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Ibrahimovic scatenato: bordate a Balotelli, carezza a Lukaku e gli scudetti della Juve

Lo svedese racconta gli aneddoti dei suoi inizi con Mino Raiola e ripercorre i momenti migliori della sua carriera in Italia tra Juve, Milan e Inter

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Dario Santoro

Dario Santoro

Giornalista

Scrive, commenta, racconta lo sport in tutte le sfaccettature. Tocca l'apice quando ha modo di concentrarsi sule interviste ai grandi protagonisti

Il suo arrivo sul palco del Festival dello sport di Trento è stato preceduto da una splendida coreografia con tanti bambini che vestivano le maglie di tutte le maglie indossate da lui in carriera, dall’Inter al Milan passando per Juventus, Barcellona, Psg e Ajax: Zlatan Ibrahimovic è stata la chiusura col botto dell’evento organizzato dalla Gazzetta. Lo svedese si è confessato a cuore aperto, parlando di tutto dalla sua infanzia (“ero bravo a calcio anche da piccolo”) al suo futuro.

Ibrahimovic ricorda i momenti difficili all’Ajax

All’Ajax dovette confrontarsi col fantasma di van Basten.: “Era difficile all’inizio, tutti si aspettavano che facessi cose come lui ma non ero ancora pronto. Ero appena arrivato dalla Svezia, non ero pronto anche se tutti si aspettavano magie, non era facile, stavo per tornarmene in Svezia ma non ho mollato ed è andata sempre meglio”.

Ibra ricorda il suo agente storico Mino Raiola e un famoso pranzo

Ad un anno e mezzo dalla morte di uno dei più grandi agenti sportivi nel mondo del calcio, non poteva mancare il ricordo intimo di Ibra e gli aneddoti del suo rapporto con Mino Raiola: La mia carriera è iniziata con lui. Era il terzo anno all’Ajax. Come ho conosciuto Rino, ho fatto l’arrogante, e anche lui. Dopo un po’ ho mollato, perché mi serviva veramente Mino. E dopo tre mesi mi ha portato alla Juventus. Il primo incontro? Eravamo al sushi. Arrivo con una bella macchina, un bell’orologio, una bella giacca. Entro con Mino, lui fa un ordine come se fossimo in 8 persone. Mi fa: “Ci penso io, non preoccuparti”. Parliamo di tante cose e mi tira fuori dei fogli, con i gol e le statistiche degli altri attaccanti: Vieri, Sheva, Inzaghi. Avevano statistiche differenti da Ibracadabra.

Le mie statistiche erano: 20 partite, 5 gol. Con queste statistiche dove ti porto, mi ha detto. Io gli ho detto che con altre statistiche anche mia mamma mi vendeva, per questo mi serviva lui per fare il miracolo. Siamo diventati forti insieme, lui è diventato più forte di tutti nella sua categoria ed io nella mia. Poi un’altra cosa su quel pranzo. Mi chiede: “Vuoi diventare il più ricco o il più forte del mondo?”. Io rispondo: “Il più forte”. Lui: “Bravo, il più forte diventa anche il più ricco”. Questo era Mino”.

Ibra e la sofferenza durante il periodo di malattia di Mino Raiola

La malattia di Raiola ha condizionato non poco l’umore e le giornate di Zlatan Ibrahimovic: “Ero con Mino quasi tutti i giorni nel suo ultimo periodo di vita. Non era facile, quando vedi una persona in difficoltà è difficile. C’era tanta emozione. Volevo togliergli il pensiero fisso della malattia, gli portavo energia e positività invece di parlare della sua malattia. Lui pensava sempre agli altri e non a sé stesso. Era sempre dietro i giocatori, venivano sempre prima loro e poi lui. Ed è stato così anche negli ultimi mesi. Metteva me davanti a tutti e non se stesso. Mi ha detto di fare quello che mi rendeva felice. È stato molto forte, era forte”.

La polemica di Ibrahimovic sugli scudetti annullati alla Juve

C’è chi dice che siano 38, chi 36. Per Ibra non ci sono dubbi: “Sono 38, non 36. Perché abbiamo lottato tutti i giorni per tutte le partite e abbiamo fatto tutto in campo. Chi era in quella squadra sa cosa ha fatto: abbiamo dimostrato che eravamo i più forti in Italia. Per questo dico che sono 38″.

Le critiche si Ibra a Balotelli: “Talento sprecato”

Su Balotelli, Ibrahimovic non le manda a dire e lo critica aspramente: Quando un ragazzino ha l’occasione di sfruttare il suo talento… Lui ha avuto tante occasioni, non ne ha presa neanche una. Ce ne sono tanti che vogliono avere solo un’occasione, lui ha perso tutte le occasioni avute”.

Non si ferma qui Ibra nelle critiche a Balotelli e sostiene che Leao sia meglio: “Non si possono neanche paragonare ma se Leao sul tacco in Champions fa gol allora è un genio. Solo i geni capiscono cosa devono fare lì. Per questo lui è là e Balotelli è in tribuna”.

Juventus, Milan, Inter, Barcellona: Ibra non ha dubbi sul miglior momento della sua carriera: “All’Inter mi sentivo più forte di quando ero alla Juventus, era una crescita normale. Mi sentivo più completo ma non al massimo. Facevo quello che dovevo fare, aiutare la squadra nel miglior modo possibile. Mancini mi dava fiducia e responsabilità. Poi è arrivato Mourinho, era totalmente differente da Mancini. Ma sentivo che stavo crescendo piano piano per arrivare agli obiettivi”.

Ibra ha sempre voluto lasciare un suo segno indelebile ed in nerazzurro ci è riuscito: “L’Inter prima di me non vinceva lo Scudetto da 17 anni, poi l’abbiamo vinto per tre anni di fila. Tanti campioni hanno giocato all’Inter senza vincere lo scudetto. Allora pensavo che se fossi andato lì e avessi vinto sarei entrato nella storia del club. Ho visto squadre vincere la Champions ma non il campionato”.

Ibra racconta le difficoltà del suo passaggio dal Barca al Milan

Dal Barcellona al Milan, tutta la diatriba estiva dal trofeo Gamper alla chiusura con i rossoneri: “Non era un momento facile per me, l’allenatore del Barca voleva vendermi a tutti i costi. Poi è arrivato il Gamper contro il Milan, il Milan parlava con Mino per capire che fare. Quando sono venuti a Barcellona, eravamo nel tunnel prima di entrare in campo. Tutti i giocatori del Milan dicevano: “Dopo la partita torni con noi”. Nesta, Pirlo, Ronaldinho, dicevano tutti: “Torni con noi”. Dopo la partita è arrivato Dinho negli spogliatoi, mi ha preso la mano e mi ha detto: “Dai, andiamo a casa”.

Ibra racconta di quando Galliani lo raggiunse a casa per chiudere l’accordo e della carta di credito non funzionante: “Mia moglie Helena non sapeva chi fosse.. “È il big boss del Milan, le risposi”. “E che vuole?”. “Vuole che andiamo al Milan”. E lei: “E cosa aspettiamo allora?”. E alla fine hanno trovato un accordo con il Barcellona. Alla sera siamo andati a cena, Galliani tira fuori la carta di credito ma non funzionava. Era dopo il mio transfer. Allora dico: “È già finito? Pago io”.

Ibra e il tradimento di Galliani per venderlo al PSG

Quello che proprio non andò giù ad Ibra fu la sua cessione improvvisa dal Milan al PSG, nonostante Galliani gli aveva detto che non sarebbe mai successo: “Non volevo muovermi dal Milan. Prima di andare in vacanza, so come funziona prima dell’estate, ti arrivano chiamate, ho detto a Galliani: “Per favore posso vederti 5 minuti”. Lui mi ha detto di sì. Gli faccio: “Per favore mi prometti che non mi vendi? Non voglio andare via dal Milan, sono felice e la famiglia sta bene”. “Va bene, non ti preoccupare”. Dopo tre settimane, ero in vacanza, mi chiama Mino. Non rispondo. In un’ora 10 chiamate perse.

Capivo che c’era qualcosa che non andava. Rispondo a Mino: “Non voglio andare via, da nessuna parte”. Lui: “È già tutto fatto al PSG”. “PSG? No no, sto bene al Milan”. Hanno venduto me e Thiago Silva in un pacchetto, lui aveva già un accordo. Prima di andare in un club ti immagini come sei in quella maglia, come fai gol in quello stadio. Poi parlavo con Leonardo: “Giochiamo fuori casa in uno stadio da 2mila persone, non mi arriva l’adrenalina”.

Ibra dice la sua sul calcioscommesse e su Tonali

Ibra era all’oscuro di tutto ma riferisce che se avesse saputo anche solo qualcosa su Tonali lo avrebbe aiutato subito: “So poco di questa storia. Mai sentito da lui, mai visto in difficoltà e mai visto che stava male. Giudicare prima di sapere non si sa. Poi se è malato di scommesse bisogna aiutare, è come una droga. Purtroppo non lo so, non pensavo… Poi bisogna capire se andava al casinò, anche io sono andato al casinò. Poi se ha fatto scommesse sul calcio da professionista è un’altra storia. Ma se uno gioca a blackjack… ognuno fa quello che vuole con i suoi soldi. Bisogna capire com’è la situazione”.

Ibra torna sulla polemica con Lukaku

C’è spazio anche per l’annosa polemica con Lukaku e di quel testa a testa nel derby: “Mi dispiace, molto. Lo conosco, ho giocato un anno con lui. Non mi aspettavo quell’atteggiamento, lo conosco da Manchester. In Italia ti fanno diventare qualcosa che non sei, colpa vostra, dei giornalisti. Lo avete fatto sentire qualcosa che non è, allora forse lui si sente re di Milano e del campionato, ma non era da lui. Mi ha sorpreso, quello che lui ha fatto non è da lui. Quello che ho fatto io sì….”.

Infine sul futuro dice: Quanto è passato da quando mi sono ritirato? 3-4 mesi? Ho una libertà totalmente differente. Sto facendo cose per me stesso. Sto prendendo tempo per capire cosa voglio fare. ci sono più offerte ore che quando giocavo. Se entro in qualcosa voglio fare la differenza, essendo me stesso. Non voglio entrare in una situazione come simbolo. Ho avuto qualche meeting col Milan. Il boss, l’altro boss. Parliamo. Vediamo dove si arriva. È il momento di conoscerci. Poi se uno può portare qualcosa fa effetto, se non può portarlo non fa effetto. Se mi danno il contratto per continuare a giocare fa effetto… Vediamo”.

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