Quell’Antonio Conte che esagera, sbraita, si abbandona alla collera calcistica è un personaggio che conosciamo, al quale sappiamo di dover attribuire un carattere quasi pirandelliano perché non vi è nulla di prevedibile, di davvero ed esclusivamente emotivo nelle sue reazioni. Conte, anche da giocatore, era un uomo che sapeva mettersi a disposizione della squadra e che anche se impulsivo poteva rivelarsi altrettanto cerebrale, nelle sue esternazioni e nelle azioni a posteriori. Da allenatore no è stato poi così diverso, forse solo più maturo, più esperto nelle cose di calcio e di questo calcio.
Anche al Tottenham, tra i suoi alti e bassi, può essere infastidito dai fischi o dalle recriminazioni, ma se ha preso una decisione su un eventuale ritorno a Torino è cosa fatta. Sempre che si possa fare e Max Allegri rimanga lì, in attesa di una alternativa che potrebbe rivelarsi anche un allenatore distante, inedito. Magari, come da qualche tempo vorrebbero i tifosi, un tecnico portatore di una storia di dolore e sofferenza ma altrettanto umano: Luis Enrique.
- Juventus: Conte e la permanenza incerta al Tottenham
- Le parole di Conte che aprono al ritorno alla Juventus
- Rapporti tesi tra Conte e Andrea Agnelli
- Luis Enrique, l'allenatore giusto per la Juventus
Juventus: Conte e la permanenza incerta al Tottenham
Partiamo da Conte e quella bramosia che porta a voler vincere sempre e comunque, i qualsiasi campionato e contesto anche con una squadra non ancora perfetta sotto il profilo giocatori e nei meccanismi di gioco che, nella carriera di Conte, sono stati fondamentali: oltre a una solida preparazione atletica, le sue squadre vantano una rara capacità di muoversi disputando gare avvalendosi di schemi impressi a memoria sul campo di gioco, profondità di lettura tattica della partita e interpretazione del momento.
Quest’ultima qualità risorsa innegabile dell’allenatore che, se non in rarissime occasione, è scivolato su cambi e adeguamento di modulo, sia in Serie A sia in Premier.
Le parole di Conte che aprono al ritorno alla Juventus
Dopo il ko interno con il Liverpool, il terzo negli ultimi quattro incontri di Premier League il tecnico salentino ha deciso di difendere le sue scelte, replicando a una fetta della tifoseria inglese che gli contesta un calcio troppo tattico e difensivista:
“Penso che dobbiamo sempre dimostrare grande rispetto per i tifosi che pagano il biglietto. Ma se mi chiedete se sono deluso, devo rispondere di sì, perché è importante essere onesti. Dopo un anno abbiamo compiuto molti miglioramenti però se qualcuno pensa che siamo pronti per vincere trofei, mi sento di dire che sarà molto difficile. Siamo ancora molto lontani dalle squadre più forti, abituate a vincere”, le sue parole.
Il contratto di Conte con il club londinese è in scadenza a giugno 2023, e i dirigenti inglesi si dicono ancora sicuri che verrà esercitata la clausola per il prolungamento, almeno per un altro anno anche grazie a un ingaggio seduttivo.
“Tutti devono capire che c’è bisogno di tempo e di pazienza. Altrimenti si perdono la passione e l’entusiasmo che sono la mia benzina. Se c’è, va bene. Viceversa termineremo questa stagione e vedremo cosa succede”, la frase che allude a una scelta a fine stagione che potrebbe riportarlo alla Juventus, ma non solo.
Rapporti tesi tra Conte e Andrea Agnelli
La relazione con il presidente Andrea Agnelli non può reputarsi solida, dopo le schermaglie che risalgono allo strappo che diede il via a un nuovo corso con Max Allegri in panchina alla Juventus, né per quegli attriti che anche pubblico conosce durante i derby d’Italia che li videro contrapposti con colori opposti. Una separazione irreversibile, al di là dell’ingaggio, del contratto di Allegri (tornato nel frattempo ad occupare la panchina della Juventus) e quel che ne è venuto.
I tifosi della Juventus lo acclamano? Desiderano che si ripeta quel miracolo bianconero che fece sperare nell’impresa? Forse non tutti, no oggi almeno che anche l’obiettivo della Champions è sfumato e la rifondazione urge come una sorta di nemesi perché si ritrovi un’identità che latita anche nei senatori e nei talenti appena giunti alla Continassa. Come Vlahovic, come il veterano Di Maria e non solo.
Forse per riaccendere la Juventus, va riconsiderato un progetto che si plasma attorno a un allenatore che porti valori a un ambiente che sta perdendo quelle componenti che si sono aggregate a una filosofia che l’avvocato Agnelli aveva all’epoca trasmettere e affidare al presidente Giampiero Boniperti e che nelle generazioni a venire non è mai scomparsa.
Luis Enrique, l’allenatore giusto per la Juventus
Sui social, da qualche settimane, un partito di tifosi della Juventus sostiene la bontà di un nome nuovo, inedito come Luis Enrique che porti quella carica umana, con la sua storia e con la capacità di dimostrarsi oltre l’allenatore, che ha regalato anche agli Europei quando con candore dopo la resa elogiò Roberto Mancini e l’Italia. Anche i media iberici sembrerebbero avallare questa tesi per via del contratto, in scadenza dopo i Mondiali in Qatar 2022.
Un uomo nuovo nella costruzione delle relazioni, dei rapporti sfilacciati che non riescono ad intessere l’intesa nello spogliatoio e in campo, con una sorta di continuità che agevoli la ricostruzione dalle fondamenta di una squadra ancora se non vincente, almeno con una qualche forma di compiuto.