Sul campo, le cose vanno a gonfie vele. Il Seregno, classifiche dei tre gironi di Serie C alla mano, è la migliore tra le neopromosse dalla Serie D quando la fine del girone d’andata è ormai prossima.
Il 7° posto nel girone A, in piena zona playoff, vale un margine di sicurezza su quella playout e fai dei brianzoli la più brillante delle matricole insieme ad una nobile decaduta come il Siena, che occupa la stessa posizione nel girone B.
Fuori dal rettangolo di gioco, però, lo scenario è molto diverso, come portato alla luce dall’inchiesta che la Procura di Monza ha appena avviato attraverso un fitto programma di interrogatori.
Seregno, il “metodo Corda” e l’inchiesta della Procura di Monza
L’inchiesta affidata al Procuratore capo Claudio Gittardi ipotizza i reati di minaccia e violenza privata dopo la denuncia che il presidente del Seregno Davide Erba ha presentato nei confronti dell’ex direttore generale Ninni Corda, accusato dal numero uno del club di essere il mandante di intimidazioni e atti di violenza nei confronti di alcuni calciatori, con la presunta “collaborazione” proprio di due componenti della rosa, i giocatori, Christian Anelli e Federico Gentile, già allontanati dalla proprietà.
Le zone d’ombra sono ancora troppo ampie per poterne capire di più, quel che è certo è che anche se i punti sul campo arrivavano, le partite del Seregno in questo primo scorcio di stagione sono sempre state piuttosto “movimentate”, sia sulle tribune, tra espressioni colorite della dirigenza in tribuna nei confronti della classe arbitrale, degli stessi giocatori del club brianzolo e degli avversari, sia sul campo, con una pioggia di squalifiche determinate da un gioco a volte oltre le righe.
Ben 36 i turni di squalifica già comminati nelle prime 19 partite della stagione tra campionato e Coppa Italia a giocatori e componenti dello staff tecnico, frutto di 10 espulsioni e 60 cartellini gialli.
Seregno, la denuncia di Fumagalli: “Ho visto scene da Gomorra”
Un clima “da Gomorra”, che si respirava anche durante gli allenamenti settimanali, paragonati a vere e proprie “guerre”. I virgolettati riprendono le parole del portiere Ermanno Fumagalli, uno degli “accusatori” del presunto “metodo Corda”, denunciato dal presidente Erba, che peraltro deve ancora finire di scontare un’inibizione fino al 15 febbraio per ingiurie alla classe arbitrale al termine della gara contro la Virtus Monza del 20 ottobre scorso.
Fumagalli ha raccontato il proprio incubo in un’intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’: “Gioco a calcio da 20 anni e sono stato in tante piazze calde, ma non mi era mai capitato di vivere una situazione simile. Quello che si è vissuto fino a un mese fa non era calcio. Era una caserma, era Gomorra. La domenica bisognerebbe scendere in campo per fare il proprio lavoro e divertirsi, invece ci toccava sperare di vincere per non incorrere in guai. Ci sono state minacce e percosse, ma quando una sera sono venuti a minacciarmi dicendomi ‘Non rivedrai più la tua famiglia, saluta tuo figlio’ non c’ho più visto”.
Caos Seregno, il precedente dello scorso anno in Serie D
Fumagalli assolve il presidente Erba: “Neppure il mister riusciva a lavorare al meglio, adesso siamo più liberi dopo l’intervento del nostro presidente che ci ha liberati. Erba è un uomo di calcio dal cuore grande, non merita di essere attaccato”.
Se ne saprà di più dopo che il lavoro della Procura di Monza sarà giunto al termine, anche se già nello scorso campionato di Serie D, quando Ninni Corda non faceva parte della società, non mancarono episodi controversi, come l’irruzione negli spogliatoi della Virtus Ceserano al termine della partita del 24 febbraio 2021, con pugni e sputi contro tesserati del club bergamasco.