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L'Italia dell'atletica è sempre più una certezza. La Torre esalta il gruppo e mette nel mirino i mondiali di Nanchino

Gli Europei di Apeldoorn hanno confermato lo straordinario stato di salute dell'atletica italiana. La Torre: "L'eccezione sta diventando ormai la regola"

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Il presente è roseo, il futuro probabilmente ancora di più. Perché l’Italia che ha salutato l’edizione 2025 degli Europei indoor di Apeldoorn ha confermato di essere ormai una potenza a livello continentale, e non solo. “Stiamo cercando di far diventare normalità quella che una volta era l’eccezione”, spiega il DT Antonio La Torre, le cui scelte hanno pagato e confermato che l’occhio lungo è divenuta ormai la specialità della casa. E che i trionfi di Tokyo 2020 non sono stati altro che la prima goccia in un mare che va colorandosi sempre più d’azzurro.

Meglio di Glasgow 2023, ma poteva esserlo ancora di più…

Ad Apeldoorn soltanto i padroni di casa olandesi hanno fatto meglio dell’Italia, chiudendo al primo posto nel medagliere con 7 ori e due argenti. L’Italia ha fatto però meglio rispetto a quanto già registrato due anni fa a Glasgow: le medaglie sono rimaste 6, ma si sono aggiunti un oro (tre in totale) e un argento, mentre i bronzi sono scesi da quattro a due.

E pure i quarti posti, le famose “medaglie di legno”, in qualche modo hanno detto che il bottino si sarebbe potuto rimpinguare con poco (il riferimento è ai quarti posti di Catalin Tecuceanu nei 400 ed Elisa Coiro negli 800).

Senza dimenticare che un paio di medaglie che tutti davano per scontate (Fabbri e Weir nel peso) sono clamorosamente mancate, e non senza rimpianti (soprattutto nel caso di Fabbri, frenato da un malessere nella notte che ha preceduto la finale). Insomma, numeri e protagonisti che lasciano ben sperare per quello che dovrà arrivare, a partire dai mondiali di Nanchino in programma tra poco più di 10 giorni, altra tappa del percorso di crescita della giovane Italia.

Dosso, un oro storico: la prima medaglia rosa nella velocità

La Torre s’è goduto soprattutto gli exploit delle donne, con Zaynab Dosso che ha riscritto la storia dell’atletica al femminile vincendo la prima medaglia d’oro nel settore velocità. “Non era mai successo prima, e lo ritengo essere un fatto storico nel vero senso della parola. Zaynab è stata fantastica: ha vinto con una naturalezza incredibile, ha dominato la sua finale sin dai primi metri, e questo ci riempie di gioia. È una punta per il futuro, ormai credo che nessuno può nutrire dubbi al riguardo”.

Dosso che due anni fa a Glasgow vinse la medaglia di bronzo, ma che ad Apeldoorn è stata in buona compagnia pensando all’oro conquistato da Larissa Iapichino nel salto in lungo. “Da quando ha cominciato a dire che vuol essere una protagonista nella sua disciplina negli anni a venire ho notato davvero una ferocia e una cattiveria agonistica che non le avevo mai visto prima. È scattato qualcosa nella sua testa, era quello di cui aveva bisogno”.

Larissa adesso si sente “grande”: “L’ora della svolta”

E lei, Larissa, ha confermato le parole del direttore tecnico: “È stata forse la gara più dura della mia vita. Ma c’ho creduto, non ho mollato un centimetro e alla fine ho trovato ciò che volevo. Ho vinto migliorando di 3 centimetri la misura con la quale vinse mia madre nel 1998: mi spiace avergli tolto questo primato, ma so che lei è la prima ad essere felice per me.

Ora mi sento più matura e il primo titolo senior è qualcosa che inseguivo da tanto tempo. Tante volte in passato ho finito con l’auto sabotarmi, rendendo meno quando contava rendere di più. Adesso cambia tutto ed è bellissimo così”.

La rinascita del triplo, l’exploit del giovane Sioli

Le donne hanno trascinato l’Italia in alto nel medagliere, così come Andy Diaz ha saltato dove tutti speravano che potesse saltare. Un salto nella storia, la prima medaglia d’oro della sua “seconda” vita sportiva, con l’Italia divenuta la sua nuova terra d’adozione. Nel triplo però anche Andrea Dallavalle ha dimostrato di essere rinato, pronto a stupire se stesso e il mondo in vista di una stagione outdoor che promettere di riservare sorprese. “L’ho nominato capitano perché sapevo che la cosa lo avrebbe stimolato, e il bronzo è una giusta ricompensa”, aggiunge La Torre.

Che una parola di conforto l’ha avuta anche per Mattia Furlani, che non può dirsi contento di quell’argento ottenuto nel lungo dietro al giovane bulgaro Sababoyukov, quando Tentoglou (il grande favorito) s’è dato assente per via dell’influenza. “Servirà anche a lui questa “sconfitta”, ma non ha molto da rimproverarsi. Le motivazioni per ripartire saprà trovarle in fretta”.

E poi la sorpresa del bronzo di Matteo Sioli, che si candida al ruolo ingombrante di erede di Gianmarco Tamberi nel salto in alto assieme a Manuel Lando, non troppo distante dal podio. Giovani ed esuberanti, come l’atletica italiana ha dimostrato di voler essere.

Nanchino, prossima fermata: ai mondiali nuove conferme?

Tra una decina di giorni, a Nanchino, La Torre andrà a caccia di ulteriori conferme. Non ci sarà Iapichino (scelta fatta da tempo), ci saranno Fabbri e Weir contro i colossi americani, ci saranno pure Furlani e Diaz, e occhio a Sinta Vissa, assente ad Apeldoorn, fresca di primato sulla distanza del miglio.

Da valutare ancora Dosso e Dallavalle, ma la certezza è quella di sapere che anche senza Gimbo, Jacobs e Tortu (giusto per citare i calibri grossi) questa Italia offre garanzie e qualità in abbondanza. E una nuova nidiata di giovani talenti (Elisa Valensin, Kelly Doualla, Daniele Orlando e via dicendo) bussano alla porta. L’orizzonte è sempre più azzurro.

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