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Juventus, l'avvocato Grassani: Processo a Roma per colpa di Santoriello e ora cambia tutto

L'esperto di diritto sportivo spiega le ragioni del cambio di territorialità dell'inchiesta Prisma e rivela gli errori della Procura di Torino

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Da destra è stata vista come una vittoria della Juventus, da sinistra come una doppia beffa per il club bianconero visto che finora era stata giudicata (e penalizzata) da una commissione non competente: continua a far discutere la sentenza della Corte di Cassazione sulla competenza territoriale del processo per l’inchiesta Prisma, nei confronti della Juventus e di 12 indagati tra i quali anche l’ex presidente Andrea Agnelli, il vice Pavel Nedved e i dirigenti Fabio Paratici e Maurizio Arrivabene.

La Cassazione ha spostato il processo Prisma a Roma

I giudici della Quinta sezione della Cassazione ha accolto il ricorso della Juve e ha ordinato l’immediata trasmissione degli atti relativi al procedimento presso il Tribunale di Roma, dichiarando l’incompetenza territoriale della Procura di Torino. A quasi un anno di distanza, dal 24 ottobre 2022, dell’inchiesta che ha colpito il club bianconero resta poco e niente.

L’avvocato Grassani prevede una partita diversa a Roma

A commentare la vicenda al Corriere dello sport è l’avvocato Mattia Grassani, esperto in diritto sportivo: “Sarà una partita diversa, molto diversa, quella che si giocherà davanti alla Procura della Repubblica e al Gup di Roma. Il colpo di grazia, quanto all’immagine pubblica dei magistrati inquirenti, l’ha data, inequivocabilmente, l’entrata a gamba tesa compiuta sul club torinese dal dottor Ciro Santoriello.

Un vero e proprio colpo basso che, in qualche modo, non è stato mitigato nemmeno dal passo indietro che il pm ha fatto in occasione dell’udienza preliminare che ha determinato la rimessione del fascicolo alla Cassazione per la decisione sulla competenza. Mantenere il giudizio a Torino avrebbe significato incoraggiare una ridda di sospetti, congetture, dietrologie idonee ad alimentare solo culture deviate e devianti oltre a non fare bene, in primis, alla Juventus, poi al processo ed alla credibilità giustizia più in generale”

Grassani elenca gli errori della procura di Torino

Grassani spiega: “A nessun giudice, di ogni ordine e grado, è, infatti, consentito innamorarsi, mai e dico mai, del processo che gli è stato assegnato, pena la distorsione del ruolo di imparzialità, obiettività ed indifferenza che lo stesso deve sempre ricoprire rispetto alle sorti del giudizio in trattazione. Il dubbio, se non i pubblici ministeri, se lo è posto, però, il Gup del Tribunale di Torino che il 10 maggio scorso ha trasmesso gli atti alla Suprema Corte, dubbio che è diventato certezza.

La sensazione che a Torino, se non di innamoramento, si possa essere stati in presenza di ostinazione nel voler proseguire sulla linea tracciata, pervicacemente e perdendo di vista istituti processuali fondamentali ai fini del corretto svolgimento della causa, era più che fondata”.

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