Diego Armando Maradona ha sopportato sofferenze abnormi, nei suoi ultimi giorni. E non potrà che replicare attraverso quella verità che verrà restituita alla famiglia, ai suoi figli e alle ex compagne, da Claudia Villafane a Rocio Oliva, attraverso quanto riuscirà a ricostruire l’autorità giudiziaria. Le attività della procura sono state continue e incessanti, nulla è stato trascurato delle ultime settimane di vita del Pibe de Oro, per comprendere che cosa fosse davvero accaduto nelle settimane antecedenti alla sua morte e quali protagonisti effettivi abbiano deciso la sorte di Diego.
Maradona, la svolta nelle indagini
Un campione assoluto, malinconico e struggente che ha speso gli ultimi giorni della sua vita in una stanza con un bagno chimico per le sue esigenze e dove, a quanto sembra, non fossero presenti apparecchi adatti a monitorare un paziente appena dimesso, dopo un delicato intervento al cervello. La svolta è arrivata ed è impietosa, se poi sarà confermata: il neurochirurgo Leopoldo Luque, medico di Maradona, potrebbe aver falsificato la firma del Diez per avere accesso alla storia clinica del campione mentre era ricoverato all’interno della Clinica Olivos, un fascicolo che solo il diretto interessato poteva richiedere.
“La conclusione degli esperti calligrafici dice che le firme non sono state fatte da Maradona, ma sono state falsificate”, hanno riferito all’agenzia Efe fonti interne all’inchiesta sulla morte del campione argentino. E ciò è stato confermato anche da fonti giudiziarie a La Nacion, autorevole quotidiano argentino. L’inchiesta è stata avviata per capire se c’è stata una qualche negligenza nelle cure mediche nei confronti di Diego, scomparso il 25 novembre scorso a soli 60 anni.
La questione della firma
Durante le perquisizioni a casa di Luque, effettuate lo scorso novembre, sono stati ritrovati, sequestrati e poi sottoposti a perizia tre documenti. Due contengono lo stesso testo, dattiloscritto, in cui Maradona chiede formalmente alla Clinica Olivos di fornire a Luque, il suo “medico personale”, una copia della sua cartella clinica. “In un documento è presente una sola firma, quella che si suppone sia stata scelta per essere usata come modello, mentre nell’altro, che contiene lo stesso contenuto, presenta 10 o 12 ‘prove’ di emulazione della firma”, spiegano le fonti. Nel terzo foglio c’è invece una firma originale di Maradona, probabilmente scannerizzata da qualche documento originale, accompagnata anch’essa da alcune prove.
Il dolore del fratello di Diego, Hugo Maradona
Una svolta che colpisce al cuore le persone care a Diego, dai figli al fratello Hugo, intervenuto a Live – Non è la d’Urso per esternare le proprie emozioni e i suoi dubbi.
“Io non sto in Argentina, mi fa male sentire questa cosa, perché come lo voglio io lo vogliono anche quelli che lo hanno conosciuto. Mi fa male sentire tante cose che si dicono, io voglio solo la verità e la giustizia. Sono cose che..Si deve vedere quello che è successo con mio fratello, quello che hanno fatto i dottori, l’autopsia che ha rivelato, non si capisce. Non sto là, non è chiara l’autopsia di mio fratello, questo è il dubbio che mi è venuto. Ora stavo vedendo il rapporto che avete fatto voi, aveva le ginocchia a pezzi non poteva camminare, non per una malattia o un’altra cosa”, ha detto Hugo.
I medici nell’inchiesta della procura sulla morte di Maradona
Nel mirino degli investigatori anche la psichiatra di Maradona, Agustina Cosachov, il cui studio è stato sottoposto a perquisizione per recuperare documenti ed eventuali prove utili alle indagini.
Bisognerà ora attendere le decisioni da parte della Procura di San Isidro nei confronti del neurochirurgo che ha seguito Maradona nei suoi ultimi anni e la psichiatra che lo avrebbe coadiuvato. E che lo avrebbero dovuto seguire anche durante la permanenza nella casa in affitto nel quartiere chiuso di San Andrés, a Tigre. E dove è spirato, in condizioni dimesse e molto controverse nonostante il suo patrimonio, quella ricchezza che verrà davvero quantificata con la definizione dell’eredità di Maradona. Quella dimora vista da Claudia Villafane, la quale nello sconforto aveva confidato a Oscar Ruggeri, amico di Diego: “Cabezón, se vedi dove è morto Diego muori anche tu”.
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