Giuseppe Marotta è senza dubbio uno dei migliori dirigenti del calcio italiano. A 66 anni il manager di Varese ha fatto una carriera straordinaria, partita dal basso e dal settore giovanile della squadra della sua città fino ad arrivare ai top club nostrani. Prima la Juventus, che lo ha scaricato, poi l’Inter con la quale è riuscito a prendersi la sua rivincita sportiva nei confronti dei bianconeri. Oggi l’ad nerazzurro si è raccontato nel podcast di Fedez.
- La gavetta di Marotta, dal Varese al grande calcio
- L'avvento degli arabi sul palcoscenico mondiale
- I più bravi di Juve e Inter e i colpi del futuro
- Juve periodo magico. La verità sull'addio
- Uno juventino all'Inter: l'accoglienza dei tifosi
La gavetta di Marotta, dal Varese al grande calcio
Uomo del Nord ma scaramantico. Beppe Marotta si discosta dal pronostico di scudetto azzardato da Moggi per la sua Inter: “Mi tocco. Siamo in una fase interlocutoria del campionato“. Il dirigente ha raccontato poi gli esordi nella sua Varese: “È stata una grande palestra di vita. Dopo aver assistito agli allenamenti dovevo pulire le scarpe e sgonfiare i palloni. Dopo il liceo sono diventato responsabile del settore giovanile“.
Certamente non si può dire non abbia fatto la gavetta: “Sono partito dalla provincia. Se c’è un momento toccante è stato quando ho vinto il campionato di Serie B con il Venezia. Poi, bisogna sempre alzare l’asticella e ho avuto altre soddisfazioni. Oggi guardo all’aspetto umano: ho ricevuto tanto dalla vita e dallo sport, giusto che restituisca qualcosa“.
L’avvento degli arabi sul palcoscenico mondiale
Dopo una critica al calcio italiano, alle sue strutture e all’incapacità di coltivare i giovani, il manager lombardo si è poi pronunciato sul nuovo avvento degli arabi: “Quella araba non è una bolla, perché ha una ricchezza indecifrabile. I soldi non sono tutto, però, applicati a una buona cultura del lavoro e competenza, rendono più facile vincere. Quello americano, invece, è un modello di business particolare“. Oggi nel calcio non si guadagna, sostiene Marotta che accoglie con il sorriso le proprietà straniere: “Non ci fosse stata Suning non so cosa sarebbe accaduto all’Inter…”
I più bravi di Juve e Inter e i colpi del futuro
Di colpi di mercato Beppe Marotta ne ha fatti davvero tanti, anche di recente. Ma non ce n’è uno in particolare che sogna per il futuro: “Non posso fare nomi, sarebbe una mancanza di rispetto verso i miei, che sono forti. Quanto costa Haaland? Penso 250-300 milioni di euro“. Sui migliori di sempre di Juventus e Inter le idee sono chiare: “Sivori e Del Piero nella Juve, Mazzola e Zanetti nell’Inter. Mentre l’allenatore italiano più bravo è Ancelotti“.
Juve periodo magico. La verità sull’addio
Parlando di Juventus in tanti hanno attribuito l’addio di Marotta al club bianconero motivato dall’arrivo di Cristiano Ronaldo. Ma la realtà è diversa, racconta Marotta: “Me ne sono andato dalla Juventus perché, a una certa età, è giusto lasciare ai giovani. Lì c’erano tanti giovani bravi, giusto che abbiano voluto impostare un rinnovamento dopo 9 anni. Ho ancora un ottimo rapporto con Andrea Agnelli. Cambiamento fisiologico. E’ stato un periodo magico. Ma non ero un attore protagonista, c’erano grandi allenatori e giocatori“.
Uno juventino all’Inter: l’accoglienza dei tifosi
“Quando sono arrivato, mi vedevano come il gobbo che arrivava – ha raccontato col sorriso Beppe Marotta nel corso della trasmissione di Fedez – . Devi avere pazienza e tempo per accreditarti. Ma, come sempre capita nello sport, i risultati sono quelli che contano. Da quando sono arrivato, l’Inter ha ottenuto dei buoni risultati, per cui credo di essere simpatico a gran parte degli interisti“.