa appenninica della settimana però è un indizio bello e buono: lo spagnolo teme solo lo sloveno, e per tutti gli altri ci saranno opportunità per piazzare l’acuto. Carapaz è stato il primo (ma probabilmente non sarà l’ultimo) a beneficiarne.

Tiberi e Ciccone, segnali incoraggianti. E occhio a Simon Yates

Del Toro ha ribadito che a lui la maglia rosa non pesa affatto. Ma a quanto pare non pesa neppure la responsabilità di provare a vincere questo Giro che grava sulle spalle di Antonio Tiberi, che degli uomini di classifica è sembrato quello più in gestione di tutti, sempre al posto giusto nel momento giusto. Mentre un segnale ha provato a darlo Giulio Ciccone, terzo al traguardo e in netta ripresa dopo la crono a tinte fosche che l’ha allontanato dalle zone alte (è a 2’09” dalla maglia rosa).

Bernal ha cercato l’anticipo, ma gli UAE l’hanno ripreso prima che prendesse troppo spazio. Degli altri, occhio a Simon Yates: è piazzato bene in classifica (1’09” da Del Toro), ha una condizione di livello eccelso, non ha alcun problema a sfruttare la tattica altrui per farla tornare a proprio vantaggio. Insomma, è un Giro aperto ad ogni scenario. Alla faccia di chi dice che c’è da annoiarsi (ma quando mai…).

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