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Italia, Bonaventura spiega la sua rinascita a 34 anni e perché finora aveva fallito

Il centrocampista della Fiorentina ringrazia Italiano per la fiducia e vuol dimostrare a tutti gli ex ct che si sbagliarono a non chiamarlo più

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Per Spalletti è – o potrebbe essere – il Bellingham italiano: Giacomo Bonaventura è alla sua seconda o terza vita, il centrocampista della Fiorentina è stata una delle grandi sorprese dei convocati del ct azzurro. Erano tre anni che non varcava i cancelli di Coverciano ma ora, a 34 anni, si sente più forte e sicuro di prima. A pochi giorni da Italia-Malta è lui a parlare dalla sala stampa del centro sportivo toscano.

Per Bonaventura Spalletti somiglia a Italiano

E’ stato il coniglio nel cilindro di Spalletti il giocatore viola m Bonaventura ci tiene a ringraziare anche Italiano: “Mi son messo in testa di far bene giorno per giorno, si può migliorare anche a 34 anni. Il gioco di Spalletti un po’ somiglia a quello di Italiano. Italiano è un allenatore molto giovane e già sta facendo molto bene in Serie A, ha margini di crescita ancora incredibili, mi ha dato la fiducia di cui avevo bisogno”

Bonaventura spiega perché con la Nazionale ha sempre fallito

Al Maradona domenica scorsa un gran gol ma da lui si aspetta qualcosa in più sotto rete: “Spero di segnare di più, sicuramente gioco in una posizione più vicina alla porta e spero di continuare così. In nazionale sono stato convocato diverse volte in passato, ho sempre cercato di dare tutto ma nel calcio non sempre tutto dipende da te. Il passato però è il passato, ora sono contento di essere qui e speriamo di far bene.

Non mi sono mai chiesto perché gli altri ct precedenti non mi abbiamo mai confermato dopo la prima chiamata. All’inizio c’erano tanti campioni affermati, poi si sono scelti giocatori più giovani ma io non ho mai mollato. Ho pensato di non tornare più. Ho visto che negli ultimi anni sono stati chiamati tanti ragazzi molto giovani e credevo per me non ci fosse più posto.

Ma se uno ha un rendimento alto e gioca bene, deve stare in Nazionale, qui devono giocare i migliori e quindi spero di continuare così e di restare quindi in azzurro. Per me essere qui a 34 anni è una grande soddisfazione. Mi alleno, vado a letto presto e faccio tutto ciò che serve per fare bene. Il calcio è la mia passione, ci tengo a fare le cose fatte bene”.

Bonaventura dedica la chiamata al padre scomparso

La mancata conferma al Milan è stata una scossa per lui: “Ho lasciato il Milan con grande motivazione, sapevo che la nuova esperienza sarebbe stata bella perché avevo ancora tanta voglia di fare e dimostrare. Poi è arrivata la Fiorentina che in questi anni ha continuato a crescere e s’è rivelata per me la piazza ideale per proseguire la mia carriera. La dedica è a mio padre che un anno fa ci ha lasciato, era molto orgoglioso quando mi vedeva giocare con la Nazionale.

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