A occuparsi della questione è stato nientepopodimeno che l’autorevole New York Times che ha evidenziato, con eleganza ma altrettanta ironica attenzione, la presenza di un borsone Gucci al braccio del tennista italiano più atteso a Wimbledon, l’altoatesino Jannik Sinner.
Quel prezioso oggetto del desiderio, emblema di un lusso reso più accessibile ma pur sempre esoso – grazie all’ex direttore creativo Alessandro Michele – sull’erba del tempio sacro del tennis mondiale ha destato sconcerto e una certa inevitabile, quasi infastidita, critica a carico del giovane campione che è giunto a Londra con la forza e la pressione di una stagione che deve ancora vederlo dominare nei tornei del Grande Slam.
- Sinner nell'occhio del ciclone a Wimbledon
- All'origine della polemica sul borsone
- La rigidità dei regolamenti, anche a Wimbledon
Sinner nell’occhio del ciclone a Wimbledon
Posto ciò la questione, molto dibattuta sui social – dove si discute a vario titolo di qualunque questione – dagli aspetti meramente tecnici, al meteo e alla pioggia, argomento di conversazione molto inglese e molto aderente al momento, si sarebbe spostata da Nole Djokovic e Venus Williams al talento azzurro e al suo borsone che altro non è che il simbolo di una nuova generazione. di una generazione di tennisti brand-new che giova e vive immersa nel ruolo anche di brand ambassador.
Marchi di lusso, sia chiaro. Jannik Sinner lo è di Gucci, appunto che lo ha scelto e motivato sotto questo versante con l’intento di individuare un testimonial dal mondo dello sport che rifletta e incarni il modello di riferimento della clientela e del possibile acquirente di Gucci. Anche Matteo Berrettini, ad esempio, è sotto contratto con Hugo Boss che continua a vestirlo e a proporlo come ambassador.
Jannik Sinner al suo ingresso in campo
All’origine della polemica sul borsone
A prendersi la scena è stato però Sinner, che sul Centrale ha regolato Juan Manuel Cerundolo (il fratello di Francisco) con un triplo 6-2. Elegante e letale, il n.1 italiano ha finalmente lanciato segnali incoraggianti. Tuttavia, il motivo per cui all’indomani del primo turno, l’altoatesino sta facendo il giro del mondo non è legato alla super prestazione. Bensì al suo vestiario.
La scena comunque, nello stordimento del bianco Wimbledon, ha destato delle perplessità che nella moltiplicazione social si è tradotta nell’interrogativo su come ciò fosse possibile: mai era avvenuto che un tennista ricevesse autorizzazione per portare in campo un borsone di lusso con tanto di logo, figuriamoci a Londra dove vige ancora la regola del bianco osservata con religioso rispetto.
La rigidità dei regolamenti, anche a Wimbledon
Nei regolamenti d’altronde, Wimbledon in primis, vigono norme relative a magliette, cappelli, calzoncini, gonnellini e grandezza ed esibizione dei marchi stessi. Anche l’attrezzatura deve essere in regola: prima dell’evento l’azzurro ha dovuto chiedere approvazione a ITF (International Tennis Federation), ATP e agli organizzatori per poter portare in campo questo borsone palesemente riconducibile a un marchio del lusso, che doveva rispondere ai requisiti imposti dal regolamento.
A dichiararlo è stato Gucci, per spiegare e chiudere la polemica scaturita dall’ingombrante presenza. Una eccezione che aprirà forse la strada ad altri. E porrà altrettanti, legittimi quesiti sul perché Sinner sì e altri noti protagonisti del tennis mondiale non potrebbero o non dovrebbero ripetere la cosa.