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Immenso Andy Diaz! Basta un salto per vincere l'oro mondiale indoor con record italiano

Favolosa prestazione dell'italo-cubano ai mondiali indoor di Nanchino: gli basta un unico salto a 17.80 per conquistare il secondo oro in 2 settimane

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

L’Italia dell’atletica si gode uno strepitoso Andy Diaz: il cubano, naturalizzato italiano, trionfa letteralmente nella finale del salto triplo ai mondiali indoor di Nanchino, dove con la misura di 17.80 piazza il nuovo primato nazionale e conquista un oro di un valore assoluto, che bissa quello conquistato un paio di settimane fa agli Europei di Apeldoorn, in Olanda. Il salto rappresenta anche la migliore prestazione stagionale a livello internazionale, rendendo merito a un atleta che azzecca la misura giusto all’interno di una gara che di fatto è durata lo spazio di un unico tentativo, tanto era altisonante la misura.

Un salto nel futuro: 17.80 e l’oro è già in tasca

La bravura di Diaz sta appunto infatti nel trovare il salto che lo consacra nella storia dell’atletica italiana (e non solo) al primo tentativo, mettendo subito un’ipoteca grossa così sulla conquista della medaglia d’oro. Staccatissimi i rivali di giornata: il cinese Zhu è argento con 17.33, il brasiliano Dos Santos si porta via il bronzo saltando 17.22.

Diaz di fatto ha rifilato mezzo metro ai suoi avversari, tanto che dopo un nullo nel secondo salto ha preferito attendere che gli avversari completassero il terzo e il quarto giro (il meccanismo prevedeva l’eliminazione progressiva degli atleti, scremandoli dai 15 iniziali: in 10 avrebbero saltato al quarto giro, poi 8 al quinto e infine 6 al sesto), salvo poi optare per rinunciare anche al quinto e all’ultimo salto, dal momento che erano trascorsi tanti minuti dall’inizio della finale e non c’era bisogno di prendersi rischi inutili. Alla fine così è bastata una stoccata per rifilare distacchi abissali a tutti e mettersi al collo la medaglia del valore più pregiato, ritoccando anche il suo record personale di 17.75 ottenuto all’aperto a Firenze il 2 giugno del 2023.

Che storia: la fuga da Cuba, l’accoglienza di Fabrizio Donato

La storia di Diaz ha fatto parlare e non poco nei mesi che hanno preceduto le olimpiadi di Parigi, le prime nelle quali ha difeso i colori azzurri, centrando un bellissimo bronzo. Dopo i giochi di Tokyo, il triplista decise di non fare ritorno a Cuba, preferendo trasferirsi in Italia, al netto però di tante incognite e di qualche giorno dove dovette “nascondersi” da occhi indiscreti.

Poi l’incontro con Fabrizio Donato, uno dei suoi grandi idoli sportivi, che nel frattempo è diventato il suo allenatore e che lo accolse letteralmente a braccia aperta a casa sua, a Castelporziano. La cittadinanza italiana ottenuta per meriti sportivi (è stato inserito nel gruppo delle Fiamme Gialle) gli ha permesso di ricominciare a gareggiare e una volta che è arrivata l’opportunità di essere tesserato con la FIDAL il buon Andy ha ripagato l’accoglienza e la fiducia centrando tre medaglie nei primi tre appuntamenti ai quali ha partecipato con la maglia della nazionale, dal bronzo di Parigi alle medaglie d’oro della stagione indoor 2025.

Promessa mantenuta: “Avevo detto che avrei vinto…”

Per dare l’idea di quanto fatto da Diaz, basti sapere che il 17.80 saltato a Nanchino è la quinta prestazione all time al coperto, nonché la 23esima assoluta nella disciplina. Sebbene fossero assenti Jordan Diaz e Pedro Pichardo, saltatori cubani che si presero le prime due medaglie a Parigi, il messaggio mandato da Andy è stato potentissimo: “So di essere uno al quale piace mantenere la parola, e siccome avevo detto che avrei vinto ho voluto tenere fede alla promessa fatta”, ha commentato Diaz a fine gara.

“Parigi ha aperto il “rubinetto”, poi è arrivato l’oro Apeldoorn e adesso l’oro ai Mondiali in Cina: i risultati parlano da soli, ci vediamo ai Mondiali di Tokyo in estate. Mi è soltanto dispiaciuto aver tolto il record indoor a Fabrizio, ma la prima cosa che mi ha detto è stata “va bene così, l’hai fatto in un mondiale, quindi ti perdono”. Anche se nella testa c’è già un altro record da attaccare, il favoloso 18.29 di Jonathan Edwards a Goteborg 1995, ancora oggi primato mondiale.

Il prossimo obiettivo: attaccare il record di Edwards

Quella di Diaz, insomma, era una vittoria attesa, cercata e voluta. “Sicuramente è stata la gara più importante, ero davvero contento. Mi spiace solo di non aver potuto continuare a fare gli altri salti perché la gara era un po’ lenta, ho preso freddo e non volevo rischiare nulla in vista della stagione all’aperto. Sapevo che un salto poteva bastare, e ce l’ho fatta, tranquillo e rilassato. La maglia azzurra mi porta fortuna! È il mio colore preferito, e ora andiamo avanti…”.

Fino ai 18 metri? “È l’altra parola che devo mantenere. Ci stiamo lavorando. Manca sempre meno. Questa giornata la dedico a mia mamma, alla mia famiglia, a Fabrizio e ai suoi cari. Sì, Fabrizio: il mio amico, allenatore, mental coach, la mia guida, un idolo, una persona che ha i miei stessi pensieri e stessi obiettivi, mi fa andare avanti e non mi fa mollare mai. È il top del top.

Un grazie anche al dottor Alessandro Napoli senza cui non saremmo stati qui: sentivo dolore dopo la prima gara di febbraio e nonostante questo siamo riusciti a prendere due ori nelle settimane successive. Ora si fa festa, ce la meritiamo! E poi ci vediamo a Tokyo a settembre”. Perché gli ori sono come le ciliegie:una tira l’altra…

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