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Il 'Lupo' Jorginho: dal monastero di Verona al tetto d'Europa

Arrivato in Italia a 15 anni, il Verona non poteva tesserarlo e affidò Jorginho a una comunità di preti: "Ho discusso per fargli dare da mangiare".

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Il 'Lupo' Jorginho: dal monastero di Verona al tetto d'Europa Fonte: Getty Images

Forse non vincerà davvero il Pallone d’Oro come qualcuno ipotizza da settimane, ma non c’è dubbio che il 2021 sia stato l’anno della sua definitiva consacrazione.

Jorge Luiz Frello Filho, meglio conosciuto come Jorginho, qualche settimana fa infatti ha sollevato al cielo la Champions League col Chelsea e domenica sera potrebbe laurearsi nuovamente campione d’Europa con l’Italia. Già, l’Italia.

In realtà Jorginho è nato a Imbituba, città brasiliana da cui è partito sognando un futuro migliore nel nostro Paese. Gli inizi però sono stati decisamente difficili per un ragazzino di soli quindici anni costretto spesso a saltare la colazione perché non aveva abbastanza soldi. A concedergli un’occasione, come raccontato a ‘La Gazzetta dello Sport’, è Riccardo Prisciantelli ovvero il direttore sportivo del Verona fino al 2010 al quale Jorginho deve anche il suo primo soprannome: Lupo. “Ricordo quel giorno come fosse oggi. Era il 2007, mi chiama un imprenditore veronese che lavora in Sudamerica. Mi propone dei giovani calciatori, gli dico che il mio club ha zero budget e se vuole può portarli in Italia. Tutti gli riconoscevano la grinta di un leone, lui per me è un lupo. Non si vede spesso, in campo fa il triplo e lavora più di tutti. Per quanto ha sofferto merita il Pallone d’Oro”.

Al ragazzino venuto dal Brasile col sogno di sfondare nel calcio bastano pochi allenamenti per convincere tutti di avere tra le mani un potenziale gioiello. Ma il Verona, allora in Serie C, non può tesserarlo. E così il piccolo Jorginho finisce in un monastero. “Stavo arrivando al campo, mi chiama il massaggiatore perché aveva visto il giovane palleggiare. Era estasiato. Lo portavamo agli allenamenti e alle partite della Berretti. Ci è voluto molto tempo prima che riuscissimo a tesserarlo. Era quasi un infiltrato, non poteva vivere in convitto con i compagni. Lo affidai a una comunità di preti per dargli un letto e un pasto caldo. Ai monaci facevo delle offerte. Non sempre avevo soldi, una volta ho discusso con uno dei frati per dare a Jorginho da mangiare . Al ragazzo regalavo 20 o 50 euro quando potevo. Faceva lo stesso Rafael, il portiere brasiliano della prima squadra. Era l’unico modo che avevo per permettergli di studiare, imparare la lingua e giocare”.

Nonostante le evidenti difficoltà, dovute anche a un fisico troppo esile per il calcio italiano, Jorginho non molla. Anzi. “Non immagino le lacrime versate nelle notti in quella stanza buia e triste. So solo che non ha mai mollato. Comprai qualche attrezzo per allestire una piccola palestra nel centro sportivo. Lui arrivava all’alba e continuava finché non lo costringevamo ad andare via”.

E proprio a Verona l’italo-brasiliano incrocia per la prima volta l’uomo che gli cambierà la carriera: Maurizio Sarri.  “Mi chiese di portargli qualcuno dalle giovanili. Vide Jorginho e se ne innamorò, ecco perché lo ha voluto al Napoli e poi al Chelsea. Senza contratto, ogni allenamento era un rischio. Se si fosse infortunato sarebbero stati guai. Per dargli una chance ho rischiato la carriera. Il tecnico lo voleva in gruppo, io lo inserii nella lista del pre-ritiro natalizio. Avrei fatto di tutto per lui”.

Qualche anno dopo, infatti, sarà proprio il tecnico toscano a costruire intorno a lui il Napoli più bello degli ultimi anni. E sarà sempre Sarri a portarlo a Londra strappandolo addirittura alla serrata corte del Manchester City di Guardiola, come raccontato dallo stesso Pep qualche tempo fa. “Siamo stati vicini ma alla fine Jorginho ha deciso di rimanere con Sarri. Ho sempre detto che voglio giocatori che desiderano venire qui. Lui non lo voleva. Ci abbiamo provato, abbiamo creduto fosse chiusa ma all’ultimo momento ha deciso per il Chelsea”.

Una scelta che si rivelerà azzeccata dato che Jorginho a Londra ha già conquistato Europa League e Champions League. In attesa di colorare d’azzurro Italia il cielo di Wembley.

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