Addio scudetto. Il giorno dopo il pareggio con il Sassuolo l’Inter si sveglia a 8 punti dalla Juventus quando mancano 11 giornate alla fine della serie A. Dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia, anche il sogno tricolore sembra sfumato e la rabbia di molti tifosi si riversa su Antonio Conte, incapace di rendere l’Inter competitiva fino alla fine.
Ravezzani assolve Conte
Anche Fabio Ravezzani si mostra severo nell’analisi della gara di ieri, coinvolgendo però nel suo discorso anche i giocatori. “L’Inter si butta via – il tweet post-gara del giornalista -. Inconcepibili gli errori di Gagliardini e Young. Anche Conte alla fine perde un po’ il controllo della squadra. Rigore per i nerazzurri anomalo ma giusto. Incomprensibile la Var che non chiede almeno di rivedere il ‘mani’ di Young. Male le ultime 4 gare”.
Quando, però, in un tweet successivo Ravezzani allarga il discorso all’analisi complessiva della stagione, il giornalista finisce con l’assolvere Conte. “Che Conte non abbia raggiunto gli obiettivi preposti non deve essere una bocciatura per lui o per il progetto Inter – spiega Ravezzani -. A gennaio scrissi che pretendere di vincere subito sarebbe stato un errore ed esponeva il club a grossi rischi. Si potevano evitare alcune operazioni superflue”.
La bocciatura del tecnico da parte dei tifosi
Per Ravezzani, dunque, l’Inter ha comunque compiuto un passo in avanti rispetto alle ultime stagioni: non ha vinto lo scudetto, ma è riuscita a porre le basi per un progetto che fa ben sperare per il futuro.
Opinione che, però, non viene condivisa da molti dei suoi follower. “Conte ha dimostrato di non essere un top – il commento di Giancarlo -, quando dai 12 milioni a un allenatore è perché vuoi incida subito. Non dico che bisognava per forza, ma qui non si si va nemmeno vicino”.
Massimo concorda: “Il vero sconfitto stasera è lui, non può mettere una formazione simile per quanto guadagna”. Cirillo ironizza: “Se non è bocciato vuol dire che è promosso?”.
Per Heval, invece, l’Inter di Conte ha deluso al di là dei risultati: “Per me non è questione di vincere, ma di vedere qualcosa di diverso in campo, una squadra meno spaventata, più anima, invece quando va bene dura 45 minuti, poi ci si squaglia. Stasera ancora peggio”.
Daniele, infine, evoca un fantasma del passato: “L’importante è che ognuno (dirigenti, allenatori e giocatori) impari dai propri errori. Speriamo che Conte non cada nella sindrome del Lippi interista”.