La vittoria, di Verstappen; il secondo posto, di Norris; il trofeo vinto, da Verstappen; la bottiglia di spumante, a Norris; il trofeo in frantumi, di Verstappen; la bottiglia della discordia, di Norris. Ha detto anche questo, il gran premio di Ungheria, oltre a confermare lo strapotere dell’olandese e certificare il buio pesto in casa Ferrari. Accantoniamo per un istante il Cavallino, che non diverte più, per quattro sane risate. Accade tutto a margine del Gp.
- La nona sinfonia di Max va... in frantumi
- La gioia di Lando, incontenibile
- La cronaca di una "malefatta"
- La magnum e il trofeo: una storia triste
- Effetto domino: le bollicine e i cocci
La nona sinfonia di Max va… in frantumi
Un trofeo appena vinto, quello di Max Verstappen al termine del trionfo – l’ennesimo: 44 vittorie in carriera per l’olandese 25enne, la nona stagionale è arrivata sul circuito dell’Hungaroring – messo a referto in Ungheria.
Ormai non fa più notizia, perché dilungarsi? Stavolta è diverso: a differenza di tutti gli altri trofei portato a casa dall’iridato di Formula 1, questo arriverà nella bacheca personale di Versatppen in cocci. Rotto, frantumato.
La gioia di Lando, incontenibile
Si ricorderà per sempre, Max, di Budapest 2023 e, associata all’immagine da cartolina del circuito ungherese, ci sarà – indelebile – il “faccione” tra lo sconcertato e l’imbarazzato di Lando Norris.
Responsabilità tutta del pilota Mclaren se a Max resta un cimelio a metà. Nessun gesto volontario, sia chiaro, semmai l’esuberanza al termine di un Gran Premio che ha visto Norris mettere in archivio un secondo posto che, pur non essendo un debutto assoluto sul podio, entra di diritto nella storia personale del britannico, mai due volte a podio consecutivamente. Stavolta Norris ha bissato il piazzamento d’onore del Gp di Silverstone dello scorso 9 luglio e, quando c’è stato da far festa, non se l’è fatto ripetere due volte.
La cronaca di una “malefatta”
Tra le Red Bull di Verstappen e Sergio Perez, in Ungheria, finisce una McLaren: quella di Norris. È il volto della gioia: lo manifesta appena scende dalla monoposto, lo esterna nel corso delle interviste e lo dimostra – genuino, sanguigno, passionale – anche sul podio.
Finiscono di echeggiare il secondo dei due inni, quello austriaco per celebrare la vittoria della Red Bull dopo l’olandese per Verstappen, e Norris, frenato durante l’esecuzione dal rispetto che si deve agli inni, non lo ferma più nessuno. Impazzisce che anche vederlo è un godimento. Poi, il disastro.
La magnum e il trofeo: una storia triste
Gli finisce tra le mani la magnum di spumante da stappare per dare il là al cerimoniale del bagno colettivo: Verstappen e Perez si inondano a vicenda, Norris temporeggia, armeggia. Vuole aprire il bottiglione a modo suo. Nella testa sa cosa deve fare: far saltare il tappo con una bella botta ala bottiglia, da sotto, facendola sbattere contro un appiglio.
A un tiro di schioppo c’è il gradino rialzato che spetta al primo classificato ma Verstappen non è già più lì. Fuggito verso sinistra a far baldoria con Perez. Sul bordo destro di quel suo podio guadagnato di diritto, Verstappen ci ha lasciato, incustodito, il trofeo di giornata.
Effetto domino: le bollicine e i cocci
Ed è proprio tra quei 10 centimetri che separano il trofeo dalla fine del podio che Norris decide di picchiare al suolo la magnum. Effetto domino: la boittiglia si apre magnificamente e inizia a schizzare spumante verso l’alto, il trofeo di Verstappen – subito il contraccolpo – cade giù, picchia sul suolo e si frantuma.
Norris, sornione, sembra accorgersi ma non focalizzare, continua la festa e raggiunge Max che, a distanza, se n’era accorto già Eccome. In un tocco di classe e signorilità, Verstappen ci ride su e scherza anche con Norris. Ci si diverte, insomma, in Formula 1: specie quando si vince o ci si va molto vicino. Lo sanno bene Leclerc e Sainz e lo sanno benissimo in casa Ferrari. Dove di sorrisi, da un po’, non ce ne sono.