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Il ritorno a Napoli del capitano: la coerenza e l'eccezionalità di Marek Marekiaro Hamsik

Contro il Barcellona, c'è anche lui in tribuna: il capitano più normale e più amato del Napoli che non tornerà per ora a vivere qui. Almeno non in questa fase così complicata per la squadra

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

A vederlo lì, in tribuna, si blocca anche quel tempo ormai imperterrito che lo ha condotto altrove. Lontano da Napoli, lontano da Castelvolturno. Non ha salutato con gli onori dovuti a un capitano, Marek Marekiaro Hamsik.

Non ha tenuto un discorso autentico, espresso il perché delle scelte del giocatore, dell’uomo e della solitudine rispetto a un sistema che lo avrebbe premiato se solo avesse ceduto un frammento di quella normalità che aveva conquistato, e difeso, in quel suo fortino edificato alla ricerca di uno spazio per sé.

Come si diventa Marek Marekiaro Hamsik

Marek Hamsik appartiene a quella categoria di giocatori che hanno saputo suscitare ammirazione, stima più per le omissioni che per le dichiarazioni abusate, più per la concretezza che grazie a una qualità affabulatoria pur godendo dell’amore incondizionato della tifoseria.

Un personaggio letterario, ribattezzato Marekiaro pure se gli anni trascorsi al Napoli li ha passati in uno spazio che è distante anni luce dalla meraviglia di Posillipo o l’eleganza di Chiaia.

Fonte:

Il ritorno di Marek Hamsik al Maradona

L’erede di Pavel Nedved

Eppure aveva le qualità tecniche e una visione di gioco spropositata che avrebbero meritato palcoscenici forse più imponenti, titoli adeguati al suo talento, a quel potenziale che ha espresso con metodo senza però riuscirci in quello che avrebbe definito un grande club.

Che cosa fa di una società un grande club, poi? I titoli? Gli ingaggi? Il blasone? Anche questi contribuiscono a costruire il mito attorno al calciatore. E avrebbero potuto sedurre pure Hamsik, se non fosse che perché ciò avvenga in un n uomo, prima ancora che nel calciatore, deve annidarsi l’ambizione. Invece Marek, l’erede designato di Pavel Nedved, è rimasto un uomo tranquillo, pragmatico pur esibendo cresta e fantasia, come pochi altri. Napoli ha avuto personalità straripanti, maiuscole come Diego Armando Maradona. E Marek era attore protagonista, sempre.

Il ritiro a 36 anni

A giugno Marekiaro ha annunciato il ritiro, formalizzando una condizione che di fatto lo accompagnava da un po’ perché gli eventi vanno decifrati quando c’è da indagare, non quando è lampante, chiaro in quale direzione si sta andando. Gli è capitato di dover lasciare Napoli e poi vederla diventare il fulcro culturale del Paese, emanciparsi dagli stereotipi e guadagnarsi una sequenza di riconoscimenti prestigiosi e, a corollario, pure lo Scudetto che negli anni partenopei costituiva un sogno magnifico, ma pur sempre un sogno.

Nell’anno di grazia dello Scudetto numero 3, Marekiaro studiava l’epopea distante dall’Italia e dal Golfo con addosso la maglia del Trabzonspor, l’ultima. Con Hamsik, il centrocampista migliore che la Serie A ha avuto nell’ultimo decennio, il Napoli continuava a non vincere quasi niente, e ciò nonostante Marek fosse in grado di giocare con entrambi i piedi, impostare l’azione e segnare, avere visione di gioco e farsi cinico al momento di calciare.

Fonte: ANSA

Hamsik con Lorenzo Insigne

Gli inizi a Bratislava

Pavel Nedved, lo citiamo di nuovo e non solo perché arrivano dall’Est entrambi, lo aveva indicato come il suo naturale erede anche se la Cecoslovacchia non esisteva già più se non nei libri di storia. Aveva incominciato a giocare a Bratislava, in Slovacchia quando aveva 4 anni e non aveva più smesso, rimanendo nella squadra dello Slovan Bratislava con il medesimo entusiasmo di quando era un bambino.

Brescia e il passaggio al Napoli

Forse anche allora non era abbastanza ambizioso per aspirare ai top club: a Brescia è arrivato quasi per caso, grazie a quegli strani incroci dell’esistenza che hanno consentito a Marek di arrivare in Lombardia poco più che ragazzino. E da ragazzino esordisce in Serie A, a 17 anni, contro il Chievo nella stagione 2004-2005.

Quando si trasferisce a Napoli, Hamsik nel 2007 è poco più grande di quel diciassettenne: il centrocampista slovacco viene acquistato da Aurelio De Laurentiis per 5,5 milioni. Si stabilisce poco distante da Castelvolturno, mica al centro di Napoli ed è in questi luoghi che si costruire il suo quotidiano, il suo equilibrio familiare.

Nel 2014 sposa Martina, dalla quale ha avuto tre figli. Sua sorella ha sposato Walter Gargano, suo compagno di squadra negli anni partenopei, a testimoniare quanto sia sempre stato discreto, quasi normale lo stile di vita adottato in questi 12 anni vissuti in azzurro. Di opportunità di andarsene, prima di chiudere lontano dalla Serie A la sua carriera da calciatore ce ne sono state, di importanti pure come quando il Milan parve disposto a fare carte false per Marekiaro.

Fonte: ANSA

Capitan Hamsik

I record con il Napoli

Magari avrebbe vinto qualche trofeo in più, a parte le due Coppa Italia e una Supercoppa che sono poi il suo bottino, in dodici anni di amore folle e sei da capitano osannato. Giocatore del Napoli con più presenze totali ovvero 520, giocatore del Napoli con più presenze in Serie A pari a 408 e giocatore del Napoli con più presenze in competizioni UEFA con 80 partite. E 121 gol, chapeau. Piaceva a ogni allenatore: Mazzarri, Ancelotti, soprattutto Sarri.

Rimarcare con il suo ritorno a Napoli le infinite possibilità di un ricongiungimento coincidono con n l’evidenza di una cosa lasciata in sospeso: è andato via male, Hamsik. E non se lo meritavano né lui, né i suoi tifosi di sentire questo senso di incompiuto, di qualcosa da chiudere. Se vorrà tornare a Napoli – per allenare, per fare il dirigente, o quel che reputa più consono – non è adesso. Stavolta sì, merita di più e anche maggior rispetto per tutto quello che ha dato. Ed è, poi, una questione di coerenza, qualità che non gli è mai mancata.

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