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Giro d'Italia, la UAE ha solo l'imbarazzo della scelta: Del Toro o Ayuso, poco cambia. Tiberi e Ciccone, occasione unica

Al Giro il secondo giorno di riposo mostra quanto la UAE sia diventata competitiva anche senza Pogacar. "Vogliamo vincere, non importa con chi", spiega il diesse Maxtin. Domani una crono spartiacque

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Beata abbondanza. Quella di casa UAE Team Emirates XRG, dove anche senza Tadej Pogacar non c’è modo di annoiarsi troppo. Merito di Isaac Del Toro e Juan Ayuso, i due capitani “alla pari” della formazione che batte bandiera emiratina, che nella prima settimana di un Giro definito da tutti “piatto e noioso” hanno trovato il modo per animare e non poco la corsa. Ayuso sul primo traguardo in salita a Tagliacozzo, Del Toro nella tappa degli sterrati, quella che da Gubbio ha portato la carovana a Siena, e che ha fatto capire che la lotta per la maglia rosa potrebbe essere tutto un affare in famiglia, come nelle abitudini di casa UAE.

L’UAE è sempre più padrona: può giocare a due punte

A chi ha gridato alla “frittata”, criticando le scelte della direzione tecnica del team di lasciar andare Del Toro e non “coprire” debitamente Ayuso, il bollettino medico del secondo giorno di riposo ha offerto una risposta piuttosto netta. Ayuso infatti è stato tra coloro che sugli sterrati è rimasto coinvolto in una caduta, tanto da essersi visto costretto a mettere due punti di sutura a un ginocchio.

Da qui la scelta dell’UAE di non fermare l’azione del Del Toro: se lo spagnolo infatti dovesse ritrovarsi limitato dal problema al ginocchio, ecco che avere un’altra carta da giocare diventa essenziale per puntare al bersaglio grosso, cioè alla maglia rosa finale. Ayuso non è stato fortunato, ma non poteva essere aspettato: l’UAE ha dovuto salvaguardare le questioni tattiche e costringere i rivali a spolmonare per cercare di andare a riprendere Del Toro, che adesso potrà giocarsi le sue carte al pari del compagno di squadra.

Ma già la cronometro in programma alla ripartenza (29 chilometri da Lucca a Pisa, con 150 metri di dislivello) potrà offrire una cartina tornasole: sulla carta le corse contro il tempo dovrebbero favorire Ayuso, ma il messicano potrà dimostrare di meritare credito e fiducia.

Ayuso ecumenico: “Felice se dovesse vincere Del Toro”

Insomma, detto che l’evoluzione della tappa sugli sterrati è stata anche e soprattutto figlia degli accadimenti verificatisi lungo il percorso, in casa UAE sembra essere tornato subito il sereno. Ammesso che se ne sia mai andato, come spiegato anche da Ayuso nella conferenza stampa del giorno di riposo.

“La priorità è che la squadra arrivi a Roma con un corridore in maglia rosa, indipendentemente da chi sarà. Certo, sono venuto al Giro per vincere, ma se non dovessi farcela spero che sarà un mio compagno a farlo anche per me. Con Del Toro ci conosciamo da una vita, abbiamo corso tanto insieme e ci intendiamo a meraviglia, essendo entrambi latini.

Purtroppo la caduta di ieri mi è costata tanta fatica: sono arrivato al traguardo dolorante, per fortuna non ho forato, altrimenti sarebbe stato un problema rientrare. Ma il bilancio della prima settimana è positivo: se mi avessero detto che avrei avuto un minuto di vantaggio su Roglic, beh, c’avrei messo una firma”.

Matxin, diesse UAE: “Per noi conta arrivare in rosa a Roma…”

Il diesse Matxin Joxean Fernandez ha ribadito che da parte del team non c’è mai stato alcun problema: “La situazione è sempre stata limpida e siamo felici di avere due corridori davanti a tutti. Siamo nelle condizioni ideali per poter fare la nostra corsa, senza doverci inventare nulla, perché sono gli altri che dovranno farlo per attaccarci.

La cronometro di domani ci offrirà un quadro più definito e ci aiuterà a stabilire anche quale tattica seguire nel proseguo della corsa. Detto ciò, a noi interessa vincere il Giro, e farlo con Ayuso, Del Toro, Yates o McNulty va bene alla stessa maniera”. Concetto chiaro, ripetuto fin quasi allo sfinimento: la squadra viene prima di tutto, e toccherà ad Ayuso riaprire i giochi.

Roglic, strada tutta in salita. Tiberi e Ciccone, ora o mai più

Quanto agli avversari, Primoz Roglic al solito s’è fatto male da solo. La caduta sugli sterrati è l’ennesima piaga con la quale deve fare i conti in un grande giro, e rischia di averlo messo già fuori dai giochi per la generale. Lo sloveno avrà la crono per recuperare terreno, ma la concorrenza è ampia e senza l’aiuto di Hindley in salita (resta solo un monumentale Giulio Pellizzari a potergli dare una mano, come ha fatto già a Siena) le prospettive sono a tinte fosche.

Diverso il discorso da fare per gli italiani: Antonio Tiberi a cronometro non ha brillato a Tirana, ma se dovesse redimersi nella tappa di martedì allora potrebbe letteralmente spiccare il volo e mettere nel mirino almeno un podio, che poi sarebbe comunque un upgrade rispetto al quinto posto dell’anno passato.

Anche Giulio Ciccone però è in lizza per fare qualcosa di grande: la Lidl Trek sin qui ha corso benissimo, ha uomini e mezzi per poterlo assecondare e per questo, qualora dovesse far bene a cronometro, ecco che potrebbe trovare poi il terreno ideale per incidere nell’ultima settimana. Per i due italiani, se non è un’occasione più unica che rara, beh, poco ci manca.

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