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I Mondiali di Mimmo Toscano: “Sorprese dall’Africa. Leao, stupiscimi. Il mio Cesena? Ha l'anima”

Intervista esclusiva con l'allenatore del Cesena che racconta a Virgilio Sport la sua Coppa del Mondo in Qatar. Grande attenzione per il talento portoghese in quota al Milan, seguirà con particolare interesse le sfide della nazionale spagnola, è convinto che Mancini saprà trasformare le recenti delusioni Azzurre in un brutto ricordo.

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A tu per tu con Mimmo Toscano, allenatore di un ottimo Cesena, che cercherà di conciliare gli impegni della serie C con il Mondiale appena partito. La tv del “Cannibale” sarà collegata con il Qatar ogni volta che gli sarà possibile: tifa Spagna e Argentina ma non gufa nessuno, “proprio non ci riesco”.

Nel 1982 guardò la partita contro il Brasile girando a lungo intorno a un tavolo mentre faceva tutti gli scongiuri possibili, nel 2006 invece aveva appena iniziato la carriera di allenatore.

Se l’Italia è assente dalla competizione per due edizioni consecutive, ognuno ha un pezzetto di responsabilità ma “Mancini ha capito cosa fare, il futuro è roseo”. I talenti da attenzionare sono quelli spagnoli ma la curiosità del mister è tutta riversata su Leao

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Il Cesena di Mimmo Toscano vuole la serie B

Domenico Toscano vuole calare il poker. Dopo le promozioni in Serie B con Ternana, Novara e Reggina, il “Cannibale”, come fu ribattezzato ai tempi del doppio salto dalla Serie D all’allora Prima Divisione della Lega Pro, vuole ripetersi con il Cesena.

Dopo un avvio di campionato in salita è iniziata la riscossa con la scalata fino alla vetta del girone B di Serie C: 5 vittorie nelle ultime 7 partite, primo posto in condomino con la Virtus Entella a quota 25 punti dopo 13 giornate. Poi lo stop casalingo con l’Ancona all’Orogel Stadium Dino Manuzzi (0-1, gol di Spagnoli), che ha fatto scivolare i romagnoli al quarto posto con Carrarese e Siena.

Chi è il proprietario del Cesena

“Questo è un anno zero per il Cesena” ha spiegato l’allenatore calabrese a Virgilio Sport per poi aggiungere: “È cambiata proprietà (gli americani JRL Investments con sede a New York che fa a capo a Robert Lewis e John Aiello, ndr), che è intervenuta investendo per mettermi a disposizione un organico competitivo di cui sono pienamente soddisfatto.

C’era e c’è bisogno di tempo per continuare a lavorare, per costruire un gruppo con una mentalità vincente e non è mai facile. Abbiamo intrapreso un percorso impegnativo che nell’ultimo periodo che ci sta premiando. Il Cesena ha uno spirito, un’anima. Facciamo parte di un girone competitivo ed equilibrato. Fino alla fine sarà tutto in bilico e noi puntiamo a essere lassù quando conterà. Quando si deciderà l’intera stagione”. Intanto, è tempo di Mondiali.

I Mondiali di Mimmo Toscano

Toscano, seguirà i Mondiali? Se sì, come lo farà dovendo allenare?

“Chiaro che si, nei limiti del possibile. Seguirò tutte le partite per cui avrò tempo, quelle che non coincideranno con gli orari degli allenamenti. Quando ci sono i Mondiali c’è sempre qualche spunto utile anche in termini di formazione professionale. Sono come un Master, un corso di aggiornamento imperdibile”.

Come e dove seguirà le partite?

“Quando sarò a casa credo da solo perché mia moglie non è una grande appassionata di calcio e lo stesso vale per mia figlia, che è un’adolescente. Se sarò con la squadra le seguirò con il mio staff e i calciatori, come già accade quando siamo in ritiro. I posticipi della Serie A o altri match li vediamo insieme abitualmente perché rappresentano un’opportunità per confrontarci e di analisi oltre che di svago. Figuriamoci se ci lasceremo scappare l’opportunità di goderci insieme una sfida dei Mondiali.

Cosa ne pensa dell’assenza dell’Italia?

“Credo sia davvero un peccato. Senza alcuna retorica è difficile immaginare, per giunta per la seconda volta consecutiva, un Mondiale senza l’Italia. Dispiace particolarmente perché Mancini ha fatto un lavoro straordinario, culminato nella vittoria degli Europei. Forse è subentrato, anche a livello inconscio, un po’ di appagamento proprio per quel successo e, anche se è chiaro che è facile parlare col senno del poi, c’era la necessità di rinnovare il gruppo con qualche cambiamento. Resta l’amarezza ma anche l’ammirazione nei confronti di Mancini per il coraggio che ha avuto nel puntare sui giovani rivoluzionando il modo di far giocare l’Italia”.

Di chi sono le responsabilità dell’esclusione degli azzurri?

“Gli episodi, come il calcio di rigore sbagliato da Jorginho contro la Svizzera, hanno penalizzato oltremodo la Nazionale e il suo destino. Non c’erano, all’apparenza, segnali che dopo aver vinto l’Europeo potesse arrivare una doccia gelata del genere e sarebbe bastato davvero poco per evitarla oltre ogni riflessione ora comunque opportuna. Quando si vince il merito è di tutti e quando non si vince qualche errore lo hanno commesso tutti, piccolo o grande che sia. Il post Europeo non è stato gestito nel migliore dei modi dato che non è arrivata la qualificazione al Mondiale, ma sono certo che Mancini ha capito quello che non ha funzionato, lo si vede già e sono convinto che l’Italia ha un futuro roseo davanti”.

Quali sono le sue aspettative sul Mondiale?

“Ci sono tante incognite. Non era successo mai successo che i Mondiali arrivassero con i maggiori campionati in pieno corso di svolgimento e potrebbe essere un bene per lo spettacolo sia per la concentrazione, che è alta, sia in termini di preparazione fisica e mentalmente con i giocatori nel pieno della propria annata che andranno a darsi battaglia per vincere il Mondiale.

Quale squadra secondo lei è favorita per la vittoria finale?

“Più di una ma, in ordine sparso sono le solite: Spagna, Germania, Francia e, nonostante il passo falso dell’esordio, Argentina. Senza dimenticare il Brasile, che è cresciuto negli ultimi anni”.

Quale può essere la sorpresa?

Una delle Nazionali africane. Penso possano essere le vere mine vaganti di questo Mondiale, ma in una partita secca può succedere di tutto e chi sta meglio può battere chi sulla carta è più forte. Tre le europee non trascurerei, come sempre, il Belgio.

Quale giocatore sarà o si rivelerà la stella del Mondiale?

“Ci sono tante stelle che possono fare la differenza. Da Messi, passando a Neymar, fino ad arrivare a Ronaldo e Mbappé, ma occhio all’outsider di turno che arriva puntuale”.

Qual è il mondiale che ricorda con maggiore piacere?

“Quello del 1982, che è stato semplicemente memorabile”.

E lei dov’era nel 1982 e nel 2006 quando l’Italia ha trionfato. Sono attimi che restano impressi nella memoria?

“A casa con mio padre, avevo undici anni. Nel 2006 ero in famiglia con amici. Avevo iniziato la mia carriera da allenatore nelle giovanili del Rende e quei Mondiali li vidi con un occhio diverso, molto meno da tifoso e molto più da tecnico”.

Quando pensa ai Mondiali cosa le viene in mente?

“Nei Mondiali del 1982 ricordo che quando giocammo contro il Brasile nella seconda fase a gruppi trascorsi gli ultimi minuti facendo il giro delle stanze della casa tra scongiuri di ogni genere per augurarmi che non pareggiassero. Ecco, devo dire che dispiace che ci sarà un vuoto per un’intera generazione che per due edizioni di fila non ha potuto godersi la gioia di un Mondiale, che ti suscita quel senso di appartenenza, passione per il calcio”.

Per quale Nazionale tifa? Quale “gufa”?

“Argentina o Spagna. A ‘gufare’, invece, proprio non ci riesco”.

Quale giocatore, che ritiene quindi anche possibile rivelazione, seguirà con maggiore attenzione?

“I giovani della Spagna faranno grandi cose. Gabi, Pedri sono ragazzi che hanno già maturato esperienza in Champions League e possono consacrarsi, ma attenzione anche gli stranieri che stanno giocando in Italia. La Serie A ti fa crescere. Sono curioso di vedere in particolare come se la caverà Leao dopo essere esploso con il Milan.

Marco Festa

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