Se c’è una cosa che ha messo in chiaro, se ancora ce ne fosse bisogno, l’1-1 interno della Juventus contro il Milan di ieri sera è questa: i bianconeri sono in difficoltà, e Max Allegri non è ancora stato in grado di trovare il bandolo della matassa tattica nella quale sembra essersi aggrovigliato dopo il pareggio di Udine nella prima giornata. Il tecnico toscano, da un po’ ormai, sta cercando di trovare gli uomini giusti in questa Juve profondamente diversa da quella che aveva lasciato, più giovane, forse più tecnica offensivamente anche senza CR7 ma sicuramente più immatura. Per fare ciò sta cercando di aggrapparsi agli uomini di maggior spessore all’interno dello spogliatoio, primo tra tutti Paulo Dybala.
Il prossimo capitano della Juventus (che quando non gioca Chiellini, de facto, capitano lo è già) sta rispondendo a suon di prestazioni convincenti soprattutto sul piano del gioco, ma questo non è tutto ciò che Allegri gli chiede. Dal ritorno alla Continassa del Conte Max, Dybala è stato messo al centro del progetto anche fuori dal campo, col compito di prendersi sulle spalle la squadra nei momenti di difficoltà e trascinarla fuori dalla tempesta col carattere che, a questo punto della carriera, deve dimostrare di avere. Almeno all’apparenza la Joya sta dimostrando di aver recepito il messaggio, come dimostra anche il post pubblicato il giorno dopo la partita dell’Allianz Stadium:
“Nei momenti difficili non c’è altro da fare che stare insieme e fare squadra. Lo abbiamo fatto in passato e possiamo farlo di nuovo adesso! Sempre fino alla fine”.
Ma se da un lato c’è un Paulo Dybala in ripresa, migliore in campo della Juve assieme a Morata, dall’altro c’è un Federico Chiesa il cui feeling col nuovo tecnico bianconero non è ancora scattato. Uno dei pilastri dell’Italia nell’ultimo Europeo vinto non gioca, complice anche una condizione fisica precaria, ma dietro c’è molto di più, come testimoniano le parole nel post-partita dello stesso Allegri:
“È entrato in un momento difficile della partita e avevo bisogno di lui per portare la palla nella metà campo avversaria. Deve crescere e acquisire la consapevolezza di quello che può fare perché siamo alla Juventus”. E ancora: “Ho sbagliato cambi perché dovevo mettere magari gente più difensiva, tanto ormai la partita era in cassaforte e ho sbagliato […] Bisogna capire il momento della partita. Ogni palla diventa pesante, sia quando ce l’hai nei piedi ma soprattutto quando non hai la palla”. Ma sopratutto: “Se in quei 15 minuti non si capisce l’importanza del risultato, se non si mettono da parte le robe personali e ci mettiamo a disposizione della squadra, a costo di… anche se sono una punta di fare il terzino, poi le partite non le porti a casa”.
Max si è arrabbiato davvero tanto soprattutto per un episodio: Federico Chiesa sulla fascia che insegue senza profitto Kalulu, a cui solo un intervento di Szczesny ha negato il raddoppio. Questo è tutto ciò che Allegri non vuole vedere dai giocatori che entrano dalla panchina, qualcuno che non da una mano alla difesa nonostante sia una punta, che si fa sorprendere e lascia scoperto uno spazio che avrebbe potuto negare ai bianconeri anche quel punticino che un briciolo di speranza per il futuro comunque porta.
Esiste un caso Federico Chiesa? Ancora no, e le occasioni per dimostrare il proprio valore ad Allegri l’ex prodigio della Fiorentina le avrà ancora, considerando anche il fatto che rappresenta attualmente uno dei pochi prospetti veramente Top che la Juve può contare a livello internazionale. Tuttavia il tempo stringe, e Allegri, si sa, quando si tratta di scegliere chi va in campo non guarda in faccia a nessuno.