Era il 12 agosto quando il Chelsea, con l’hashtag #LukWhosBack annunciava ufficialmente il ritorno di Big Rom a Londra e il contemporaneo addio all’Inter. I nerazzurri sono stati un crocevia nella carriera di Lukaku, arrivato a Milano da giocatore in discesa e tornato a Londra come uno dei tre centravanti più forti del mondo. Merito del lavoro di Antonio Conte, ma anche dell’ambiente interista che gli ha dato una fiducia praticamente incondizionata dal giorno uno. Per molti tifosi il suo addio è stato un duro colpo, considerando anche l’affiatamento enorme con Lautaro Martinez, preoccupati soprattutto da un aspetto fondamentale: senza Romelu, chi farà gol? La risposta l’hanno avuto poco più di un mese dopo, passate le prime quattro giornata di Serie A e una di Champions: ora segnano tutti, e il 6-1 al Bologna nell’ultima giornata lo conferma.
Già 15 gol in sole quattro giornate (lo scorso anno erano arrivati alla sesta) non sono un caso, e sono frutto del lavoro svolto da Simone Inzaghi, che con Antonio Conte condivide il modulo (entrambi giocano con il 3-5-2) ma che rispetto al leccese pratica un calcio molto meno di posizione e più votato all’attacco e alla fantasia. Dunque spazio agli inserimenti dei centrocampisti e anche dei difensori, molti dei quali già in gol in questa stagione. Ma analizziamo nel dettaglio le reti nerazzurre in questa Serie A.
Prima giornata, Inter-Genoa 4-0: gol di Skriniar, Calhanoglu, Vidal e Dzeko alla fine;
Seconda giornata, Hellas Verona-Inter 1-3: Lautaro Martinez e doppietta di Correa
Terza giornata, Sampdoria-Inter 2-2: gol di Dimarco e Lautaro Martinez
Quarta giornata, Inter-Bologna 6-1: Lautaro Martinez, Skriniar, Barella, Vecino e doppietta di Dzeko.
Facendo un rapido calcolo, sui 15 gol totali dei nerazzurri, ben 7 sono arrivati da centrocampisti (4) e difensori (3). Non stiamo denigrando il lavoro di Antonio Conte, dato che comunque i nerazzurri sono stati in grado di segnare ben 89 gol nello scorso campionato, ma l’approccio all’attacco è diverso. Non a casa Inzaghi è un tecnico dalla mentalità totalmente offensiva (la dimostrazione è la vittoria della Scarpa d’oro di Immobile con ben 36 reti, record al pari di Higuain per la nostra Serie A).
Ora sembra che tutta la squadra sia coinvolta, il gioco è più fluido e non dipende interamente dalle prestazioni di Lukaku. Quando non si sapeva cosa fare, i passati due anni, palla lunga a cercare il belga che, col fisico possente che si ritrova, in qualche modo se ne usciva. Ora possiamo dire che questa non è più l’Inter di Antonio Conte ma è l’Inter di Simone Inzaghi, a sua immagine e somiglianza e ancora davvero in pole position per la vittoria della Serie A.