C’era una volta la Serie A. Oggi, in tempi in cui è facile cedere alla nostalgia dell’epoca in cui il campionato italiano era il più competitivo del mondo, si tende a ricordarne solo i lati positivi. In quelli negativi, se si cerca bene, ci si può trovare Jonathan Bachini, ancora impigliato in quel groviglio in cui è rimasta imprigionata la sua carriera.
Centrocampista di talento, di ruolo esterno sinistro, ancora giovane ottenne l’occasione della vita, andando a giocare alla Juventus in un momento in cui il club bianconero era ai massimi livelli europei. Pochi anni dopo, il nome di Bachini era ricordato principalmente per due fatti che purtroppo poco hanno a che vedere con il calcio giocato, ma che in realtà raccontano storie per certi versi ancora molto attuali: plusvalenze fittizie e doping. Ma cosa accadde davvero alla carriera e alla vita di Jonathan Bachini? Raccontiamo la sua storia.
- Jonathan Bachini: la scalata verso l’alto
- Jonathan Bachini alla Juventus: il momento della verità
- Scandali e declino: la fine della carriera di Jonathan Bachini
- Jonathan Bachini oggi: una nuova vita, in attesa
Jonathan Bachini: la scalata verso l’alto
Jonathan Bachini è nato a Livorno il 5 giugno 1975, ma la sua avventura con il calcio è iniziata in verità più a Nord, nel settore giovanile dell’Alessandria all’inizio degli anni Novanta, proprio quando la prima squadra allenata da Giuseppe Sabadini saliva in Serie C1. Nel 1992, lo acquistò l’Udinese, appena tornata in Serie A, aggiungendolo alla propria Primavera (i friulani, dalla squadra piemontese, avrebbero poi preso anche il giovane difensore Valerio Bertotto). Qui, nel 1993, vinse anche la Coppa Italia Primavera con la squadra allenata da Arcadio Spinozzi, in cui in difesa giocava anche Alessandro Pierini.
Nel 1994, i friulani lo rimandarono in prestito all’Alessandria, dove Bachini a 19 anni fece il suo esordio nel calcio professionistico, disputando 12 partite e segnando 1 gol, contribuendo all’11° posto dei Grigi in Serie C1. Nella stagione seguente venne ancora prestato per farsi le ossa, finendo a giocare alla Juve Stabia, ottenendo una bella salvezza ai play-out della C1, e realizzando 3 gol in 17 presenze. Buone prestazioni che convinsero l’Udinese a mandarlo a giocare in Serie B con il Lecce di Gian Piero Ventura.
I pugliesi facevano su e giù da qualche anno tra le categorie, ed erano alla ricerca di stabilità, e adesso avevano a disposizione una bella squadra con Fabrizio Lorieri tra i pali, Fabio Macellari in difesa e due punte di grande valore in attacco, Francesco Palmieri e Cosimo Francioso. Bachini trovò subito la fiducia di Ventura, e per la prima volta ebbe l’opportunità di disputare un campionato da titolare, fornendo delle prestazioni davvero convincenti, e mettendo assieme 23 presenze e 2 gol. Il Lecce chiuse in terza posizione nel campionato cadetto, e si guadagnò così il ritorno in Serie A.
A quel punto, l’Udinese decise che valeva la pena riconfermarlo in bianconero. Per Jonathan Bachini era un bel salto, dopo una sola stagione in B, seppur da protagonista, venne catapultato in un club tra i più interessanti in Italia, che l’anno prima aveva concluso in quinta posizione in Serie A. Alberto Zaccheroni aveva costruito una squadra efficace e dal bel gioco, imperniata sul 3-4-3 in cui il livornese faceva l’esterno mancino in una mediana che comprendeva anche Johan Walem, Giuliano Giannichedda e Thomas Helveg. In difesa, i già citati Bertotto e Pierini, schierati accanto a Calori e davanti al portiere Turci, e in attacco Bierhoff, Poggi e Marcio Amoroso.
A 22 anni, per Bachini fu l’anno dell’esordio in A ma anche quello dell’immediata consacrazione come uno dei giovani di punta del calcio italiano. In 29 partite di campionato, segnò 2 gol e servì 2 assist, esaltandosi nel gioco di Zaccheroni, in quella che è stata la miglior stagione della storia dei friulani dal clamoroso secondo posto del 1955: in quella stagione, l’Udinese raggiunse infatti il terzo posto in Serie A. Il successo dell’esterno sinistro livornese fu tale che in quella stagione venne convocato per la prima volta nella Nazionale U21 di Rossano Giampaglia, ma già a ottobre 1998 Dino Zoff lo faceva partire titolare nell’Italia maggiore, in un match delle qualificazioni agli Europei contro la Svizzera.
Anche nell’annata 1998/1999 Bachini era nella squadra dell’Udinese, che aveva perso l’allenatore Zaccheroni, passato al Milan per vincere lo scudetto assieme a Bierhoff ed Helveg. L’arrivo in sua vece di Francesco Guidolin non cambiò molto le cose però: i friulani continuarono a fornire prestazioni eccellenti (arrivarono fino alla sesta posizione in classifica), grazie soprattutto ai gol di Marcio Amoroso. Bachini vide migliorare ulteriormente il suo record, con 4 gol e 3 assist in 26 partite, confermando, a 23 anni, di essere uno degli astri emergenti della Serie A.
Jonathan Bachini alla Juventus: il momento della verità
Dieci miliardi di lire: questa fu la valutazione che fece di Jonathan Bachini la Juventus, per il centrocampista livornese, era il sogno di una vita. L’anno prima, i bianconeri avevano concluso il lungo ciclo vincente di Marcello Lippi, sostituito in corsa da Carlo Ancelotti, che iniziava la stagione con un profondo rinnovamento. L’ex tecnico del Parma aveva approvato le cessioni di pilastri come Peruzzi, Di Livio e Deschamps, oltre che del giovane attaccante Thierry Henry, ed erano arrivati nuovi elementi di grande valore come Edwin van der Sar, Sunday Oliseh, Darko Kovacevic e, appunto, Bachini.
La concorrenza era abbastanza forte, soprattutto perché nel 3-5-2 era necessario un lavoro di copertura della fascia che si addiceva meglio a un terzino vero e proprio come Pessotto. Tuttavia la stagione di Bachini alla Juventus incominciò bene, con 4 presenze e 1 assist nella Coppa Intertoto, vincendo la quale i bianconeri riuscirono a qualificarsi alla Coppa UEFA. Anche in Serie A, all’inizio, Ancelotti gli diede molte chance, e nella coppa europea fu decisivo nel primo turno, servendo 3 assist in due partite contro l’Omonia Nicosia.
Poi, lentamente, il livornese scivolò fuori dalle gerarchie del tecnico: dal 7 novembre sparì dalla circolazione, giocando appena un minuto contro la Reggina a fine gennaio. Divenne presto chiaro che per lui c’erano poche possibilità di scendere in campo, e quando nell’estate del 2000 venne acquistato Fabian O’Neill dal Cagliari gli spazi a centrocampo si restrinsero ancora di più. Ancelotti lo schierò di nuovo con buona frequenza a inizio campionato, facendolo anche esordire in Champions League, ma di nuovo a inizio novembre Bachini era fuori dalle rotazioni in bianconere.
A gennaio 2001, nel tentativo di rilanciarsi, l’esterno mancino toscano accettò un prestito al Brescia, una bella realtà, neopromossa e con tanto entusiasmo. Carlo Mazzone in panchina, Roberto Baggio e Dario Hubner in attacco, e Andrea Pirlo appena tornato in prestito dall’Inter. Qui, rapidamente, Jonathan Bachini risorse: 20 presenze, 2 gol e 3 assist, con un ruolo decisivo nel sorprendente ottavo posto delle Rondinelle. In estate si preparò per tornare alla Juventus con più convinzione di prima, convinto a giocarsi fino in fondo le sue possibilità in prima squadra. Invece, la società bianconera aveva ormai deciso di sfruttare le buone cose che aveva fatto vedere negli ultimi mesi per capitalizzare dalla sua cessione. E fu qui che iniziarono i problemi.
Scandali e declino: la fine della carriera di Jonathan Bachini
Nell’estate del 2001 la Juventus decise di inserire Bachini in uno scambio con il Parma: a Torino passava, per 75 miliardi di lire, Gianluigi Buffon, mentre in Emilia si trasferiva Bachini. A fare discutere fu però la valutazione del centrocampista livornese: 30 miliardi di lire. Tre volte quanto lo avevano pagato i bianconeri due estati prima, solo che in quel periodo Bachini aveva sostanzialmente giocato appena mezza stagione in maniera positiva, e per il resto non si era quasi mai visto in campo.
“Non ho mai riflettuto sulla mia valutazione, a quei tempi. – ha spiegato in seguito il diretto interessato – Ma secondo me la cifra era corretta”. Il caso finì per bollare Bachini soprattutto in relazione a quello strano affare, in un momento in cui nel calcio italiano iniziavano a farsi largo quelle che più tardi sarebbero state chiamate “plusvalenze fittizie”. All’epoca se ne parlò, ma forse meno del dovuto e senza la necessaria capacità di analisi. Alcune cose sarebbero state più chiare circa tre anni dopo, quando scoppiò il crac Parmalat: la società di Calisto Tanzi, proprietaria del Parma, copriva da anni i suoi enormi debiti anche trasferendo denaro dal club gialloblù, e questi ammanchi venivano coperti attraverso le iper-valutazioni di alcuni giocatori. Bachini, senza colpe o responsabilità, era finito probabilmente coinvolto in una di esse.
D’altronde, l’esperienza di Jonathan Bachini nel Parma allenato da Renzo Ulivieri durò appena pochi mesi: arrivato a inizio luglio, giocò appena due partite (una da titolare nei preliminari di Champions League, l’altra da subentrante in Serie A), e a metà settembre venne girato nuovamente al Brescia, in uno scambio di prestiti con diritto di riscatto con Aimo Diana.
A causa anche di problemi di condizione atletica, lo si rivede in campo solo a marzo, quando si riprende un posto da titolare, giocando 9 partite e segnando 2 reti. Lentamente, Jonathan Bachini si ritaglia un ruolo importante nel Brescia, che in estate lo riscatta dal Parma, e in questo periodo incassa anche i complimenti di un illustre compagno di squadra, Pep Guardiola. “Disse che mi invidiava. Io non capivo come un giocatore che aveva vinto di tutto potesse invidiare me. Mi rispose dicendo che non riusciva a dribblare l’avversario come facevo io”.
Nella stagione 2002/2003, il Brescia chiuse in nona posizione, e Bachini realizzò 1 gol e 3 assist in 18 partite. In quella seguente, con Gianni De Biasi che aveva preso il posto in panchina di Mazzone, divenne ancora più centrale nella formazione lombarda, arrivando a disputare in tutto 26 presenze, segnando anche 2 gol, mentre il Brescia concluse la stagione in undicesima posizione. Lentamente, Jonathan Bachini stava iniziando a ritrovarsi, anche se ormai aveva 29 anni ed era fuori dal grande giro, e lontano dalle interessanti promesse fatte da giovane a Udine.
Quando sembrava che finalmente le cose avessero ormai preso la strada giusta, ecco la mazzata: nel novembre 2004, Bachini venne trovato positivo alla cocaina ad un controllo antidoping. La Corte federale lo squalificò per nove mesi, e il Brescia decise subito di licenziarlo. Il centrocampista livornese ricorse, ma in appello la condanna venne addirittura aumentata a un anno di squalifica. “La cocaina girava fuori dal calcio. Era per uso personale – ha raccontato anni dopo a ‘La Repubblica’ – Tra l’altro, non è che ti migliora la prestazione sportiva, tutt’altro. È deleteria: non l’avevo fatto certo per doparmi”.
La storia di Bachini ricominciò solo nell’estate del 2005, quando, dopo aver scontato la squalifica, si accordò con il Siena per tornare a giocare in Serie A. A fine ottobre tornò finalmente in campo, servendo un assist a Dario Vergassola per il 3-3 contro la Sampdoria, e poi giocando altre 4 partite, con minutaggio e forma atletica crescenti, fino a fine anno. A gennaio, però, l’ennesima ricaduta: Bachini venne trovato nuovamente positivo alla cocaina in un controllo antidoping. Il Siena lo licenziò, e questa volta arrivò la radiazione a vita dal mondo del calcio.
Jonathan Bachini oggi: una nuova vita, in attesa
Quando, nel 2012, venne intervistato da ‘La Repubblica’ a proposito di cosa facesse in quel momento, a 37 anni e dopo 7 anni dalla radiazione, Jonathan Bachini rispose semplicemente: “Aspetto”. Aveva fatto più volte richiesta di essere graziato, per poter tornare almeno ad allenare anche delle piccole squadre, Aveva parlato con il suo ex allenatore Ulivieri, presidente dell’Assoallenatori, e con Damiano Tommasi dell’Assocalciatori, ma i due avevano potuto fare poco per lui.
L’ex centrocampista della Juventus raccontava di essere stato abbandonato e dimenticato da tutti, “Solo il team manager del Brescia, Edoardo Piovani, sento ogni tanto”, ma ammetteva i suoi errori, chiedendo solo di poter tornare nel mondo del calcio: “Ho commesso una stupidaggine, lo so benissimo”. Da allora, però, la sua storia sembra essere cambiata ben poco. Nel 2019 ha parlato alla ‘Gazzetta dello Sport’, rivelando di essere ancora in attesa del perdono.
Oggi, Jonathan Bachini è tornato a vivere a Livorno, dove fa l’operaio. “In tanti si sarebbero buttati giù, c’è anche chi è stato in depressione dopo aver vissuto una situazione simile alla mia. Io, invece, sono sempre andato avanti a testa alta dignitosamente” ha raccontato, nel gennaio 2023 a ‘Calciomercato.com’. La sua compagna, Sabina, quando ha visto una sua foto da calciatore di Serie A, credeva fosse un fotomontaggio. Come sarebbe stata la storia Bachini senza le squalifiche? “Sicuramente avrei giocato qualche anno in più, avrei potuto finire in modo diverso. Quello che è successo mi fa ancora male, è un episodio che mi porterò dentro per sempre”.