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Juventus, Pavel Nedved solleva il polverone: frecciate a tutti

Il vicepresidente bianconero ha parlato al Salone del Libro di Torino e ne ha avute per tutti, dalle avversarie della Serie A all'UEFA.

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Il vicepresidente della Juventus Pavel Nedved era presente al Salone del Libro di Torino in occasione della presentazione del libro ‘La casa della Juve’ e ha parlato del suo rapporto strettissimo col club bianconero, che dura dal 2001 e che lo ha visto prima per otto stagioni trascinatore straordinario in campo, non a caso soprannominato “Furia Ceca”, tanto da arrivare alla conquista del Pallone d’Oro nel 2003, e poi dirigente.

“Sono alla Juve da venti anni, sono uno straniero che è stato preso come uno di casa – ha detto Nedved -. Devo ringraziare il popolo bianconero e la famiglia bianconera che mi ha dato la possibilità di lavorare qui. Provo tanta responsabilità, devo restituire quanto mi è stato dato. Il passaggio dal campo alla tribuna? I ragazzi di adesso vanno veloce, io non sarei capace di farlo. Appena lasci ti senti ancora un calciatore e qualche calcio continui a darlo. Se sono scaramantico? Si prova sempre ad aiutare la squadra. Allo stadio non vado in ascensore, prendo le scale. Sono piccole cose che ti fanno arrivare alla partita con sensazioni positive”.

Nedved ha quindi parlato del momento che sta attraversando la Juve, decisamente in ripresa dopo un inizio disastroso: “Stiamo attraversano un periodo di assestamento che ci sta, visto che abbiamo cambiato allenatore. Serviva un po’ di tempo, ma ora non possiamo più fermarci perché gli altri corrono. Nel corso degli anni abbiamo vinto tanto con una squadra esperta, adesso è giusto ricostruire qualcosa di importante. Stiamo investendo sui giovani e sul futuro della Juve, ma siamo concentrati anche sul presente“.

Poi la bordata, rivolta principalmente alle avversarie della Serie A: “Abbiamo vinto lo scudetto e portato a casa due coppe. Ci sono squadre che in dieci anni non hanno vinto niente, ma noi conviviamo con questa pressione di dover sempre portare a casa trofei. E’ una cosa alla quale siamo abituati, chi viene qui non deve avere paura, ma essere forte”.

Il vicepresidente bianconero si è poi soffermato anche sul fair play finanziario e non manca di criticare anche la federcalcio europea: “Non funziona e spero che anche la UEFA se ne sia accorta. Bisogna spendere ciò che si ricava, l’idea giusta è quella dell’autofinanziamento. La linea dovrebbe essere quella del non spendere di più“. Il Pallone d’Oro da lui vinto fa bella mostra di sé nel museo della Juventus: “E’ lì perché non è mio, ma nostro. Senza i miei compagni non l’avrei vinto. Tutti devono poterlo vedere e pensare di poterlo vincere con questa società”.

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